Quando si fanno dire a Dio i pregiudizi degli uomini

Questa vignetta di @nakedpastor è una provocazione geniale, tanto semplice quanto tagliente. Mostra Dio con aria un po’ perplessa mentre legge la Bibbia, circondato da un gruppo di uomini barbuti — chiaramente i presunti autori umani del testo sacro — e uno di loro gli dice: “Certo che l’abbiamo scritta noi. Ma diremo che l’hai scritta tu.”
È una critica ironica e pungente al modo in cui molte istituzioni religiose si appropriano della Bibbia per dare autorità divina alle proprie idee, alle proprie leggi, ai propri pregiudizi. Come a dire: “Le parole sono nostre, ma ci fa più comodo dire che vengono da Dio.”
Personalmente, come donna credente e queer, mi ci ritrovo tantissimo. Quante volte mi sono sentita dire: “Non sei accettata da Dio perché così dice la Bibbia.” E ogni volta mi chiedevo: ma davvero è Dio che l’ha detto, o sono stati uomini — spesso uomini bianchi, cisgender, eterosessuali e con tanto potere — a usare Dio per legittimare la loro visione del mondo?
La vignetta ci invita a non prendere la Bibbia come un pacchetto chiuso “sceso dal cielo”, ma come un insieme di testi scritti da esseri umani in cerca di Dio, nel loro tempo, con i loro limiti, ma anche con lampi di verità e bellezza.
Come diceva il teologo James Alison:
“La rivelazione non è qualcosa che cade giù tutta intera come un meteorite, ma un processo nel quale impariamo a conoscere Dio, lentamente, faticosamente, e spesso a dispetto delle nostre resistenze.”
(cit. in Faith Beyond Resentment, 2001)
Insomma, questa vignetta non distrugge la Bibbia: ci aiuta a leggerla con onestà, umiltà e spirito critico, distinguendo tra ciò che riflette davvero il cuore di Dio e ciò che forse riflette solo la paura degli uomini.