Quando il coming out irrompe in famiglia
Testo di Michael C. LaSala* tratto da Coming Out, Coming Home: Helping Families Adjust to a Gay or Lesbian Child, Columbia University Press, 2010, liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
“Se la famiglia fosse un frutto, sarebbe un’arancia: un cerchio di spicchi, vicini ma separabili, ognuno unico e distinto” Letty Cottin Pogrebin
Per alcune ragazze, tutto potrebbe essere cominciato con una cotta per la migliore amica della sorella maggiore, oppure con una sensazione insolita mentre guardavano Xena, la principessa guerriera in televisione. Per alcuni ragazzi, tutto potrebbe essere cominciato con la fantasia di fare il bagno con un amico o con il forte desiderio di accarezzare la guancia barbuta del loro insegnante di ginnastica.
Inizialmente, questi giovani potrebbero non aver dato troppo peso a questi impulsi—spesso si è troppo giovani per comprenderne il significato. Ma, crescendo, arriva un momento in cui realizzano, con un senso di terrore, che c’è qualcosa di sbagliato in quei sentimenti—orribilmente sbagliato.
Questi impulsi sembrano allontanarli da tutto ciò che conoscono, facendoli sentire come barche alla deriva in un mare freddo, oscuro e pericoloso. Questi giovani desiderano soprattutto essere come gli altri, sentirsi accettati e apprezzati dai loro coetanei.
Ma presto capiscono che, se qualcuno scoprisse questi loro desideri, verrebbero ridicolizzati ed emarginati. Potrebbero perdere tutto: gli amici, il rispetto degli insegnanti e dei compagni di classe e, cosa più spaventosa, potrebbero perdere l’amore dei loro genitori.
Ora immagina di essere il genitore di uno di questi ragazzi o di queste ragazze. Forse hai notato che tua figlia, con il suo carattere da maschiaccio, non sembra interessarsi ai ragazzi come faceva sua sorella maggiore alla stessa età e che ha un’amicizia particolarmente intensa con la vicina di casa.
Oppure potresti accorgerti che tuo figlio, così sensibile, preferisce aiutare la mamma in casa piuttosto che giocare a pallone fuori con gli altri ragazzi. Come una brezza estiva, un pensiero ti sfiora: “Vuol dire che… potrebbe significare che…?”. Ma, prima ancora che tu possa completarlo, l’idea svanisce, leggera come quella brezza. Cerchi di ignorare l’ansia che questo pensiero ti ha lasciato e provi a dimenticarlo.
Durante l’adolescenza, un periodo davvero complicato per molte famiglie, i giovani iniziano a mettere alla prova la loro indipendenza. Spesso mettono in discussione i valori e le idee con cui sono cresciuti per costruirsi una loro identità.
Tuttavia, è un errore considerare lo sviluppo di un ragazzo o di una ragazza un momento isolato. Sociologi e terapeuti familiari hanno identificato le fasi di sviluppo familiare, in cui le relazioni reciproche si evolvono insieme alla maturazione dei figli (Carter e McGoldrick 1999; Hill e Rodgers 1964).
Nelle famiglie con adolescenti, le relazioni tra genitori e figli devono diventare più flessibili per rispondere alle crescenti esigenze di autonomia dei ragazzi e al loro bisogno di esplorare il mondo fuori dalla famiglia (Garcia-Preto 1999).
Una delle sfide più grandi per i genitori è trovare un equilibrio: lasciare ai figli la libertà di sviluppare una propria identità mantenendoli comunque al sicuro. Non è certo un compito facile.
I genitori spesso affrontano un vortice di emozioni in questa fase. Sono ansiosi al pensiero che i loro figli passino sempre più tempo lontano dalla famiglia, esposti a pericoli come droga e alcol, lontani dalla supervisione degli adulti.
Questi timori possono essere proiettati sui figli, che a loro volta reagiscono: alcuni interiorizzano l’ansia dei genitori, mentre altri la respingono con forza. Non sorprende che questo sia un periodo complesso per molte famiglie—e tutto questo ancora prima di affrontare il tema della sessualità.
Le prime avvisaglie delle pulsioni sessuali portano con sé una miscela confusa di imbarazzo, ansia e piacere. Per la maggior parte degli adolescenti, quando gli ormoni iniziano a farsi sentire, il sesso opposto, prima visto con neutralità o disprezzo, diventa una fonte di fantasia, mistero, angoscia e frustrazione.
I ragazzi iniziano a riconoscere le loro attrazioni sessuali e cercano di relazionarsi con gli altri in modi nuovi. I genitori osservano questo cambiamento con una combinazione di piacere divertito—ricordando i loro primi amori—e un senso di rimpianto nel vedere i loro “bambini” crescere troppo in fretta.
Alcuni genitori sognano il giorno in cui i loro figli si sposeranno e avranno una famiglia propria, portando avanti la linea familiare. Altri, invece, sono assaliti da timori più concreti, come il rischio di gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili.
Queste preoccupazioni li portano a diventare iperprotettivi, scatenando nei figli rabbia e frustrazione. “Ti preoccupi troppo!”, “Non mi dai mai abbastanza libertà!”, “Mi tratti come un bambino!” sono frasi che echeggiano spesso in questo periodo.
