Quando una parrocchia accoglie i cristiani LGBT e viceversa. L’esperienza del gruppo Kairos di Firenze
Intervento di Innocenzo Pontillo del gruppo Kairos* tenuto all’incontro-confronto “Le strade dell’amore. Cura pastorale e giustizia sociale per le persone omosessuali e transessuali” (Firenze, 8 novembre 2015)
Non so voi, ma ogni volta che sento parlare di “accoglienza nelle chiese delle persone omosessuali”, finisco per veder scorrere davanti a me i volti e le storie di Annamaria, Damiano, Giulia, Gino, Tiziana, Matteo, Elisa e di tante altre persone che ho incontrato a Kairos, il gruppo di Cristiani omosessuali di Firenze. Anche io, come loro, sono arrivato a Kairos perché, a un certo punto della mia vita, mi sono reso conto che non riuscivo a conciliare la mia fede e la mia omosessualità, perché la mia chiesa non sapeva e non voleva ascoltare la mia voce.
A Kairos finalmente ho riscoperto la gioia di poter condividere la mia storia, ho potuto aprire il mio cuore agli altri amici di cammino, ho riscoperto la Bibbia come testo liberante e non più come la prigione delle nostre angosce, ho incontrato suore, preti, pastori, comunità cattoliche ed evangeliche che mi hanno accolto e mi hanno fatto sentire finalmente a casa. Ma a Kairos ho imparato, soprattutto, che l’accoglienza non solo si può ricevere, ma che anche noi cristiani omosessuali dobbiamo renderla possibile e, perchè no, insegnarla.
Ricordo come fossi ieri, anche se sono passati un po’ di anni, quando due catechisti della parrocchia fiorentina della Madonna della Tosse invitarono Kairos a incontrare il loro parroco, don Giacomo Stinghi, e il suo consiglio parrocchiale, dopo che avevano scoperto il cammino del nostro gruppo. Tre di noi accettarono di andare a rappresentare il gruppo, eravamo tutti sorpresi da un invito tanto insolito, ed al tempo stesso tanto desiderato.
Ricordo che quando entrammo nella piccola sala parrocchiale tutti ci attendevano, ci presentammo e poi io, Damiana e Antonio cominciammo a raccontare la nostra storia di cristiani omosessuali e a parlare del cammino del gruppo. A un certo punto ci chiesero se, come gruppo, avevamo nella chiesa cattolica un luogo che ci accogliesse. Gli rispondemmo che no, che allora non avevamo un luogo che ci facesse da casa, ma eravamo un gruppo in esodo nella nostra chiesa ed ospite della chiesa valdese di Firenze.
Fu allora che si alzò la più anziana delle catechiste della parrocchia e, rivolta a noi e a tutti i presenti, con pacatezza, guardandoci negli occhi, ci disse: “Vi ringrazio perché siete qui. Perché solo oggi ho capito chi sono le persone omosessuali. Sapete, io non sono più giovanissima, ma sino ad ora non avevo mai conosciuto delle persone gay o lesbiche. Prima di oggi credevo che fossero quelle che vedevo in tv, quelle con le piume di struzzo del pride. Ora, vedendovi e ascoltandovi, ho capito quanto mi sbagliavo. Ecco perché vi chiedo, e chiedo a tutto il consiglio pastorale, che voi possiate essere accolti in questa parrocchia. Solo così gli altri parrocchiani che avessero dei pregiudizi, o che non hanno mai incontrato una persona omosessuale, incontrando quelli di voi che vorranno rendersi visibili, possano capire e perdere ogni idea sbagliata”.
Noi rimanemmo stupiti e commossi di fronte a quelle parole così belle, forti e sincere. Da allora sono cambiate tante cose, il gruppo Kairos da allora è ospite della parrocchia della Madonna della Tosse, che è diventata un po’ come la nostra casa, e ben presto altre parrocchie e comunità cristiane ci hanno aperto le loro porte, accogliendoci e accompagnandoci nel nostro cammino.
E’ stato così che ho compreso che l’accoglienza non è mai a senso unico, ma quando le persone s’incontrano e si ascoltano allora le cose cambiano, i muri cadono e le parole del Vangelo diventato, cosa concreta. Solo così possono cadere i pregiudizi che nascono della non conoscenza, o le troppe categorie in cui spesso, anche nelle nostre chiese, richiudiamo gli altri.
Solo così non ci sarà “più giudeo né greco; nè schiavo né libero; nè uomo né donna” ma tutti finalmente saremo “uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28).
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« Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Bisogna curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso». Papa Francesco
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* Innocenzo Pontillo è stato eletto quest’anno coordinatore di Kairos, il gruppo di cristiani omosessuali e transessuali di Firenze che, dal 2001, opera in Toscana con parrocchie cattoliche e comunità evangeliche affinché “ogni donna e uomo abbiano la vita e l’abbiano in pienezza ed abbondanza“ (cf. Gv 10, 10).