A Savona una coppia gay ha cominciato uno sciopero della fame perché l’amore abbia diritti
Il 4 gennaio 2010 due giovani uomini di Savona hanno incominciato uno sciopero della fame per reclamare prima di tutto una attenzione a cui sono certi di avere diritto.
Francesco Zanardi e Manuel Incorvaia sono uniti da un amore che lega le loro vite e, come moltissime altre coppie gay e lesbiche, vorrebbero che si garantiscano loro i diritti riconosciuti alle coppie eterosessuali che possono accedere all’istituto giuridico del matrimonio.
Questa mancanza di attenzione è gravissima ed evidenzia un forte grado di inciviltà. Ci auguriamo che molte altre coppie seguano il nostro esempio e finalmente vengano riconosciuti i nostri diritti, il nostro diritto alla felicità, il nostro diritto a vivere l’amore con forza e responsabilità».
Mentre cresce il numero dei Paesi civili che garantiscono anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso la possibilità di stabilire un contratto matrimoniale o un vincolo ad esso equivalente, mentre le notizie che giungono dal Portogallo, dal Nepal e dal distretto di Città del Messico (solo per fare alcuni esempi) trasmettono la speranza che finalmente l’orientamento omosessuale sia riconosciuto come una normale condizione personale e come una forma di vita degna di totale rispetto, dall’Italia giunge solo uno sconvolgente silenzio.
L’attuale maggioranza di governo non mostra nessun interesse concreto ad aprire il discorso sulla regolamentazione di tutte le coppie stabili non sposate, meno che mai sul matrimonio omosessuale. Ma anche molti esponenti dell’opposizione sembrano fin troppo pavidi e desiderosi di appiattirsi di fronte ai dettami della gerarchia cattolica (mentre probabilmente uomini e donne del cattolicesimo di base si chiedono che senso abbia mantenere ancora questa discriminazione).
Alcuni giorni fa Manuel ha dovuto interrompere il suo digiuno perché il suo stato fisico iniziava ad esserne compromesso, mentre Francesco resiste nella sua protesta. Eppure molti giornali e telegiornali non sembrano interessati a raccontare la loro storia e fare risuonare la loro richiesta.
Come gruppo Varco, espressione milanese della Rete Evangelica Fede e Omosessualità, vogliamo prima di tutto manifestare la nostra vicinanza a Manuel e Francesco. Ci facciamo anche portavoce dell’affetto e della solidarietà di molti membri della chiesa evangelica Valdese di Milano.
Siamo cittadini e cittadine italiane, con onestà e coerenza cerchiamo di dare il nostro contributo per edificare una città e una società migliori: è per questo che esprimiamo ad alta voce la nostra richiesta che finalmente anche l’Italia faccia un passo avanti nella civiltà.
Siamo cristiani e cristiane, e la nostra fede ci spinge a denunciare ogni forma di discriminazione, anche quando chi discrimina ed esclude si giustifica dicendo di voler tutelare l’ordine naturale, uno schema più mitico che reale, fondato su presupposti razionali imposti con violenza anche a chi non li condivide.