Quando il vescovo Gumbleton invitò i gay cattolici a dichiararsi
Articolo di Tom Roberts pubblicato sul sito del settimanale cattolico National Catholic Reporter (USA) il 21 marzo 1997, tradotto da Fabio
La discussione su come i gay e le lesbiche cattoliche debbano rapportarsi con la loro chiesa è sempre molto viva. In questo articolo del 1997 riportiamo l’invito fatto ai gay cattolici dal vescovo americano Thomas Gumbleton, ausiliare della Diocesi di Detroit, che diceva “spero che nella nostra Chiesa ogni persona gay, lesbica, bisessuale e transessuale si dichiari come tale. Perché questo è il modo in cui la nostra chiesa andrà incontro a un vero cambiamento” mentre oggi “la Chiesa ignora l’esperienza delle persone omosessuali come una volta rifiutava di ascoltare gli eterosessuali in materia di sesso e matrimonio”. Parole attuali, che chiamano in causa ognuno di noi.
Pittsburgh (USA) – Il Simposio di New Ways Ministry si è aperto sulle note del canto “Veni Sancte Spiritu”. L’incontro ha raggiunto un’alta intensità emotiva il secondo giorno quando un vescovo ha esortato tutti i gay e le lesbiche cattolici, inclusi vescovi e sacerdoti, a dichiararsi e di far sapere alla Chiesa ciò che hanno da dire sulla loro esperienza sessuale.
Questi inviti hanno riflesso la tensione dei conferenzieri fra la riverenza alla tradizione e la sfida allo status quo. La tensione si è palesata nelle storie dei gay e delle lesbiche cattolici che hanno cercato consolazione in qualche sprazzo di compassione dei vescovi ma hanno sempre incontrato la valutazione definitiva del Vaticano secondo cui il loro orientamento sessuale è “intrinsecamente disordinato”. La tensione si è anche avvertita fra i genitori cattolici che vogliono accoglienza per i loro ragazzi gay e lesbiche all’interno della Chiesa.
Il Simposio del 7-9 marzo [1997] ha riunito 650 persone, circa la metà di loro suore, preti e religiosi, per quello che è stato definito un momento di dialogo nazionale tra lesbiche, gay e cattolicesimo.
L’incontro è stato il quarto nella ventennale storia di New Ways Ministry ed è stato quello col maggior numero di presenze. New Ways Ministry è un gruppo indipendente fondato nel 1977 “per promuovere comprensione e accettazione delle lesbiche e dei gay all’interno della comunità cattolica”.
Secondo gli organizzatori, il 51% dei partecipanti sono laici, metà dei quali sono coinvolti nelle attività pastorali e il 16% hanno ruoli ufficiali nelle diocesi e nelle parrocchie. Sebbene la maggior parte degli interventi fossero moderate presentazioni sui temi dello sviluppo storico dell’etica sessuale o sulle recenti scoperte scientifiche sulle cause e la natura dell’orientamento sessuale, l’atmosfera nella sala si è risvegliata quando i vescovi Matthew Clark di Rochester e Thomas Gumbleton, vescovo ausiliare di Detroit, hanno parlato sabato.
Mons. Gumbleton, spesso descritto come uno spirito libero, è stato la principale voce, talvolta solitaria tra i vescovi cattolici, su aspetti controversi della giustizia sociale. Mentre pochi altri vescovi sono intervenuti agli incontri dei gay e delle lesbiche cattolici, nessuno è stato più appassionato di Gumbleton. All’incontro di New Ways Ministry di quest’anno, il suo messaggio porta una nuova sfida, la sfida di “togliersi la maschera”, nelle parole di Francis DeBernardo, direttore di New Ways Ministry.
Persino i vescovi sensibili ai problemi degli omosessuali e ai loro diritti, incluso Gumbleton, generalmente evitano di parlare apertamente dei comportamenti sessuali fra persone dello stesso sesso, eccetto per ripetere doverosamente la visione della Chiesa che si tratta di peccato.
Ma Gumbleton è stato meno cauto del solito su questo punto, lamentando che la Chiesa ignora l’esperienza delle persone omosessuali come una volta rifiutava di ascoltare gli eterosessuali in materia di sesso e matrimonio.
Gumbleton ha citato una lettera di papa Gregorio Magno (540-604) che dice: “Dal momento che anche la legittima intimità fra gli sposi non può avvenire senza il piacere della carne, essi dovrebbero astenersi da entrare in un luogo sacro dal momento che il piacere non può essere mai senza peccato”. Gumbleton ha commentato: “Questo è l’insegnamento del Santo Padre, che ci dice che marito e moglie non dovrebbero provare piacere nell’intimità, perché questo è peccato”.
