Polistorie: Wonder Woman, non solo un fumetto
Riflessioni di Alessandro dal blog polifamiglie.casa
William Moulton Marston, (psicologo, inventore e ideatore di Wonder Woman), Elizabeth Holloway (sua moglie legale, avvocata e psicologa) e Olive Byrne (psicologa) condivisero casa, figli, ideali e intimità, formando una vera e propria polifamiglia stabile e duratura, che sfidava le norme sociali e giuridiche.
Dal punto di vista anagrafico e pubblico, tutto doveva restare discreto: William ebbe quattro figli: due da Elizabeth e due da Olive. Tutti i figli furono registrati legalmente a nome di William ed Elizabeth, per proteggere la famiglia da scandali e ripercussioni sociali. In pubblico, Olive Byrne veniva presentata come “la vedova del fratello di Elizabeth”.
Elizabeth lavorava a tempo pieno per mantenere economicamente la famiglia, come editor e consulente per la Metropolitan Life Insurance.
Olive, dopo aver lavorato come assistente universitaria, si dedicò alla cura dei figli e alla gestione della vita familiare; si ritiene che abbia anche collaborato alla stesura di testi accademici e narrativi sotto pseudonimo o in forma non riconosciuta.
Dopo la morte di Marston nel 1947, Elizabeth e Olive continuarono a vivere insieme per 43 anni, fino alla morte di Olive nel 1990. Un’unione che sopravvisse a ogni etichetta e che oggi potremmo chiamare per nome: una famiglia poliamorosa.
Ma cosa c’entra tutto questo con Wonder Woman?
William Marston non era un disegnatore, ma uno psicologo e teorico delle emozioni, noto per aver inventato un precursore del poligrafo (la “macchina della verità”). Credeva nel potere dell’amore, della verità e della leadership femminile.
Nel 1940 fu invitato dalla DC Comics (allora All-American Publications) come consulente, in un momento in cui i fumetti venivano accusati di promuovere la violenza. Marston propose allora un’eroina ispirata alle virtù della cooperazione, della compassione e della forza femminile: Wonder Woman.
Scrisse personalmente le prime storie, sotto lo pseudonimo Charles Moulton, mentre i disegni furono affidati a Harry G. Peter, illustratore professionista. Il lazo della verità, uno dei simboli iconici del personaggio, fu direttamente ispirato al suo lavoro sul poligrafo.
Wonder Woman, pubblicata a partire dal 1941, era quindi molto più di un fumetto: era un manifesto femminista in codice pop, nato da una famiglia non convenzionale e alimentato da un amore multiplo e autentico.
Per troppo tempo famiglie come quella di Marston, Holloway e Byrne sono state costrette all’invisibilità, pur vivendo amore, progettualità e cura condivisa. Oggi, famiglie come questa meritano di essere riconosciute e rispettate. Insieme possiamo dare loro visibilità, tutele e diritti. Strumenti come un riconoscimento giuridico dell’ unione civile e della co-genitorialità, protezioni patrimoniali e previdenziali sarebbero indispensabili.
Noi crediamo che ogni forma d’amore meriti sicurezza, anche la tua se vivi in una Polifamiglia.