Quando dicono tutti allegri che le persone LGBT sono destinate all’inferno
Articolo di padre Shannon Kearns* pubblicato sul suo sito personale (Stati Uniti), liberamente tradotto da Virginia Campolongo
È difficile immaginare, a volte, la profondità dell’odio nei cuori di quelle persone che si vantano di essere amorevoli.
Così ti rendi conto che, in realtà, la loro fede non si basa sull’amore verso Dio, ma sull’odio. È come la religione di Fred Phelps [famosissimo predicatore omofobo, n.d.c.], solo che loro la nascondono
con lunghe felpe con cappuccio e jeans, o la venerazione per la musica pop, o un sito graficamente ben progettato, dove, da qualche parte, non facilmente rintracciabile, nascondono il loro pensiero anti-LGBT (sempre che lo facciano).
Fino al momento in cui non si scocciano di te. Allora iniziano a comportarsi ambiguamente. Se ne escono dal nulla con versetti sulla collera di Dio. Ti dicono di pentirti. Ti chiamano eretico, bestemmiatore, e ti dicono che Satana ha il controllo su di te.
Dopodiché si fanno ancor più sinistri: dicono che sperano che Dio ti faccia morire presto, cosicché tu vada all’Inferno. Poi ti dicono che sei in bilico su un filo sopra l’Inferno, e che è solo l’amore caritatevole di Dio ad impedirgli di farti cascare giù, cosa che farà se non deciderai di mettere la testa a posto. Ti dicono che Dio odia il peccato, quindi non può neanche guardarti in faccia. Ti dicono che Gesù è morto per i tuoi peccati, ma che evidentemente non tu ci credi, perché se lo facessi non saresti omosessuale, perciò, dato che non ci credi, Dio ti manderà all’Inferno. Ti recitano il versetto “Niente ci separerà dall’amore di Dio” [Romani 8] e dicono che è un versetto destinato solo ai cristiani, e che tu non lo sei.
Si accaniranno sempre più contro di te, e troveranno nuovi modi creativi per dirti che sei dannato per l’eternità. Il che va bene: se è questo è ciò che la loro teologia insegna, allora ha senso. Cos’è invece che non ha senso? L’allegria con cui ti dicono tutte queste cose.
Lo capisci tra le righe che sono contenti del fatto che Dio ti mandi all’Inferno. Sono elettrizzati dal fatto che siano loro a dirtelo. La cosa non li addolora per nulla. Non ti stanno rivelando una spiacevole verità: al contrario, gongolano perché tu sei fottuto per sempre, e loro no.
E non c’è da sorprendersi che queste persone, che la pensano così, votino nel modo in cui votano: per cacciare i migranti e non far avere l’assistenza sanitaria a chi ne ha bisogno, per impedire a gay e lesbiche di sposarsi e perché le donne non possano decidere per il loro corpo. Votano per togliere gli aiuti a chi ne ha più bisogno.
Perché, morale della favola, per loro tutto ciò non riguarda l’amore, ma chi sta dentro e chi sta fuori. E loro stanno dentro, e tu fuori. Inoltre, questa convinzione non solo conferisce loro un senso di sicurezza, ma anche di superiorità. Gli piace che tu stia fuori e non dentro. Gli fa piacere che loro siano al sicuro, e che non debbano impegnarsi per stare lì.
Salvo il fatto che, se sei cresciuto in quel mondo, quella sicurezza è estremamente fragile. Temi sempre di perderla e di venire condannato, perciò mi chiedo se parte della ragione di sputare tutto questo vetriolo non provenga dalla sensazione di essere al sicuro se gli altri vengono condannati. Si gasano di continuo accusando gli altri di essere vicinissimi all’Inferno. Sono nel giusto perché almeno loro non sono come “certe persone” (riferendosi alle prostitute e alle persone omosessuali).
È facile comprendere come questa religione tossica vada a braccetto con la misoginia, con la supremazia bianca, con la supremazia cisgender, e via dicendo. Alcuni stanno fuori,
altri dentro, e dobbiamo impegnarci al massimo per essere sicuri di essere tra quelli che stanno dentro.
Ma se il reale messaggio del Vangelo fosse che tutti stanno dentro? Tutti stiamo dentro, a prescindere da qualsiasi situazione. Allora forse dobbiamo trovare un modo perché questo venga messo in pratica? A mio parere, questo è più sensato, ma più difficile da attuare, di tutto quello che gli evangelici conservatori attualmente predicano.
Come possiamo creare un mondo in cui tutti abbiano ciò di cui hanno bisogno? In cui non ci siano emarginati? Dove la nostra autostima non derivi dal condannare all’Inferno le persone che
non sono come noi? Come possiamo creare cerimonie, esperienze di culto, un senso religioso che non dipenda dal fatto che si stia dentro o fuori? Come possiamo aumentare la passione e l’empatia? Ma soprattutto: come possiamo smettere di pensare alla scarsità, e invece concentrarsi sull’abbondanza, sapendo che è quella l’unica cosa che ci può indicare la strada per avanzare?
* Padre Shannon T.L. (Shay) Kearns è uno scrittore, conferenziere e teologo originario di Minneapolis, nel Minnesota. È cofondatore di Queer Theology, una raccolta di testi che si propone di scoprire e celebrare i doni che le persone LGBTQ offrono alla Chiesa e al mondo, e di spiegare che il cristianesimo è sempre stato queer. È fondatore della Uprising Theatre Company, una compagnia teatrale con sede a Minneapolis che “crede sul serio che le storie possano cambiare il mondo”. Shay è laureato in teologia all’Union Theological Seminary di New York ed è stato ordinato sacerdote nella Chiesa Veterocattolica. È un conferenziere di successo su tematiche quali la teologia queer, il mondo transgender e le intersezioni tra la fede e l’identità. Suoi articoli sono apparsi sul Geez Magazine, sul Lavender Magazine, su Believe Out Loud, sull’Huffington Post, su The Advocate e il Minneapolis Star Tribune. Lo potete trovare su Facebook, Twitter, Tumblr, Instagram e il suo sito web.
Testo originale: When They Gleefully Tell You You Are Going To Hell