“Non sono omofobo, ma…”
Lettera di Alessandro pubblicata su VareseNews del 17 Maggio 2007
Caro direttore, oggi, 17 maggio, è la giornata che circa 40 nazioni al mondo hanno deciso di dedicare all’omofobia. Alla lotta all’omofobia. Io per primo, varesotto, gay serenamente dichiarato – come si dice in queste occasioni – giovane, attivo per i diritti della popolazione glbt (gay, lesbica, bisessuale e transgender), desideroso di dare la minor voce possibile ai pregiudizi basati sull’orientamento sessuale, mi chiedo alcune volte se iniziative come queste siano necessarie.
Tanti, tantissimi – ripeto, io anche alcune volte – si interrogano sull’utilità e l’efficacia di iniziative come il gay pride, le manifestazioni pro-pacs/dico o la giornata sull’omofobia. Ebbene, mai come in questa fase della nostra storia, nostra come società che muove i primi gattonamenti di tentato europeismo, io non fatico a trovare le risposte.
Oggi non è solo utile, è indispensabile accendere i riflettori sulla tematica dell’omofobia. Omofobia intesa sia come paura, fobia, intolleranza di larghi settori della politica e della società verso i gay, sia come intolleranza, incapacità di accettazione, fobia di molti gay verso la propria omosessualità.
Il clima in questi ultimi mesi si è inasprito. I toni del non-dialogo nella politica si sono generalmente radicalizzati, ed è normale che su tematiche spesso controverse come quelle dei diritti civili glbt gli scontri siano accesi e strumentalizzati. Tutti contro tutti: autorità ecclesiali, governo, parlamento, leader dell’opposizioni, piazze.
Il risultato, ahinoi, è un sentimento di rinnovata omofobia che si sta facendo strada trasversalmente nella società, un sentimento che sembrava ben arginato dopo il World Pride di Roma del 2000, e che invece si sta manifestando quotidianamente nelle pagine della cronaca (di ieri la notizia che il presidente di ArcigayMilano è stato aggredito al ristorante).
Parafrasando un bell’articolo apparso su La Repubblica questa domenica, intitolato “Non sono razzista, ma…”, si potrebbe dire che oggi stiamo affrontando il fenomeno del “Non sono omofobo, ma…”.
Questo fenomeno è grave e preoccupante nell’Italia di oggi. Se facciamo una zoomata al contrario nello spazio , guardiamo l’Europa nel suo insieme e riconduciamo la nostra Italietta (mi si conceda) al quadro continentale, scopriamo che il Parlamento europeo ha già approvato due risoluzioni contro l’omofobia, rimaste da noi lettera morta. Solo la Polonia è più indietro di noi su questo tema.
Se facciamo un ampio volo nella storia, invece, siamo convinti che le coppie gay siano il nuovo Barbarossa da sconfiggere? E se pensiamo al futuro? Quanto saranno persistenti gli effetti di questo sentimento di intolleranza? Quanti ragazzi e ragazze che si scoprono oggi omosessuali avranno paura nei prossimi mesi ed anni di vivere con serenità e coscienza la propria vita relazionale?
Caro Direttore, desidero chiudere questa mia lettera, che spero possa far riflettere chi magari è omofobo senza esserne consapevole, con un messaggio, una provocazione, che viene direttamente dalle pagine del sito www.omofobia.it.
“Tuo figlio, tua figlia, tuo marito, tua moglie, tuo padre, tua madre, i tuoi amici e le tue amiche potrebbero essere omosessuali. Il 5-10% della popolazione lo è e chi gli sta vicino spesso non lo sa. Il tuo comportamento, il tuo linguaggio, le tue convinzioni sono rispettose? Potresti involontariamente allontanarli per sempre!”.