Perché una coppia gay stabile stupisce anche tanti omosessuali?
Lettera inviata a Natalia Aspesi*, Il Venerdì di Repubblica, 20 novembre 2009, p.137
Mesi fa (il 9 gennaio 2009) è stata pubblicata una mia lettera in cui parlavo di quello che da più di un anno è il mio compagno, conosciuto su un sito di incontri: proprio il giorno in cui avevo deciso di cancellare il mio account, deluso dalla superficialità del mondo virtuale.
Settimane dopo un lettore gay sosteneva che la mia lettera era inventata, una favola a cui non crederebbe nessuno.
Io e il mio compagno ci siamo chiesti come mai per molti gay sia così difficile credere che due uomini possano incontrarsi in modo sereno e romantico (persino su un sito!) e costruire un futuro felice insieme.
Credo che anche questo sia un caso di «omofobia interiorizzata»; le discriminazioni subite portano molti a ghettizzarsi da soli, assecondando il cliché del gay incapace di monogamia.
Aggiungo con amarezza che i miei genitori, artisti e intellettuali, da anni si rifiutano di frequentarmi a causa del mio orientamento sessuale. E dire che sono un bravo ragazzo!
A casa del mio compagno invece, l’argomento è tabù, meglio un omertoso silenzio. Mi duole ricordare che i miei «suoceri» sono da sempre attivisti di sinistra, impegnati nelle politiche sociali, con cariche importanti.
Ci si lamenta, e a ragione, dell’attuale scellerato governo e intanto molti esponenti della cosiddetta opposizione sono i primi a perpetrare l’omofobia nelle proprie famiglie.
La risposta…
IL 10 Novembre è andata all’asta da Christie’s a New York la collezione d’arte contemporanea del compositore John Cage e del coreografo Merce Cunningham. Erano stati insieme più di 50 anni, divisi solo dalla morte, coppia gay delle più celebri e salde.
Tutti conosciamo coppie di uomini e devo dire, spero senza scandalizzare, che spesso mi appaiono meglio assortite, più equilibrate, generose e stabili di quelle etero.
Per il resto c’è uno dei grandi nomi della politica italiana, ormai molto anziano, che ha un figlio che vive da anni con un compagno: con loro il vecchio intrattiene buoni rapporti, anche se poi tuona in parlamento contro il riconoscimento dei diritti civili dei gay.
Il vostro caso è all’inverso e ancora più ipocrita: i genitori del suo compagno in pubblico, per ragioni politiche, sostengono diritti che in privato non applicano.
Su questo non so che dire, perché non so cosa significhi per i genitori avere figli che secondo loro potrebbero avere una vita più difficile di altri.
So che ci sono associazioni di genitori di figli gay, come Agedo, molto attive. Nel caso suo personale, è vero che lei può séntire la mancanza della comprensione dei suoi genitori, ma pensi alla loro amarezza di privarsi per ragioni meschine e ormai arcaiche, dell’affetto di un buon figlio.
Natalia Aspesi
* La giornalista Natalia Aspesi conduce da anni, su Il Venerdì di Repubblica, la rubrica ‘Questioni di cuore”.