Quegli uomini ‘normali’ che frequentano le trans
Articolo del 2 novembre 2009 pubblicato su panorama.it
I trans raccontano i segreti dei clienti. Che a “Panorama” confermano: “Non lo facciamo solo per curiosità”. A Milano le transessuali (guai a usare l’articolo maschile) sono praticamente le uniche prostitute sopravvissute sui marciapiedi. Le multe antilucciole da 500 euro decise dal comune hanno svuotato i viali. Resistono solo loro, gli uomini che hanno voluto farsi donne.
Donne parossistiche e monumentali che battono in via Cenisio, a due passi dal deposito delle auto rimosse dai vigili. Si dice che siano le più belle di Milano.
Il Nuova idea di viale Castiglia, locale storico dalle trans milanesi, è appena stato demolito. I palazzi della prostituzione di via Napo Torriani 22 e via Sammartini 33 sono stati bonificati. L’ultimo ritrovo del transessualismo milanese resta un baracchino di panini gestito da un cittadino brasiliano a pochi metri dalla stazione. Nonostante questo le “marchette” delle trans non sono diminuite.
Le cronache descrivono uomini potenti che mettono il loro destino nelle mani gigantesche e pittate di queste creature dalle voci cavernose e i seni esagerati, più simili ai personaggi barocchi e solari di Pedro Almodóvar che a quelli crepuscolari di Neal Jordan. Ma come scatta l’attrazione fatale tra i maschi italiani, spesso mariti e fidanzati insospettabili, e il pianeta trans, dove l’immaginario erotico va in corto circuito e assume le tinte del fumetto? Lo hanno spiegato a Panorama i protagonisti.
“Paradossalmente conosciamo alcuni dettagli del piacere virile meglio di una donna” avvia senza imbarazzi l’argomento Manila Gorio, transessuale pugliese, conduttrice di spettacoli tv e amica di diverse escort (vedere riquadro a pagina 60). “In più oggi c’è una fortissima tendenza alla bisessualità e con le ragazze trans si può esprimere con più soddisfazione questa doppia natura”.
Manuela, trentenne colombiana, “disposta ai giochi più segreti”, lavora in Piemonte, ha fatto la escort in Spagna, Francia e Germania e sostiene la mozione Gorio: “Il livello di bisessualità degli italiani è molto superiore a quello che ho verificato in altri paesi, fra i miei clienti siamo al 99 per cento”. I frequentatori delle transessuali spesso sono passivi, ma non amano l’etichetta di gay: “Dopo avere avuto un rapporto mi dicono tutti: “Guarda che non sono omosessuale, ho voluto provare, per me è la prima volta”. In realtà si vede che hanno una grande esperienza” continua Manuela.
Il mito del “machismo” tricolore nei racconti delle transessuali scricchiola. Karina Becker, 22 anni, brasiliana, lavora a Bologna: “I clienti italiani vogliono tutti la stessa cosa, io con loro faccio sempre l’uomo. Si proclamano etero, ma sono tutti gay”. Nel suo sito indossa una sottoveste a rete e promette di essere una “padrona cattiva e autoritaria”. “Chi viene da me, spesso, sotto gli abiti da lavoro indossa reggiseni e perizoma”.
Gessyca, siciliana purosangue, spesso in tournée al Sud (“La settimana scorsa un calabrese ottantasettenne mi si è addormentato sulle gambe”): “Io sono dominante attiva e chi entra nel mio letto capisce subito l’antifona e non si ribella. La maggioranza di chi viene da me vuole essere sottomessa e io realizzo i loro desideri”.
Nei discorsi delle trans emergono storie di personaggi importanti che nella loro vita clandestina chiedono non solo di fare sesso, ma di servire a tavola, di lavare i piatti, di fare il bagno al loro occasionale compagno di giochi.
Però gli uomini non vogliono solo essere dominati. Alcuni cercano situazioni particolari, a volte estreme: “Recentemente due clienti, uno lavora nella moda, l’altro fa l’avvocato, hanno voluto che avessi rapporti con le loro compagne, bellissime e con corpi perfetti” aggiunge Gessyca. Che, quando è necessario, per scaldare l’ambiente e disinibire le signore ricorre all’alcol o alla droga.
Lavinia Moraes, ventiduenne con base a Roma in via Veneto, lunghi capelli biondi, una quarta di seno, è molto femminile: “Per ottenere questo aspetto ho rinunciato alla mia mascolinità. Le transessuali attive non mostrano certo la mia grazia. Eppure non hanno problemi a trovare clienti, anche importanti. Forse questi signori, quotidianamente circondati dal bello e dalla ricchezza, vivono come veramente trasgressivi l’abbrutimento e la decadenza”.
