Perché gli eterosessuali hanno paura dell’omosessualità
Riflessioni di Zack Hove pubblicate su Slate.fr (Francia) il 6 Febbraio 2014, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Essere omofobi nel 2014 significa sempre più rischiare il disprezzo. La nostra società che va va verso un’apertura di spirito ci incita a condannare i sentimenti omofobi in modo particolare negli uomini perché pensiamo che siamo inerenti all’individuo, che dunque ne è interamente responsabile.
Un uomo che proferisce degli insulti contro i gay è un reazionario, protegge il suo status sociale o forse è segretamente gay e in tal caso farebbe bene a crescere e fare coming out una volta per tutte.
Tuttavia la persistenza dell’omofobia, nonostante gli inconvenienti della cosa solleva dubbi sulla sua natura, le teorie evocate spiegano davvero perché l’omosessualità suscita una tale paura che può addirittura sfociare in azioni violente?
Si spiega l’omofobia di solito come un buon riparo contro l’insicurezza maschile e con il fatto che certi uomini non riescono proprio a fare coming out.
Per rispondere a queste domande bisogna smettere di considerare l’omofobia come una scelta personale e capire che è il risultato inevitabile e deliberato della cultura nella quale crescono gli uomini americani.
E’ chiaro che in America si insegna ai bambini ad avere paura dell’omosessualità. Ma non solo per i motivi che ci vengono in mente, non solo quindi per motivi religiosi, per l’insicurezza della propria sessualità o per un’avversione viscerale nei confronti dei peni altrui.
La verità è che è la fragilità dell’essere eterosessuale a far loro paura. Il potere dell’eterosessualità risiede nella percezione, non tanto nella verità fisica, fin tanto che la gente pensa che voi siete attratti dall’altro sesso, va tutto bene.
Ma la percezione è una cosa precaria, la politica della tolleranza zero insegna agli uomini che basta un piccolo margine, basta un bacino o un’amicizia troppo intima a cambiare il modo in cui sono visti gli altri. E una volta che l’opinione si è creata, è quasi impossibile cambiarla.
Gli uomini non hanno il diritto di avere una sessualità complessa. In altri termini la regola della tolleranza zero significa che al primo gesto fuori posto, ad esempio se quando si è un po brilli e si bacia un’altro uomo viene immediatamente catalogato come gay, le donne invece godono d’una certa libertà d’azione per giocare con la loro sessualità (principalmente perché molta gente fa fatica a credere che le lesbiche esistano davvero).
Invece si pensa che la sessualità maschile sia unidirezionale: una volta che un uomo si rende conto che è omosessuale diventa “il gay” ufficiale.
Non si sente mai parlare di omosessuali che un giorno scoprono di essere interessati anche alle donne e crediamo poco a quelli che si autodefiniscono bisessuali. L’opinione generale, a volte sbagliata, è che il bisessuale sia un gay che non si dichiara o non si accetta.
La conseguenza di tutto ciò è che gli uomini non hanno diritto ad avere una sessualità complessa, una volta caduta la presunzione di eterosessualità, una persona viene catalogata come gay.
Questa versione delle cose dà poche libertà agli uomini di esplorare relazioni con il proprio sesso, nemmeno fugaci senza un impegno permanente.
Avevo un amico etero al liceo che durante il primo anno d’università è uscito con dei ragazzi per sei mesi, poi si è messo con una ragazza con la quale ha avuto una relazione monogama e stabile durata anni, al momento della sua laurea sentivo ancora molte persone esprimere dubbi sul loro legame.
Si può dunque legittimamente avere paura della politica di tolleranza zero verso l’omosessualità, non solo perché vi appiccica addosso un’etichetta, ma basta qualche esperienza omosessuale a cancellare tutta una vita eterosessuale.
Quel ragazzo aveva avuto avventure gay solo per sei mesi, prima e dopo era sempre uscito con ragazze, ma quei sei mesi agli occhi della gente contavano di più di tutte le relazioni eterosessuali vissute prima e dopo.
Un tale annichilimento spaventa anche se l’omosessualità in sé non ha niente di reprensibile. Anche se la religione o la rivista Esquire non insegnasseo agli uomini ad avere paura del corpo maschile, questi avrebbero paura che la minima carezza gay possa cancellare tutto il resto della loro sessualità. Davanti a una posta in gioco simile non mi stupisce che gli uomini si facciano carico di sorvegliare questa frontiera per paura che qualcun altro lo faccia al posto loro e a spese loro.
Non ce l’ho con voi
Vale la pena di notare che gli uomini mostrano una brillante creatività nell’affrontare le loro paure. I liceali si accusano reciprocamente di essere gay in attività e desideri adottando precisamente l’attitudine tolleranza zero che è quella con cui loro stessi devono fare i conti.
Uno dei giochi popolari tra i ragazzi del liceo era “trova il gay” e consisteva nel toccare il pacco del vicino con il dorso della mano. Alle medie si giocava invece al primo che si ammoscia: ognuno fa risalire la mano sulla coscia del vicino, il primo che non resiste più ha perso, in realtà ha vinto.
Questi giochi non trovano origine solo nella repulsione verso l’omosessualità, ma rappresentano ciò che la società impone agli uomini nei confronti dell’omosessualità: un solo passo falso e siete segnati a vita.
L’omofobia dunque è una paura che non si può rimproverare a questi uomini di provare. I comportamenti scatenati dall’omofobia sono una reazione sensata a un sistema malato, più che una malattia in se stessi.
E’ per questo che non ce l’ho con i tipi che al liceo mi davano della checca, né con il barista che fa commenti offensivi sul mio moroso. In realtà hanno molta più paura loro di me di quanta io ne abbia di loro.
Testo originale: Homophobie: pourquoi les hétéros ont raison d’avoir peur de l’homosexualité