Questioni di cuore. La nostra storia di ordinaria coppia gay
Lettera inviata da Rob e Raf di Roma a Natalia Aspesi* tratta da Il Venerdì di Repubblica n. 1311 del 3 maggio 2013, pag.17
Dopo una chattata iniziata alle 21 e finita alle 4 del mattino, abbiamo capito che qualcosa era cambiato. Io a Roma lui a Napoli, il primo anno c’erano solo i weekend, poi la decisione di convivere: ma come? Due vite e due mondi da unire.
La determinazione ci ha spinto a una lucida follia d’amore, io ho mollato casa e lavoro e mi sono trasferito a Napoli. Dopo tre mesi trovo un impiego, e poi un altro e un altro ancora, alla faccia della crisi, dopo tutto sono un contabile over 40.
Passano così tre anni vissuti con empatia, soddisfazione, frustrazioni legate all’ambiente lavorativo, progetti, idee e una eccezionale serenità.
L’anno scorso decidiamo di trasferirci a Roma: e la volontà folle di costruire il nostro mondo definitivamente, di rimodellare la casa, coltivare un orto, godere un film insieme mano nella mano, ci ha fatto superare enormi fatiche.
Una storia senza disastri, che dopo 5 anni unisce me e il mio compagno, un uomo e un altro uomo, alla vigilia dei 50 anni tutti e due. Senza clamori, senza lustrini, svolgiamo una vita normale che qualsiasi coppia ha o forse vorrebbe avere. Della nostra storia ci siamo preoccupati anche legalmente, con lasciti e testamenti che sanciscono quello che i nostri ottusi politici vogliono continuare ad ignorare.
Rob e Raf – Roma
La risposta…
Intanto, sia pure in ritardo, auguri a chi tra voi due ha compiuto gli anni. Devo dire che le coppie più salde e serene, dopo anni di convivenza, che conosco, sono proprio quelle come la sua: due uomini più o meno coetanei, ognuno con un suo lavoro, che condividono non solo gli affetti ma anche gli interessi della vita, culturali, politici, ecc…
Non so se esistono già ricerche per capire come, uscita dalla clandestinità, dalla riprovazione, un tempo persino dalle condanne penali, la coppia gay abbia ormai una sua fisionomia che nulla ha a che fare con i ruoli tradizionali: anzi, forse il suo equilibrio dipende proprio da questo, da non esserci tra loro l’incontro ma neppure lo scontro tra i codici culturali di chi è uomo e di chi è donna.
È nata una famiglia nuova, e sono tanti i Paesi, ultima per ora la Francia, ad averlo capito, consentendo matrimonio e adozione. Da noi no, naturalmente, ma ormai il mondo è uno, e le due giovani donne milanesi, che hanno voluto sposarsi tutte e due in abito bianco, hanno potuto farlo a Barcellona: sono diventate così legalmente una coppia che non è composta da una coppia legalmente unita, composta non da un marito e da una moglie, ma semplicemente da due persone che si amano, da due madri genitori dei loro quattro figli.