Quando lei ama lei e lo scrive sul giornale
Articolo di Daniela Altimani tratto dal Il secolo XIX, 24 agosto 2011, pag.11
Questa è una storia d’amore. Normale. E diversa dalle altre, come ogni innamorato giura che sia la sua.
Non l’avremmo conosciuta se Nadia non avesse deciso di fare una sorpresa all’amato bene comprando uno spazio pubblicitario abbastanza grande sul Secolo XIX di ieri (ndr 23 agosto 2011) per dichiarargli, in occasione dell’anniversario, il suo “amoreunicoamore”, parole prese a prestito da una canzone di Mina, contornate da frasi più personali e tanti cuoricini rossi.
Questa è una storia d’amore speciale. Non l’avremmo conosciuta se Nadia alla domanda “La sorpresa è piaciuta al fidanzato?” non avesse risposto, con semplicità, «Alla mia fidanzata sì, è piaciuta».
É stato facile scoprire che Nadia ama Emanuela e due donne di 36 e 32 anni vivono insieme a Sori, senza nascondere e senza ostentare, la loro omosessualità. «Siamo persone normali, lavoriamo, ci vogliamo bene, paghiamo le tasse, frequentiamo gli amici, etero e gay».
I parenti sanno che sono lesbiche «e lo accettano, nessun problema. Chi non lo sa…Che dire…Non attacchiamo i manifesti, nemmeno ci nascondiamo.
Non siamo militanti dei diritti dei gay anche se abbiamo partecipato al Gay Pride, più che altro per vedere. Non ci piace l’ostentazione, mostrare, esasperare i comportamenti o chiudersi nella cerchia dei gay per non sentirsi diversi.
In generale non ci piacciono gli innamorati che si scambiano effusioni eccessive per strade, che siano coppie etero o gay, quindi ci comportiamo di conseguenza».
Perchè allora quella dedica vistosa sul Secolo? «Volevo mandare a Emanuela un messaggio speciale per il nostro primo anno insieme, noi ci scriviamo sempre, tante lettere, bigliettini, li lasciamo in giro per casa, ma per l’anniversario volevo dirle che sono felice in un modo diverso, forse più pubblico, tutto qui».
L’amore a volte ha bisogno di essere gridato al mondo. Specialmente all’inizio. «Ci siamo conosciute – racconta – un paio d’anni fa per un motivo banale, la compravendita di una macchina usata.
Lavoravamo tutte e due a Nervi, lei mi ha mandato un bellissimo bouquet di frutta e verdura, ma in quel momento io ero fidanzata con un’altra e non mi sarei messa a cercare avventure. Sono fatta così.
Poi un anno fa ci incontriamo di nuovo, nel frattempo ero tornata libera, lei mi invita per un aperitivo, io rifiuto e dico che sono ancora impegnata, lei commenta “peccato, comunque ti lascio il mio numero”».
«Due giorni dopo la richiamo e confesso che ho mentito, non sono più fidanzata. Ci siamo viste per quel famoso aperitivo in un locale sulla passeggiata di Nervi alle 7 di sera, siamo rimaste a parlare fino a mezzanotte, ci siamo scambiate il primo bacio, era come se ci conoscessimo da sempre.
È stato così speciale, c’erano quella luna piena, quel cielo bello». Due sere più tardi cena a lume di candela, due settimane dopo la decisione di metter su casa insieme, a Sori, «da allora non ci siamo lasciate più».
La felicità d’amore genera invidia, lo scriveva Catullo, l’ha scritto Nadia nella sua dedica. «Anche persone che credevamo amiche si sono mostrate cattive.
Non per discriminazione, solo perchè la felicità a volte non è capita e può dare fastidio. C’è molta ipocrisia in giro tra le persone, rapporti di opportunismo in cui l’amore c’entra poco.
Noi ci siamo giurate rispetto, sempre, anche se dovesse finire ci siamo promesse che avremo sincerità e rispetto l’una per l’altra».
Si sposerebbero Nadia ed Emanuela. «Sappiamo che a Ibiza c’è una spiaggia carina dove fanno belle cerimonie». A Ibizia, «tanto qui non si può». Ma se si potesse? «Ci penseremmo, credo che ci penseremmo seriamente».
A un figlio invece hanno già pensato. Per loro un sogno. «Ma vorremmo farlo come piace a noi». Sarebbe? «Non con l’inseminazione artificiale da donatore maschile.
Una nostra amica che vive a Miami – spiega – ha avuto un figlio dalla compagna grazie a una nuova tecnica che consente di ricavare spermatozoi dal midollo osseo femminile, senza bisogno far ricorso a un donatore terzo e maschio. Ecco, noi sogniamo un figlio tutto nostro, il figlio di noi due».
Un sogno forse discutibile, «ma sognare è bello». E quando si è innamorati i desideri galoppano, anche oltre i problemi di bioetica e le realistiche possibilità che si avverino.
Nella realtà Emanuela continua a lavorare nel suo negozio, Nadia in questo momento ha smesso con l’attività precedente, anche lei era commerciante, per riprendere a studiare.
«Ho cominciato a lavorare molto presto per mantenermi, ora posso permettermi di scegliere ciò che mi interessa. Vorrei fare l’infermiera, mi sto preparando per il test all’università, fare qualcosa per gli altri mi fa stare bene».
Dopo la prova d’inizio settembre andrà in pellegrinaggio a Medjugorje insieme ad Emanuela. «Siamo credenti, tutte e due». E gay.
La Chiesa non gradirebbe. Lapidaria: «La fede è una cosa, la Chiesa un’altra».