Possiamo chiedere al parroco di benedire la nostra unione omosessuale?
Riflessioni di Gianni Geraci del gruppo Il Guado di Milano
“Possiamo chiedere al parroco di benedire la nostra unione omosessuale?”. Chiedere si può chiedere sempre, per cui non vedo perché non farlo. D’altra parte, cosa dice il proverbio? «Chiedere è lecito. Rispondere è cortesia». Vorrei però approfittare della vostra domanda per affrontarne un’altra. «Cosa può rispondere un parroco che vuole seguire le indicazioni della gerarchia a una richiesta come la vostra?».
Andando a vedere quello che dicono i documenti ufficiali i criteri di riferimento a cui deve ispirare la sua risposta sono due. Il primo si trova al 2358 del Catechismo della chiesa cattolica e ricorda che: «gli atti omosessuali non possono mai essere approvati». Il secondo si trova al punto successivo e dice che nel percorso di avvicinamento alla perfezione cristiana, un ruolo non secondario lo può avere un’amicizia disinteressata, simile, molto probabilmente e quella che dà alla vostra relazione quella forza che vi ha convinto a decidere di prendere l’impegno di stare insieme per sempre.
Alla luce di queste due premesse, se io fossi il parroco e se volessi seguire alla lettera le indicazioni della gerarchia, vi risponderei così.
«Voi sapete che il magistero della chiesa dice che “gli atti omosessuali non possono essere comunque approvati”. Se non lo sapete ve lo ricordo io, perché il mio compito è anche quello di ricordarvi quello che dice la gerarchia anche quando non è piacevole da ascoltare».
«Voi però sapete anche che Dio guarda con benevolenza le vostre vite e che vi vuole stare sempre e comunque vicino. Se non lo sapete ve lo ricordo io, perché il mio compito principale è senz’altro quello di ricordare alle persone che Dio le ama così come sono».
«Se dovessi benedire la vostra unione dovrei anche aggiungere che questa benedizione che vi impartisco a nome della chiesa, esclude i momenti di intimità sessuale che ci sono tra di voi e che, al momento, non credo che voi abbiate intenzione di non vivere più. E allora non credo che sia molto serio benedire la vostra unione, tenendo conto che quella stessa benedizione, al momento, sarebbe comunque una benedizione che vi chiede di rinunciare a qualcosa a cui non avete nessuna intenzione di rinunciare».
«Se però benedico ciascuno di voi e, insieme a voi, chiedo al Signore di accompagnarvi con la sua grazia perché, guidati da una sempre maggiore comprensione della vostra condizione e dalla vostra coscienza, possiate trovare un percorso che vi aiuti a diventare come lui vi vuole, allora vi assicuro che nessuno avrebbe niente da rimproverarmi se vi benedico».
«D’altra parte, a pensarci bene, durante la mia attività pastorale, come prete, ho benedetto un po’ di tutto: dalle case alle auto; dagli animali ai campi durante le rogazioni; dai malati alle persone che partivano per un viaggio, dai campi sportivi alle fabbriche di cioccolato. Non vedo perché non dovrei benedire due persone che si vogliono bene».