Riconciliazione e accoglienza delle persone LGBT+, una sfida per la Chiesa giubilare di papa Francesco
Estratto* dell’intervista di Barbara Marini a Innocenzo Pontillo, presidente de La a tenda di Gionata, pubblicata su VITA.it, piattaforma del Terzo settore, il 7 Dicembre 2024
Il 6 settembre 2025 sarà una data importante per il Giubileo indetto da Papa Francesco che inizierà la Vigilia di Natale con l’apertura della Porta Santa. Il calendario giubilare reso pubblico, prevede infatti come da tradizione, i pellegrinaggi a tema, con realtà, movimenti, categorie, associazioni, che evocano esperienze, mestieri e missioni come sintesi dell’umanità intera e variegata che abita la Chiesa cattolica, in tutte le sue sfaccettature e vocazioni: anziani, giovani, laici, suore, mamme, avvocati, geometri, perfino le bande musicali. Ognuno col suo nome.
Il pellegrinaggio giubilare del 6 settembre 2025 ha avuto una grande eco poiché sarà il giorno dedicato alle persone Lgbt+ e ai loro familiari e, malgrado il dialogo tra queste realtà e la Chiesa sia iniziato da qualche tempo, sarà la prima volta in un momento storico così autorevole e anche popolare, che cammineranno insieme verso la porta della riconciliazione.
Innocenzo Pontillo è un fisioterapista che vive in Toscana e lavora con gli anziani. È sua e dei soci de La tenda di Gionta, l’associazione di cui è presidente, la decisione di scrivere in Vaticano «seguendo i canali ufficiali» per chiedere di poter partecipare con l’associazione di cui fa parte, insieme ad altre, al pellegrinaggio, proprio come una realtà che vuole riconoscersi ed essere riconosciuta nella comunità dei credenti.
Lo abbiamo intervistato per fare luce sulle motivazioni, al di là di ogni principio ideologico, per capire e conoscere la realtà di persone Lgbt credenti. Racconta che dieci anni fa, avrebbe negato la pubblicazione del suo nome per la paura di essere riconosciuto e licenziato.
Suo marito è un vigile urbano ed entrambi sono cattolici che vogliono vivere il loro credo all’interno della Chiesa. Il suo cammino di fede è adulto «sono nato nella Chiesa cattolica, li ho ricevuto i sacramenti, ma per la mia condizione mi ero allontanato. Una sera andai per sfida a un gruppo di lavoro sulla Bibbia, ero lì per smontare pezzo per pezzo, con la mia esperienza, quanto diceva la Chiesa. E invece mi accorsi che lo scopo del cristianesimo era la felicità dell’uomo, così cominciai il mio vero cammino di fede».
Dal web alla vita reale
Con l’associazione La tenda di Gionata cerchiamo di approfondire il messaggio della Bibbia e dei Vangeli e collaboriamo con diocesi, con realtà e movimenti per far conoscere la storia delle persone e le risposte della fede. Studiano questi temi, per superare le “fake news” su questi temi che nelle nostre chiese abbondano.
La tenda di Gionata è nata nel 2018 da un’intuizione di un anziano prete, don David di Fermo (Marche), che prima di morire scoprì in rete il portale gionata.org, fondato da volontari per raccontare chi sono questi credenti, cosa si celi dietro questa misteriosa sigla Lgbt+ (gay, lesbiche, bisex, trans) e cosa cercano nella fede.
Quando questo sacerdote leggendo le storie si rese conto degli errori che aveva fatto come prete, prima di morire, chiese a quelli che erano stati i suoi curatori testamentari di contattare i nostri volontari per chiederci di fare nel mondo, quello che facevamo già nel web».
Proporre un camino di fede nella realtà per persone che, spesso e con ferite, si sentivano escluse dalla Chiesa era lo scopo. E voi come lo avete realizzato?
In primis ascolto e accoglienza alle persone. Poi siamo entrati nella vita pubblica, c’era bisogno di formazione per gli ecclesiastici e per noi. Siamo andati nelle comunità cristiane per fornire gli strumenti.
