Quali segni e prodigi. Sulla Pastorale in Italia con le persone LGBT
Intervento del gesuita padre Pino Piva sj* tenuto all’incontro-dibattito “Quali segni e prodigi. L’esperienza dei cristiani LGBT a Firenze” (28 novembre 2019)
La Pastorale della Chiesa Cattolica Italiana con le persone Lgbt si caratterizza, ancora, come una pastorale di frontiera. Chiariamo il concetto di “frontiera”: È un luogo dove le leggi proprie di un paese sovrano cominciano a non essere più efficaci perché a pochi passi comincia un nuovo paese, con leggi a sua volta proprie.
In questa circostanza sono due le opzioni di fondo: 1. non riferirsi ad alcuna legge, di nessun paese, e affidarsi all’arbitrio; 2. rifarsi alle leggi fondamentali dell’umanità, iscritte nella profondità della coscienza della persona e di ogni persona.
Circa la condizione dei cristiani omosessuali due territori, due mondi si confrontano:
- il mondo religioso con le sue norme ecclesiali e disciplinari;
- il mondo della condizione omosessuale, molto complesso e variegato, per lo più inesplorato dal mondo religioso; esso ha sviluppato dinamiche proprie e una propria visione della realtà.
Per la comprensione di questo mondo sarebbe auspicabile uno sviluppo della riflessione antropologica, psicologica, sociale e spirituale sull’essere umano; ma per ora esso rimane una terra di nessuno, almeno dal punto di vista ecclesiale: le indicazioni più precise dal punto di vista pastorale (oltre il Catechismo) risalgono a più di trenta anni fa; a quando, cioè, le conoscenze psicologiche e sociali circa questa condizione erano molto, molto diverse da quelle attuali. Di fatto, la Chiesa dei Pastori fa molta fatica ad abitare questa frontiera.
Il più recente magistero, in particolare quello di Papa Francesco, nel riferirsi a questa condizione umana riprende spesso il testo del Catechismo… quasi esclusivamente sottolineando la non-discriminazione (cfr. A.L. 250).
Nuove e significative indicazioni sulla pastorale con le persone omosessuali sono venute dal Documento Finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani (2018), riprese in forma non esplicita, ma sostanziale, dall’Esortazione Apostolica Christus Vivit:
“Esistono questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale. Tra queste emergono in particolare quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali.
A questo riguardo il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale. Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro «orientamento sessuale» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1 ottobre 1986, n. 16).
Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé.” (Documento Finale del Sinodo dei Vescovi sui giovani 2018, n. 150).
Questa Pastorale, di fatto, oggi si caratterizza come una “Pastorale dal basso”: generalmente essa parte dalla iniziativa di alcune persone o realtà locali, che poi cercano aiuto da parte di qualche realtà ecclesiale istituzionale (sacerdote, parrocchia, vescovo… etc.). Di fatto accade spesso che da tali realtà istituzionali queste persone ricevano poche risposte, timide e spesso imbarazzate; e comunque molto differenziate perché dipendenti dalla particolare sensibilità personale delle varie figure istituzionali.
Per questo è una Pastorale molto caratterizzata dalla iniziativa laicale, che si rivela molto effervescente e creativa. Per lo stesso motivo è una pastorale fatta da varie realtà locali molto, molto diverse tra loro nelle modalità di presenza, di visibilità, di azione e di servizio; ma nella loro diversità questi gruppi hanno imparato a mettersi in rete e coordinarsi per speciali eventi locali o nazionali, come il Forum Italiano dei cristiani Lgbt.
La storia del Forum Italiano è molto significativa. A grandi linee, anche piuttosto generiche, questa storia…
- …Inizia nel 2009 e si diffonde grazie ai gruppi laicali auto-convocati di cristiani omosessuali. Il Forum Italiano dei cristiani Lgbt è biennale.
- Ha da sempre una forte caratterizzazione ecumenica. Infatti, anche se i componenti dei gruppi sono cattolici per la stragrande maggioranza, inizialmente questi gruppi difficilmente furono accolti in strutture cattoliche (cfr. la lettera 1986 della CDF: “Homosexualitatis Problema”); hanno spesso trovato accoglienza, invece, in locali delle comunità riformate, in particolare Valdesi.
- Questi gruppi hanno cominciato a cercare sacerdoti o altri operatori pastorali che potessero accompagnarli in cammini di fede; dal 2016 gli operatori pastorali sono stati ufficialmente invitati al Forum. All’inizio ogni operatore pastorale caratterizzava il suo accompagnamento delle persone o dei gruppi a partire dalla propria sensibilità personale (essa stessa, a volte, di frontiera). Con il tempo, grazie al Forum, si è andata formando anche una certa rete degli operatori pastorali interessati, che si incontrano saltuariamente almeno ogni due anni. Contestualmente si sono intensificati i tentativi di contatto con la Chiesa ufficiale; in particolare la C.E.I.
- Sempre grazie al Forum nazionale sono emersi gruppi di genitori di figli Lgbt; gruppi in cui i genitori hanno cominciato a raccontarsi nel loro cammino con i figli. Anche questi gruppi stanno diventando una rete molto viva e creativa.
- Ma anche la realtà dei giovani cristiani Lgbt ha cominciato a muovere i primi passi grazie al Forum, diventando un Cordinamento nazionale molto attivo; fino a proporre un proprio documento alla segreteria del Sinodo sui giovani (2018), che è stato citato anche nell’Instrumentum Laboris.
Sta a guardare; intendendo questa espressione secondo le tante, tantissime sfumature possibili. In particolare, questo “guardare” sembra essere molto attivo, attento, interessato; anche se molto, molto prudente. Sembra ci siano vari contatti, confronti e incontri “informali”, riservati, privati… forse in vista di un atteggiamento (non certo un orientamento, e tanto meno un impegno esplicito) possibilmente comune nei riguardi dell’accompagnamento pastorale delle persone omosessuali e loro familiari.
* Padre Pino Piva SJ, è impegnato nella pastorale degli esercizi spirituali ignaziani.