Gumbleton ha messo a confronto le parole di papa Gregorio Magno con quelle di Giovanni Paolo II, che in un’enciclica a proposito del matrimonio descrive l’intimità coniugale come un modo di comunicare l’amore.
“Giovanni Paolo II rifiuta l’asfissiante visione dell’atto sessuale che fu propria della tradizione cristiana per oltre un millenio” ha detto. Il cambiamento è arrivato perché “abbiamo finalmente ascoltato le persone sposate, e la loro esperienza era che la gioia e il piacere del sesso sono un bene dato da Dio di cui appunto bisogna gioire. E alla fine la chiesa è stata capace di ascoltare ciò che la gente andava dicendo.” “E io suggerisco che la stessa cosa debba venire quando gli omosessuali condividono con noi le loro esperienze, la loro sensazione che la loro sessualità sia un dono” ha detto.
Gumbleton ha detto di aver cambiato modo di pensare dopo che suo fratello Dan, qualche anno fa, gli disse di essere gay e dopo aver partecipato al simposio di New Ways Ministry 5 anni fa. Il suo servizio pastorale con le persone omosessuali lo ha portato alla convinzione che la cosa più importante che i vescovi e i sacerdoti possono fare è creare un’atmosfera in cui “i gay, le lesbiche, i bisessuali e i transessuali possano dire apertamente ciò che sono”.
“Io penso sia molto importante che loro avvertano calore e apertura nella Chiesa, che sia consentito loro di condividere I loro doni con la nostra Chiesa” ha detto “il dono del coraggio, che è così meraviglioso, il dono della compassione e del prendersi cura degli altri; il dono della creatività, che sembra essere così accentuato nella comunità omosessuale. E io incoraggio tutto questo perché spero che nella nostra Chiesa ogni persona gay, lesbica, bisessuale e transessuale si dichiari come tale. Perché questo è il modo in cui la nostra chiesa andrà incontro a un vero cambiamento”. Serve un grande coraggio a dichiararsi, ha detto, aggiungendo: “E questo vale a maggior ragione per I vescovi e per I preti all’interno della Chiesa”.
“Non so dire il numero di lettere che ricevo da preti che dicono di essere gay ma che sono spaventati dal dichiarasi” ha continuato Gumbleton. “Che perdita che è questa, per la nostra Chiesa. Se essi, la domenica mattina, di fronte alla comunità dicessero chi sono veramente, la nostra Chiesa potrebbe meglio apprezzare i doni che gli omosessuali possono portare alla comunità, sia nella Chiesa, sia nella società”.
Una settimana prima di partecipare al Simposio, il vescovo Matthew Clark ha presieduto una messa per gay e lesbiche cattolici a Rochester, decisione che ha generato una forte opposizione. In un emozionante racconto dell’evento, Mons. Clark ha dichiarato: “A dicembre saranno 35 anni di ordinazione per me, e ci tengo a dirvi che sebbene abbia avuto il privilegio di partecipare a magnificenti riti liturgici in tutti questi anni, non riesco a ricordarne uno che abbia toccato il mio cuore così profondamente come quello celebrato alla Cattedrale del Sacro Cuore [coi gay e le lesbiche cattolici]”.
Circa 1300 persone si sono adunate nella cattedrale, che ha 900 posti, ha detto Clark. La messa era stata chiesta da un servizio pastorale a Rochester, frutto degli sforzi dei gay cattolici e della pastorale per le famiglie, per aiutare i genitori a capire i loro figli omosessuali. I fondatori del servizio, Casey e Mary Ellen Lopata , hanno tenuto un seminario alla conferenza di New Ways Ministry. Clark ha detto che la messa, malgrado le reazioni negative, “ha alleviato sofferenze, ha dato speranza, ha prodotto un po’ di riconciliazione e, penso, un nuovo modo di vedere I problemi che ci circondano oggi.”.
In una conferenza stampa, Clark ha risposto a una domanda sul perchè non avesse tentato di bloccare qualcuno all’atto di ricevere la comunione. I cattolici conservatori gli avevano chiesto di ammonire chi fosse coinvolto in una relazione con una persona del proprio sesso di astenersi dal ricevere l’Eucaristia. Clark ha risposto che preferisce “lasciare che sia Dio a giudicare i cuori” di chi riceve la Comunione.