Ricordo che quando è nata “la tenda”, era il 2018, erano altri tempi, c’era un’altra chiesa poi, il cammino è iniziato. Siamo andati dal Papa due volte e abbiamo cominciato una serie di collaborazione con alcune diocesi con diverse iniziative.
Per finire al Giubileo…
Quando è stato indetto Giubileo, proprio come una qualsiasi associazione che accompagna le persone, ci siamo detti che dovevamo andarci. Abbiamo scritto alla segreteria del Giubileo, tramite il sito ed in maniera ufficiale, raccontando chi eravamo.
Poi abbiamo saputo dell’accoglienza della nostra domanda, e a il 6 settembre 2025, alle ore 15 partirà il pellegrinaggio giubilare de La tenda di Gionata, che sarà come tutti i pellegrinaggi che partiranno durante l’anno Santi. Saremo lì insieme a tutte le associazioni che conoscono il nostro cammino e a quelle che vorranno unirsi. Il nostro è stato un gesto semplice, abbiamo chiesto semplicemente di poter partecipare. Tutto qui. Come dice la teologa Elizabeth Green “è il margine che cambia il centro, mai il contrario”.
Che significato ha per voi questo gesto?
Un significato molto profondo. Il Giubileo è il momento della riconciliazione è il momento in cui si ricomincia. Un momento ecclesiale che tutta la Chiesa percorre verso la riconciliazione. È un momento in cui dobbiamo tutti cominciare a riconciliarci rispetto a quello che è stato.
Non potrebbe essere un etichettarsi, il partecipare come gruppo Lgbt, in un appuntamento in cui basta essere cristiani?
«Come associazione esistiamo per accompagnare e vivere con queste persone il loro cammino di fede. Il nostro è il pellegrinaggio de “La tenda di Gionata e delle altre associazioni”, che in realtà sono per la maggior parte gruppi assai diversi che accompagnano queste persone, insieme a molte suore e a parroci con la propria parrocchia. Con loro gli accompagneremo.
Poi che i giornalisti ci vogliano mettere l’acronimo LGBT+ o farci polemiche non ci interessa. Ma mi sono reso conto che per le minoranze le sigle servono, perché servono a dire: “così conosci chi sono”. Dio stesso dà sempre il nome alle sue creature e le chiama per nome. Perciò se dai notizia di uno sciopero, non sono “quelli lì”, ma sono ed esempio, i metalmeccanici… Ecco perché una sigla a volte è necessaria.
L’etichetta è sempre un modo di definire qualcuno come per “rassicurarsi”…
Se scorriamo l’elenco dei vari pellegrinaggi giubilari approvati, ci cono tutte le “etichette” dei movimenti, delle varie diocesi. Ognuno giustamente si qualifica per quello che è nel pellegrinaggio, perché è parte del popolo di Dio.
Il Giubileo è ecclesiale perché riguarda tutta la Chiesa, è un momento unificante: noi semplicemente abbiamo chiesto il pellegrinaggio de La tenda di Gionata, con le persone che accompagniamo che non sono artisti o geometri.
Questo è il nostro specifico, siamo in una periferia esistenziale, parola molto cara al Papa, e cerchiamo di aiutare la Chiesa a camminare insieme a questa realtà.
Per noi è semplicemente un pezzo di chiesa, maggioritario o minoritario che sia, un pezzettino che andrà insieme a tanti altri pezzettini in pellegrinaggio nella porta Santa, poi gli altri lo leggeranno come vogliono.
Noi siamo parte della Chiesa e come tali siamo chiamati ad esserci: molti di coloro che saranno in pellegrinaggio con noi sono insegnanti, catechisti, fanno parte degli scout, dell’ azione cattolica, ci saranno alcune coppie gay, c’è il mondo che c’è nella Chiesa.
Ci saranno quelli che ci sono nella chiesa, che hanno vissuto e vivono l’accoglienza e camminano nella Chiesa, non è che stanno da un’altra parte e in un’altra epoca.
Oggi è più difficile proclamare la propria omosessualità o la propria appartenenza alla Chiesa?
L’intervistato Ride. «Citando un versetto biblico potrei dire che le persone Lgbt sono un vaso di coccio tra vasi di ferro. Nel senso che a volte è un problema dirsi Lgbt nella Chiesa: non sei tranquillo quando dici che sei una persona Lgbt o hai un figlio Lgbt, perché alcuni ambienti cristiani non gradiscono e sanno metterti a disagio.
