Quando mia figlia è diventato mio figlio
Testimonianza n.24 di Olena, una madre ucraina con un figlio transgender, tratta da Tell it out (Dillo ad alta voce), libro di testimonianze di genitori con figli LGBT+ di tutta Europa realizzato da ENP – European Network of Parents of LGBTI+ Persons (Rete Europea di Genitori di Persone LGBTI+) con il supporto editoriale della Tenda di Gionata ed il contributo del Consiglio d’Europa, pubblicato nel 2020, p.47, liberamente tradotta da Diana, revisione di Giovanna e Giacomo Tessaro
Nel 2011 mia figlia ha fatto coming out esprimendo il suo desiderio di vivere la sua vita da uomo. Si sentiva così. Io non lo capivo, e non lo accettai. Le nostre relazioni peggiorarono. Mia figlia lasciò la scuola, andò in un’altra città, e poi si recò a Kiev. Ci vedevamo raramente, e quando ci incontravamo non era piacevole per nessuna delle due.
Non so quanto a lungo sarebbe durata questa guerra fredda non dichiarata nella nostra piccola famiglia, ma invece scoppiò una vera guerra. Improvvisamente, l’esplosione di granate e il fischio delle pallottole divennero la realtà quotidiana.
La guerra si prese le vite di persone che conoscevo, violò la normalità delle nostre vite, causò dolore e sofferenza per perdite inaspettate ed ingiuste. Ma questa guerra mi fece capire che su questa terra avevo solo questa figlia, e comunque fosse, la amavo e non volevo perderla. E compresi che, se anche tutto il mondo fosse stato contro di lei, io sarei diventata quel fronte interno dove si sarebbe sentita al sicuro.
Pensate solo a questo. Aspettiamo nove mesi i nostri figli, cerchiamo di scoprire come sarà il nascituro, speriamo per loro un destino migliore del nostro, tutto è meraviglioso nei nostri sogni. Poi arriva il giorno in cui nostro figlio/a confessa che è gay/lesbica, o che ha un altro genere. Ci sembra che il mondo crolli, tutte le nostre speranze ed aspettative sono diventate polvere. Piangiamo, cerchiamo di fare qualcosa, non sappiamo con chi parlare, ci chiudiamo in noi stesse, cerchiamo la salvezza nella preghiera, nei libri, ci disprezziamo per quanto ci è successo. Non sappiamo dove andare con la nostra disgrazia. A volte ci distacchiamo, smettiamo di comunicare, pensiamo sia una punizione per qualcosa.
Poi cerchiamo di capire la situazione, cerchiamo dei libri, andiamo su Google, andiamo dallo psicologo, dallo psichiatra. Io non sono un’eccezione, è semplice, nella mia vita mi è capitato uno dei guai peggiori: la guerra. Questo mi ha aiutato a comprendere che la vita, qualunque vita, è il valore più importante. I nostri figli non sono una nostra proprietà, hanno la loro vita, il loro destino, e noi possiamo solo amarli, sostenerli e credere in loro.
Mia figlia, che ora è diventato mio figlio, mi ha consigliato di consultare l’organizzazione di genitori con figli LGBT. E io sono grata al destino per aver contattato l’associazione TERGO. Non è stato facile. Non riuscirei a spiegare perché cercavo migliaia di ragioni per non andarci oggi, forse domani.
Sono contenta di aver partecipato ad una riunione con gli altri dell’ associazione, questi incontri mi aiutano a capire che quanto accaduto a mio figlio non è una perversione, ma qualcosa di naturale. Non ho trovato solo comprensione e supporto, ma una grande famiglia, amici, amore. Ora io e mio figlio abbiamo una nuova vita e una nuova casa!
> Per leggere le altre testimonianze di genitori europei con figli LGBTI+
> Per scaricare gratis la versione in inglese o in albanese di “Tell It Out!”