Se Clark e Beacon sono segnali di speranza per gli omosessuali cattolici, è anche vero che spiccano fra una piccola minoranza di vescovi. La coraggiosa sfida di Gumbleton ai leader della Chiesa è stata oggetto di non poca ironia da parte dei fondatori di New Ways Ministry, Suor Jeannine Gramick e Padre Robert Nugent. Loro stanno attendendo i risultati di un’inquisizione che si sta protraendo da tre anni sul loro servizio pastorale rivolto ai genitori di ragazzi gay.
I loro scritti e i loro seminari sono ripetutamente messi sotto i riflettori, sebbene loro stiano attenti a restare nell’ambito degli insegnamenti ufficiali della Chiesa in materia di atti sessuali fra persone dello stesso sesso (ndr che si è conclusa con la loro condanna da parte dell’allora cardinale Ratzinger).
Così, mentre Gumbleton è stato applaudito a lungo durante il suo intervento, nelle conversazioni dopo la relazione molti l’hanno inteso su un livello di ideale, più che su una strategia pratica.
Il catechismo della Chiesa cattolica stabilisce “Il numero di uomini e donne che hanno tendenze omosessuali profondamente radicate non è trascurabile. Essi non scelgono la loro condizione omosessuale”. Sebbene questo principio non metta le cause dell’omosessualità sotto il controllo degli interessati, la chiesa insiste che l’attività sessuale fra persone dello stesso sesso sia peccaminosa.
Il Catechismo stabilisce anche “le persone omosessuali sono chiamate alla castità”. Per molti gay, lesbiche e altri queste posizioni non sono conciliabili. E malgrado il sonoro appello dei vescovi al rispetto della dignità degli omosessuali, in ogni ambito della conferenza i partecipanti hanno parlato della paura di dichiararsi come tali.
Un gesuita che si è recentemente dichiarato ai genitori ha appreso che alcuni gay cattolici evitano di frequentare gruppi gay cattolici per paura dei rischi di perdere il lavoro e per le loro relazioni interpersonali. E’ qualcosa di diverso della paura che colpisce un prete di una grande diocesi del nordest. Lui lasciò il seminario in un momento di confusione ma, sentendo il vuoto nella sua vita, è ritornato quasi 20 anni più tardi. Ha rinunciato alla relazione e a un buon lavoro per ritornare.
Sebbene si sia riconciliato col suo orientamento sessuale, egli dice di essere riluttante a dichiararsi perché “non voglio essere conosciuto come il prete gay o come il prete dei gay. Non voglio questo tipo di pubblicità.” Egli ha detto alla gente – incluso il parroco, i colleghi e alcuni parrocchiani – quando credono che l’informazione potrebbe essere utile. Lui è grato agli incontri come questo simposio.
Il discorso di Gumbleton fu “una visione meravigliosa, la giusta cosa da dire a un gruppo come questo” ha detto. “Ma penso che le sue posizioni devono essere moderate Non ho paura di essere messo in croce. Solo non voglio essere un sacerdote senza reputazione”.
Se è facile per chi è dentro alla questione mostrare una certa severità verso gli insegnamenti della Chiesa, è stato facile per chi ne è fuori vederne i vari aspetti sotto diversi punti di vista. Uno dei relatori alla conferenza, il Dr. Richard Isay, professore di psichiatria clinica al Cornell Medical College, è ebreo e gay e ha scritto diversi libri sull’omosessualità.
Dopo anni di lavoro con pazienti gay e eterosessuali, ha concluso che l’omosessualità “è una variante fisiologica della sessualità umana”. Studi scientifici recenti mettono l’attenzione su basi biologiche più che su basi psicologiche, ha detto. E mette in guardia dal tentare di cambiare orientamento sessuale.
Ma quando è stato invitato a esprimersi sull’inflessibilità dell’insegnamento cattolico in materia di attività omosessuale, lui si è detto in disaccordo: “Non la vedo così” ha detto, notando che persone di altre Chiese cristiane stanno affrontando questa stessa questione.
Comunque, Isay ha dichiarato che la psichiatria ha fatto più danni negli anni in cui vedeva l’omosessualità come una malattia, di quanto ne stia facendo la chiesa insegnando che l’attività omosessuale è un peccato. “Non penso che ci siano più genitori ostili fra i cattolici rispetto a qualsiasi altro gruppo sociale” ha detto “In qualsiasi gruppo religioso, la gente che ha una coscienza amerà i figli quali che siano”.
Articolo Originale: Bishop wants, clergy, laity out of closet – anti-homophobia; Bishop Thomas Gumbleton
Per approfondire (link esterni in inglese)
Sito di New Ways Ministry (Il movimento che fa capo a Suor Gramick)