Spesso le persone che accompagniamo sono dovute andar via dai loro movimenti o lasciare la loro parrocchia perché non sempre l’accoglienza è attuata.
Al contrario quando dici che sei credente o hai un figlio Lgbt nella società laica, anche lì è come se fossi reduce da un campo di concentramento. Ma sono semplicemente delle persona credenti che vogliono fare il loro cammino.
Quindi essere credente non è ancora un punto in meno in una società scristianizzata?
Quando vivi nei margini la questione riguarda quello che sei e se lo sei seriamente. Se tu fai un cammino serio le persone ti rispettano, non hanno problemi, ed è più facile trovare una persona che ti comprende e ti accoglie nella nostra società.
Quando fai le cose seriamente o quando si rendono conto che in quello che dici ci credi, che soprattutto lo vivi senza fare grandi proclami.
Probabilmente nella nostra società, il cristianesimo spesso è confuso con le teorie, con il gender, con i grandi proclami, però se tu aiuti un povero, se tu ti sforzi di vivere quello che il Vangelo ci dice, io finora ho sempre trovato rispetto e attenzione, spesso più da persone non credenti che in ambiti credenti. Sembrerà strano, ma molte persone che non vivono la dimensione religiosa la rispettano, perché ne vedono tutta la profondità.
Occorre essere dunque credibili in ciò che si è…
È una riflessione importante che riguarda le chiese se vogliono essere credute ed essere credibili. Ma è un tema che riguarda tutti, ma soprattutto noi che crediamo in qualcosa che non si può vedere e toccare.
Quale è la ferita più frequente e grande che incontra nel dialogo con le persone che accompagna all’interno della Chiesa?
La tenda di Gionata ha un servizio di ascolto on line che si chiama “Mi fido di te”. Tutti i credenti che hanno bisogno di ascolto o di confrontarsi ci scrivono via mail, c’è un gruppo di volontari che li ascolta e poi li indirizza a preti, suore, psicologi, a seconda di quali sono le loro difficoltà.
Le dico che la difficoltà più grande che vediamo è ancora l’accoglienza delle persone LGBT+. In molte realtà cristiane c’è uno sforzo per realizzarla, ma è una cosa che sta germogliando solo adesso. Le diocesi che fanno una pastorale per le persone Lgbt le possiamo contare su una mano.
Le ferite da ascolto, le difficoltà di parlarne, l’essere vittima di questo tabù è quella la grande problematica che ancora vediamo. Però qualcosa sta cambiando: ci sono incontri, iniziative per persone gay che sono in coppia, che spesso siedono anche nei consigli pastorali. Ci sono genitori che dopo il coming out dei loro figli ne parlano nelle loro comunità cristiane, che spesso si stringe intorno a loro.
Rispetto al passato, in cui questo tema non veniva affrontato, ci sono movimenti cattolici che stanno facendo un cammino di accoglienza, come i Focolarini con commissioni, incontri, ma anche gli scout cattolici e l’Azione cattolica si sta muovendo. Molto dipende dove abiti.
Alcune realtà cattoliche magari non ti escludono, non ti allontanano ma non se ne può parlare. Una accoglienza così nel passato sarebbe stata rivoluzionaria, ma adesso con Papa Francesco e nel mondo in cui viviamo le cose stanno cambiando. Il mondo di oggi ci spinge ad essere autentici.
Ma voi vi occupate anche dei nuovi diritti (matrimonio, adozione)?
Noi non siamo né a favore, né contro. Noi accogliamo le persone nella situazione in cui sono.
Per salvare la loro fede?
Perché vivano appieno la loro vita! Il Vangelo vuole persone che vivano in pienezza. La frase che abbiamo sulla maglietta con cui siamo andati dal Papa, che poi è la frase guida dell’associazione è: “Nell’amore non c’è timore”. Se anche il Papa dice “chi sono io per giudicare”, chi siamo noi per giudicare … la Chiesa ci indicherà il cammino.
Comunque andate da un Papa che ha parlato anche di “frociaggine”!
