Una questione d’amore. Quando mia figlia mi disse di essere lesbica
Testimonianza di Anita, madre di una lesbica cristiana, letta alla IX Veglia di preghiera per le vittime dell’omo-transfobia tenutasi a Firenze il 20 Maggio 2015
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Sono la mamma di Giulia (di Kairos, il gruppo di cristiani LGBT di Firenze). Per via di esperienze di vita personali molto particolari, ho sempre avvertito un certo distacco rispetto alla Chiesa come istituzione, che ho percepito come distante e, per molti aspetti, spesso in contraddizione netta con il messaggio di Cristo, che è un messaggio di accoglienza, amore, inclusività.Ricordo molto bene il periodo in cui nel nostro quartiere, l’Isolotto (di Firenze), venivano celebrate contemporaneamente due Messe: una, quella del parroco ufficiale, dentro la chiesa; l’altra, quella di don Mazzi, fuori dalla chiesa, in piazza.
Fatta questa breve premessa, ricordo il giorno di molti anni fa in cui mia figlia mi disse di essere lesbica. Era molto impaurita ed io l’ho accettata e accolta incondizionatamente, perché l’amore dei genitori verso i propri figli dovrebbe essere così, incondizionato e totale.
Spero solo che non abbia sofferto troppo a causa del mondo esterno che non è sempre così accogliente. Spero per il futuro che lei possa formarsi una famiglia propria, secondo il suo orientamento: la famiglia, secondo me, è quella creata dall’amore e dai progetti condivisi, non necessariamente quella formata da un uomo e da una donna con figli.
La fede dovrebbe essere un fatto strettamente personale, una lampada che illumina il cammino e che consente di orientarsi nelle difficoltà della vita; non un contenitore ideologico o un pretesto per discriminare chi è diverso.
Anita.