“Questo è il segno”. Una benedizione sotto i colori dell’arcobaleno (Genesi 9, 1-17)
Predicazione su Genesi 9, 12-13 tenuta dalla pastora Elizabeth Green* al culto di benedizione di Carmela e Ioana celebrato nella chiesa battista di Lentini (Siracusa) il 20 ottobre 2025
“Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra.
Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole; io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente.
L’arco dunque sarà nelle nuvole e io lo guarderò per ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è sulla terra». Dio disse a Noè: «Questo è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra». Genesi 9, 1-17
Il brano che abbiamo appena ascoltato racconta il NUOVO INIZIO che Dio dà a Noè, la sua famiglia e gli animali appena usciti dall’arca. Anche per Carmela e Ioana oggi è un nuovo inizio. Per indicarlo ci hanno chiesto di indossare o di portare qualche rappresentazione dell’ARCOBALENO. Forse avete pensato che questo dettaglio fosse:
- Un vezzo, per aggiungere un po’ di colore al culto;
- Oppure una dimostrazione di quanto le chiese sono a passo con i tempi o ancora,
- Che sia una contaminazione piuttosto infelice, esempio di come la chiesa si inchina ai valori del mondo.
Niente di più sbagliato perché, come l’episodio che abbiamo ascoltato dimostra, il nuovo inizio dato all’umanità avviene sotto il segno dell’arcobaleno 9,12-13. Questo significa che laddove l’arcobaleno viene riprodotto, nelle bandiere che sventolano nelle manifestazioni o appese fuori case e uffici, lì c’è il segno del patto col quale Dio benedice la terra e tutti coloro che ci abitano. Un segno che parte da Dio e va verso il mondo.
In che cosa consiste la benedizione?
Il capitolo apre con le parole “Dio benedisse Noè e i suoi figli”. Pensiamo subito alla nota benedizione di Aronne:
“Il SIGNORE ti benedica e ti protegga! Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!“.
Eppure qui non c’è niente di simile. Troviamo, invece due istruzioni: la prima “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”, è la stessa data all’inizio della creazione. Dopo il diluvio, la creazione si riprende e compito dell’umano è di prosperare, di vivere vite feconde, di produrre, nel linguaggio del NT dei frutti, vite che hanno una ricaduta positiva su tutti e tutte che le circondano. Vite che diventino esse stesse una benedizione l’una per l’altra.
Ma poiché questo, è un NUOVO inizio dopo che il primo era andato storto, Dio introduce un altro elemento, la responsabilità dell’una per l’altra, responsabilità che raggiunge persino le creature. Ciò che era solo implicito la prima volta ora diventa esplicita. All’umanità è dato un uovo inizio all’insegna della responsabilità reciproca.
Non è difficile vedere l’attinenza di queste istruzioni per la vita di coppia di Carmela e Ioana. Noi tutt* possiamo testimoniare della fecondità della loro vita, di come si aiutano l’una l’altra ad aver quella vita abbondante che Dio desidera per tutti e come, e come sono unite da un patto di responsabilità reciproca.
La benedizione, quindi, comporta un compito, compito nel quale l’umanità aveva già fallito, compito arduo. Com’è possibile andare verso un nuovo inizio del mondo? di una relazione? E’ possibile perché anche Dio s’impegna. Anzi, Dio s’impegna per prima. Perché la benedizione è accompagnata dalla promessa divina che è già stata fatta al capitolo 8 (21s.)
E’ difficile sottovalutare l’importanza di questa promessa. Un nuovo inizio è possibile perché Dio garantisce la stabilità della terra. Imbarcare in un nuovo inizio, dare una svolta a una relazione richiede un coraggio non indifferente, soprattutto con i tempi che corrono. Scommettere sul futuro di una relazione potrebbe sembrare una follia se non foste/fossimo accompagnati dalla promessa di Dio. Se Dio non distruggerà più la terra, ma garantisce il susseguirsi delle stagioni, allora possiamo – potete – essere fiduciosi nel futuro e ciò che porterà. Affrontare le sue sfide non con paura ma con fede e speranza.