Pamela, trentenne italiana di base a Firenze, “dotatissima di un’esagerata esuberanza marmorea”, propone “giochi dannunziani” e preferisce non rispondere alla provocazione: “L’impotenza non fa belle”.
Karina Moric si presenta negli annunci come “bambola di lusso per persone disinibite” e nelle foto assomiglia a un’eroina dei manga giapponesi. Vive tra Dubai, Las Vegas, Torino e New York. Un incontro con lei, “cena e dopocena”, costa 2 mila euro. “Incontro diversi politici, alcuni parlamentari. Quello che mi sorprende è che non si nascondano. Mi chiamano con il loro numero di telefonino visibile, vengono nel mio appartamento. Mi parlano delle loro famiglie, si lamentano delle mogli, chiedono di fare sesso orale non protetto”.
Chiara lavora a Porta Maggiore, a Roma e si definisce “una cagnolina latino-americana”, il suo appartamento “è il posto giusto per chi ama indossare lingerie francese, parrucca e tacchi a spillo”: “Con noi gli uomini osano travestirsi, perché offriamo complicità, mentre a casa questi signori difficilmente riescono a condividere le loro fantasie, magari le loro debolezze, con donne sempre più aggressive e in carriera”.
I maschi nelle alcove delle trans non si sentono sotto esame, non devono realizzare nessuna prestazione, sanno che la sessualità della momentanea compagna è regolata dagli stessi meccanismi: “Anche se sembriamo femmine, in verità conosciamo personalmente i difetti di fabbrica del sesso virile, sappiamo come risvegliarlo. Le nostre erezioni stimolano quelle di chi viene con noi e il fatto che non possiamo fingere pungola il loro orgoglio e così diminuiscono le defaillance” assicura Mistress, trans milanese sulla trentina.
Per Aisa Moraes, nota pornostar trans (un incontro con lei costa 250 euro) “la società italiana è bigotta”, “i clienti sono incolti, ma puliti”, e le mogli “passano il tempo a fare shopping senza provare a comprendere i bisogni dei loro mariti, i loro sogni”. La maggior parte degli uomini ha il coraggio di domandare alle trans quello che alle consorti non chiede. A partire dal sesso orale che, a sentire le professioniste, sembra sia stato bandito dalle alcove delle coppie eterosessuali. Come molti altri desideri.
E così c’è chi paga per fingersi idraulico in casa di una casalinga lasciva e chi fa finta di essere un paziente nello studio della dottoressa.
Lisa Visconti, 50 anni, ex concorrente di Miss Italia (“Ho vinto una selezione perché non si erano accorti della mia vera natura”), vent’anni fa è stata protagonista di un reportage di Piero Marrazzo sui “femminielli” napoletani: “Gli italiani vanno con le trans per confrontarsi con la parte femminile che è in loro. Ognuno ha una doppia essenza, come il cielo e la terra, l’acqua e il fuoco: noi la caricaturiamo con labbrone, tettone e pisellone. Ma non siamo tori da monta”.
Anzi la maggior parte di loro sogna di diventare donna al 100 per cento. “Vorremmo farci operare” sostiene Gorio. “Ma molte volte non lo facciamo per due motivi: non abbiamo le garanzie mediche di recuperare appieno l’attività sessuale come femmina e le operate non lavorano più. Così le trans sono imprigionate in una gabbia: vorrebbero diventare completamente donne ma non lo fanno per non perdere i clienti”.
E questi ultimi come giustificano la loro passione particolare? Difficilmente parlano e se lo fanno mentono anche a loro stessi. Il giornalista trentenne, look studiato, Ray-ban colorati e basette curatissime, è quasi spavaldo: “I trans (per lui l’articolo è rigorosamente maschile, ndr) in alcune cose sono imbattibili. Li ho provati solo per quello”.
L’architetto con gli occhiali tondi fa outing per la prima volta: “Perché vado con loro? Non lo so”. Bofonchia quasi tra sé: “Non è semplice curiosità perché ormai succede da un anno. All’inizio mi dicevo: con un trans è come se non tradissi mia moglie perché è un uomo”. La risposta non suona convincente… “Se sono gay? Non credo”. E allora? L’architetto tenta di smarcarsi: “In realtà provo piacere nel sottomettere un altro maschio. Mi sento veramente virile solo in quella situazione”.
Il giovane impiegato dall’aria un po’ da nerd confessa il sospetto di essere omosessuale, annuncia di voler consultare un analista, quindi ribalta la domanda: “Vado solo con i trans operati, non sarò mica frocio, vero?”