Tuttavia, per circa un ragazzo e una ragazza su dieci, queste dinamiche familiari diventano ancora più complesse. Questi giovani non vivono in un mondo che abbraccia la loro maturità sessuale nascente. Al contrario, molti di loro si sentono isolati, alienati da una società che celebra apertamente solo l’eterosessualità.
Le famiglie di oggi si trovano ad affrontare il difficile compito di gestire la sessualità dei loro figli in un mondo che approva e riconosce l’attrazione verso l’altro sesso.
Qualunque siano i problemi romantici o sessuali, gli uomini e le donne eterosessuali e le loro famiglie possono trovare orientamenti e soluzioni potenziali nell’arte, nei media, nella psicologia e in altri ambiti. Poiché vivono in una società che sostiene l’eterosessualità, i genitori e i figli possono facilmente accedere a risorse che li aiutino a comprendere, accettare e persino celebrare questi impulsi e attrazioni in crescita.
Ci sono opportunità, all’interno delle famiglie, delle scuole e delle comunità, per discutere apertamente con i giovani i rischi del sesso eterosessuale, come gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili, e come evitarli. Inoltre, i giovani eterosessuali possono guardare con fiducia al futuro, aspettandosi amore e matrimoni legalmente e socialmente riconosciuti—modi per soddisfare il loro desiderio di realizzazione sessuale senza rischi o tabù.
Tuttavia, circa un giovane su dieci non gode del privilegio di vivere in un mondo che abbracci la sua maturità sessuale nascente. Come ha ricordato Joelle, una giovane studentessa universitaria, che provò un forte senso di alienazione quando si rese conto di essere attratta da altre ragazze:
«Direi che tutto è iniziato in terza elementare. Sentivo di non essere come gli altri bambini. Per lunghi periodi, stavo semplicemente seduta in classe senza fare nulla, pensando: “Dio, mi sento così diversa”.»
Lo stesso vale per Mike, un giovane insegnante che, dopo aver capito di essere gay, ha tentato il suicidio:
«Quando avevo dodici anni, guardando la pornografia ero attratto più dai corpi maschili che femminili… era solo qualcosa che pensavo, nessuno lo sapeva tranne me. Credo di averlo compreso molto giovane, intorno ai dieci o undici anni. Mi sembrava normale dentro di me, ma ero molto, molto spaventato che qualcuno potesse scoprirlo.»
Molti dei modelli prevalenti sullo sviluppo dell’identità di lesbiche e gay descrivono il coming out come un’esperienza prevalentemente individuale, che inizia con la consapevolezza, che è fonte di ansia, di essere diversi dai propri coetanei (Cass 1979; Coleman 1982; Troiden 1989). Troiden utilizza il termine sensibilizzazione (sensitization) per descrivere questa prima fase dello sviluppo dell’identità delle persone omosessuali e, ascoltando i racconti dei sessantacinque giovani intervistati per questo studio, questo termine risuonava chiaramente.
Tuttavia, intervistando giovani gay e lesbiche e i loro genitori, ho scoperto che esiste un processo familiare collegato, ma diverso, dalle fasi di sviluppo familiare identificate da Carter, McGoldrick e altri. Per utilizzare il concetto di Troiden, la prima di queste fasi è quella che chiamo “fase di sensibilizzazione familiare”.
Come per la fase di sensibilizzazione descritta da Troiden, il periodo della sensibilizzazione familiare si verifica dal momento in cui i ragazzi e le ragazze iniziano a capire che c’è qualcosa di diverso in loro, spesso senza sapere perché, fino a tre mesi circa prima di fare coming out con i loro genitori.
Ciò che rende questa una fase familiare è l’interazione tra la consapevolezza del giovane dello stigma che vive, l’allontanamento emotivo che vive dai genitori e i sospetti di questi ultimi.
Come suggeriscono le citazioni precedenti, affrontare la paura della vergogna, dell’ostracismo e del rifiuto è un tema centrale nella vita degli adolescenti e dei giovani adulti che ho intervistato per questa ricerca.
Una volta che i genitori vengono a sapere che i loro figli sono lesbiche o gay, anche loro devono affrontare il timore del giudizio severo di chi li biasimerebbe per l’omosessualità dei loro figli. Tuttavia, vergogna e stigma non sono il cuore dell’intera storia.
I ricordi di queste famiglie rivelano la forza e il potenziale curativo dei legami familiari, che resistono al peso della colpa, dell’ansia e persino della condanna sociale.
*Michael C. LaSala è un esperto nel lavoro sociale clinico e terapeuta familiare statunitense con oltre 35 anni di esperienza. Ha insegnato alla Rutgers University, dove ha diretto programmi avanzati in lavoro sociale, e nel 2017 ha ricevuto un premio per il suo contributo alla giustizia sociale. È autore di Coming Out, Coming Home: Helping Families Adjust to a Gay or Lesbian Child (2010), un libro basato su ricerche finanziate dal National Institute of Mental Health. Il libro offre strategie pratiche per aiutare le famiglie a gestire il coming out di figli gay o lesbiche, promuovendo la comprensione e il rafforzamento delle relazioni familiari. Dal 2024 è preside della School of Social Work presso la Simmons University.
Testo originale: Coming Out, Coming Home: Helping Families Adjust to a Gay or Lesbian Child