Il patto e il suo segno
La benedizione – la responsabilità reciproca della vita abbondante – ora viene formalizzata in un patto. Anche se coinvolge gli umani, esso è unilaterale, parte dal Dio che ha dovuto piegarsi alla violenza intrinseca dell’umano, ne ha posto dei limiti, e Dio stesso ha deposto le armi. Dio non farà mai più la guerra contro l’umanità. E astenendosi dalla violenza, rende possibile la convivenza pacifica, tra popoli, tra persone, e come segno pone il suo arco tra le nuvole. Ecco la benedizione che stiamo per invocare su Ioana e Carmela avviene sotto questo arco, sotto i colori dell’arcobaleno.
In seguito ci saranno altri patti – quello che Dio fa con Abramo, per esempio, fino ad arrivare al nuovo patto sancito dalla vita, morte e resurrezione di Gesù il Cristo. Per chi è questo patto? Per chi è la promessa divina e la benedizione che ne consegue?
Le religioni (e qualche partito politico) hanno una brutta tendenza a circoscrivere le benedizioni e le promesse che ognuna offre a un solo gruppo di persone, a un solo popolo, o a un solo genere, o a un solo tipo di persona. Lo straordinario del patto che Dio stabilisce con Noè, del nuovo inizio nel quale tuttora conduciamo le nostre vite è la sua universalità. Nei 9 vv che vanno dal v 8 al v 17 si parla del patto ben 4 volte. In altre parole il patto, la promessa di Dio e i suoi destinatari sono ripetute 4 volte, a volte con le stesse parole, a volte aggiungendone altre. VV. 9-10.
E’ come se Dio, a differenza delle chiese, non volesse escludere niente e nessuno da questo patto, tanto è che parla di “ogni essere vivente”, di qualunque specie, di ogni carne, umani e animali, di ora e delle generazioni future, degli animali che erano entrati nell’arca fino “a tutti gli animali della terra”. Anzi, alla fine Dio stabilisce il suo patto con la terra tout court, la terra e tutti e tutte che vi abitano ora e sempre.
CONCLUSIONE
Oggi invochiamo la benedizione del Signore su Carmela e Ioana ricordandole che essa consiste nell’aiutarsi l’una l’altra a vivere vite abbondanti e fruttuose assumendosene la responsabilità.
Chi potrebbe mai assumersi una tale responsabilità? Solo chi, come loro, ha messo il proprio futuro nelle mani di un Dio benevolo e misericordioso che crea le condizioni di un nuovo inizio promettendo di non distruggere mai più la terra e ponendo il suo arco tra le nuvole come segno di tale promessa.
L’arcobaleno di cui ognun* ha portato un’immagine è il segno sotto il quale avviene oggi, in questa chiesa la benedizione delle nostre care sorelle, amiche, compagne, Ioana e Carmela.
E, pronunciandola, oso dire che anche questa chiesa, ossia noi qui oggi riunit*, diventa segno – in un mondo terribilmente diviso, pieno di odio e violenza – del Dio che ama e abbraccia tutti e tutte senza distinzione e senza esclusione di sorta e crea le condizioni di una convivenza pacifica gli uni con gli altri e con tutta la terra. In altre parole, una chiesa che dice: un altro mondo è possibile.
*Elizabeth E. Green è pastora emerita dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia. Socia del Coordinamento Teologhe Italiane, è stata Burns Fellow all’Università di Otago (Nuova Zelanda) e Guest Professor presso il Seminario battista internazionale di Rüschlikon (Svizzera) e la Facoltà valdese di teologia (Roma). Attualmente è Visiting Professor alla Pontificia Università Lateranense. Si occupa soprattutto di teologia, femminismo e genere.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Padre Nostro? Dio, genere, genitorialità (2015); Cristianesimo e violenza contro le donne (20152); Un percorso a spirale. Teologia femminista: l’ultimo decennio (2020), tutti pubblicati da Claudiana, e Incontri. Memorie e prospettive della teologia femminista (con C. Simonelli; San Paolo 2019); Sorelle tutte (con S. Zorzi e S. Segoloni Ruta, Meridiana, 2021).