Questa parola italiana il Papa l’ha imparata e la domanda è: “da chi l’ha imparata?”. Ci fa capire come parlano in certi ambienti di Chiesa di questi temi. E’ una parola goliardica effettivamente, e secondo me, ha fatto capire perfettamente quello che noi già sappiamo: che purtroppo i seminari in questo momento, con la crisi di vocazioni che c’è (fondamentalmente le persone eterosessuali ci vanno sempre meno), stanno continuando a raccogliere in realtà persone problematiche che hanno bisogno di un luogo dove rifugiarsi.
Spesso e volentieri raccolgono persone che vengono da ambienti cattolici assai duri sull’omosessualità, che perciò vanno nei seminari per nascondersi e quando escono da lì diventano persone complicate da gestire. Questa parola gliela abbiamo perdonata perché descrive un mondo che purtroppo vediamo!.
La chiesa è schernita da un certo mondo Lgbt… e voi come ci state dentro?
Noi cerchiamo di essere un ponte tra realtà che non si parlano. È vero che la chiesa viene schernita ma si parla sempre più dei suoi cambiamenti, non c’è solo la voce di Papa Francesco. Certo la Chiesa cattolica è stata dura e a irrispettosa nel ridurre l’amore omosessuale all’atto sessuale, perché dire a una persona che non può amare significa far vivere a quella persona una tragedia.
Tutte le persone che attaccano la Chiesa cattolica spesso sono state ferite da essa, perché ci sono nati dentro. Quando ci sono momenti in cui ci presentiamo negli incontri ci avvicinano spesso persone trans, gay, lesbiche per raccontarci le ferite infertegli dalla chiesa cattolica ma anche la loro sete di fede.
La Chiesa cattolica quando andrà ad accogliergli o a chiedergli perdono? Con la Tenda di Gionata andiamo al “Pride” per questo… per cercare queste persone che hanno una fede, che non riescono a vivere nella loro comunità cristiana. Se andassimo a cercare di più queste persone, invece di lamentarci perché nessuno va più in chiesa, saremmo più vivi come comunità cristiana.
C’è anche un inquinamento ideologico però su questi temi da cui la Chiesa si deve difendere, perché sono temi molto politicizzati
Questo è vero. Ma gli uomini di chiesa devono fare lo sforzo di conoscere questa realtà. Ad esempio la transessualità è sconosciuta. Non sanno come vivono le persone transgender, quante volte li salviamo dal suicidio, da genitori che li buttano fuori di casa, non conoscono i drammi che devono vivere per prendere alla Posta una raccomandata… Bisogna sapere di chi e di cosa si sta parlando.
Quindi cosa desiderate per questo Giubileo?
È un momento di conciliazione, perciò, noi lo viviamo così. E’ bello che la Chiesa ha deciso di dire “sì” a questo pellegrinaggio giubiliare, perché è indice che quelle cose che vengono dette continuamente da Papa Francesco, pian piano, stanno facendo cambiare la mentalità nell’istituzione e stanno facendo cadere i muri che sono stati tirati su nei secoli.
Il giorno del nostro pellegrinaggio de La tenda di Gionata mi aspetto di poter camminare con le persone LGBT+, i loro familiari e gli operatori che li accompagnano e con tutto il popolo di Dio, perché quello è un momento ecclesiale.
Il sogno di una persona LGBT+ cristiana è quello di poter vivere ed essere ciò che è, nella realtà che la circonda. Poter presentare ai colleghi di lavoro il tuo compagno, poter parlare alla tua comunità della persona che ami, poter essere te stesso. Vivere in una doppia vita è pesantissimo. Ciascuno vuol essere come Dio lo ha creato. Non puoi dire a un albero “cresci ma non fiorire”.
Noi saremo lì in pellegrinaggio per vivere un momento ecclesiale e per vivere la fede nella nostra Chiesa, perché solo così i muri cadranno. Noi vogliamo riconciliarci e vogliamo che la nostra Chiesa si riconcili con noi.
* Questa trascrizione dell’intervista telefonica è stata rivista dall’intervistato, non ha subito cambiamenti ma sono state limate alcune parole purtroppo legate a una interlocuzione parlata e non scritte.