Perché l’ISIS lapida gli omosessuali?
Articolo di Julien Massilon pubblicato sul sitoYagg (Francia) il 23 dicembre 2014, libera traduzione di Marco Galvagno
Vengono lapidati, buttati giù da i tetti dei palazzi. Per Yagg il ricercatore e specialista dell’islam politico Olivier Roy decifra perché lo stato islamico renda mediatico l’omicidio degli omosessuali. Nel corso delle ultime settimane tre persone del Daesh, ovvero lo stato islamico dell’ISIS, indicate come omosessuali sono state assassinate in Siria, due di loro sono state lapidate, la terza è stata buttata giù dal tetto di un palazzo. Esecuzioni filmate e foto diffuse dai jihadisti che alimentano un clima di terrore. Il ricercatore al CNRS Olivier Roy è uno specialista conosciuto dell’islam politico, recentemente ha pubblicato un libro di interviste intitolato “ En quête de l’orient perdu”. Yagg lo ha intervistato per capire meglio la posta in gioco e le istanze delle azioni omofobe commesse dagli islamisti.
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Vi è una giustificazione religiosa nell’assassinio delle persone omosessuali?
I jihadisti si situano all’interno di un immaginario religioso classico. Il califfato che hanno creato pretende di essere basato sulla fede. I loro territori, dove viene applicata la sharia, hanno dei limiti che variano in funzione delle loro conquiste e ignora i confini degli stati e il concetto di stato- nazione.
Nel Corano il principio di base è una condanna dell’omosessualità percepita come un abominio, ma le interpretazioni sul fatto d’infliggere la pena di morte agli omosessuali variano. Si trovano del resto nel Corano prescrizioni in cui si dice che bisogna abbattere un muro sulle persone che hanno rapporti con quelli dello stesso sesso, da qui il fatto di buttarli giù dagli edifici. I gruppi jihadisti hanno scelto l’interpretazione più dura.
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Perché lo Stato Islamico dell’Isis diffonde sui mass media i video delle esecuzioni delle persone ritenute omosessuali?
Uno degli obiettivi è quello di suscitare il terrore con le loro messe in scena, più sono spettacolari meglio è. Cercano di creare panico nei loro avversari come facevano un tempo i mongoli. Il messaggio è sottomettevi o sarete sgozzati e subirete la stessa sorte.
Ma se guardiamo le immagini ci possiamo rendere conto che c’è anche un lato “mafioso”, si cerca di unire i combattenti attraverso un legame di sangue.
Si fa tutto il possibile per coinvolgere il maggior numero di persone nei loro crimini. Percepiscono se stessi come dei “ puri” e coloro che non li seguono vengono definiti tiepidi. Prendersela con i gay, però non è per loro una priorità, sono soprattutto gli sciti e gli yezdi ad essere nel mirino, ma le azioni omofobe rientrano nelle loro fantasie di purificazione che si esprimono attraverso la jihad, gli attentati suicidi e l’omicidio dei peccatori.
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La situazione delle persone omosessuali non era idilliaca nella regione nemmeno prima, non c’è in questo caso una similitudine tra l’Isis e gli stati confinanti nel perseguitare queste persone?
In effetti c’è un punto in comune tra gli stati (confinanti) e l’Isis nella costruzione giuridica dell’omosessualità. Per i jihadisti è un’invenzione occidentale sionista, un tempo era più o meno approvata culturalmente, ma era importante per l’uomo essere attivo nel rapporto sessuale e soprattutto non effeminato.
Il tema dell’omosessualità importata dall’estero è iniziata in Egitto negli anni novanta, quando l’omosessualità è stata penalizzata e pensata in termini giuridici avvicinandosi alla concezione europea. C’era come un effetto specchio in rapporto all’Occidente.
Da una decina di anni vengono messe in evidenza le persone omosessuali, cosa che non accadeva prima. Ma la penalizzazione non è andata di pari passo con la società, qualche anno fa in Marocco è scoppiata una polemica dopo la diffusione di un video in cui si vedeva un uomo vestito da donna, si trattava in effetti di una tradizione locale per scacciare la sfortuna.
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Le persecuzioni delle persone omosessuali spingeranno la comunità internazionale a intervenire militarmente?
Nessuno vuole mandare truppe di terra, se no lo avrebbe già fatto. Il diritto d’ingerenza e l’intervento umanitario possono provocare complicazioni e per il momento si tratta di sostenere gli attori locali in campo.
I crimini omofobi si aggiungono al libro nero dell’Isis, ma non ci sarà un intervento umanitario a difesa delle persone omosessuali, così come non c’è stato per gli yezidis. In ogni modo non si cambia la società grazie ai militari, non a caso in Afghanistan le donne portano ancora lo chador.
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Testo originale: Pourquoi les jihadistes de Daesh s’en prennent aux homos: l’analyse d’Olivier Roy, spécialiste de l’islam