Riflessioni per una teologia della stima e dell’accoglienza dei cattolici omosessuali
Riflessioni pubblicate sul sito dell’associazione cattolica Réflexion et Partage (Francia) il 17 aprile 2015, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
“Le persone omosessuali possiedono doni e qualità da offrire alla comunità cristiana” (Relatio post disceptationem, n50). Cattolici e omosessuali: una teologia della stima?
Sinodo universale
Il mondo è eterogeneo, attraversato com’è da culture e realtà ecclesiali diverse. Comprendiamo bene come la questione delle persone omosessuali si ponga in maniera molto diversa nei contesti africani, europei, asiatici etc. Ci sembra importante però prendere in considerazione la realtà ecclesiale della nostra società francese esprimendo un auspicio per questo sinodo.
Dopo aver rammentato i grandi principii della famiglia, la sua bellezza, l’amore vissuto, l’importanza del sacramento del matrimonio etc. … ci sembra appropriato permettere alle diverse conferenze episcopali di incarnare alcuni aspetti pastorali su determinate questioni proprie al loro contesto, nello specifico, per quanto ci riguarda, in rapporto alle persone omosessuali. Ed è questo che noi vogliamo testimoniare con questo contributo.
“Valore aggiunto” nelle nostre famiglie
È necessario dirlo e ripeterlo: le persone omosessuali vivono all’interno delle famiglie e credono alla bellezza della famiglia. Noi rifiutiamo l’idea che l’omosessualità possa mettere in pericolo la famiglia, come talvolta sentiamo dire. Le persone omosessuali fanno parte di una famiglia, una famiglia a cui sono spesso molto vicine. Una famiglia è composta da incontri, storie, itinerari, cultura, affetti, legami. Le persone omosessuali desiderano esservi accettate e amate con il loro orientamento, a viso scoperto.
Nella maggior parte dei casi le persone omosessuali apportano ai membri della loro famiglia la loro presenza, il loro aiuto, il loro sostegno e la loro attenzione nei diversi momenti della vita, badano sovente ad accogliere, ad ascoltare, a comprendere, prendendosi così cura della qualità delle relazioni. In questo campo abbiamo numerose testimonianze ed esempi. Inoltre, i genitori testimoniano molto spesso (vedi più avanti) che accogliere ed accettare la realtà che i loro figli omosessuali vivono (da soli o in coppia) è un “valore aggiunto” per le loro famiglie.
D’altro canto, la persona omosessuale è spesso vista come un celibe senza figli e senza vita famigliare. In realtà, un numero non trascurabile di persone omosessuali sono state sposate e hanno dei figli che allevano vivendo al meglio i valori della famiglia. La stigmatizzazione dell’omosessualità e il suo utilizzo come capro espiatorio delle difficoltà della famiglia nella nostra società contemporanea partono quindi da una falsa argomentazione e da una analisi molto parziale.
Un posto nelle comunità cristiane
Concretamente, a quali gruppi, a quali attività i cattolici omosessuali possono/vogliono aggregarsi per far beneficiare la comunità dei loro carismi?
Troppo spesso nella parrocchie i fedeli omosessuali che si presentano ai sacerdoti non vengono ricevuti nel rispetto dell’accoglienza incondizionata. Provenendo sovente dalle “periferie” della Chiesa, care al nostro Papa, i fedeli omosessuali non sanno come trovare il loro posto nelle attività proposte. Tali attività sono spesso ricalcate sulle tappe di vita di una coppia eterosessuale con figli (preparazione al matrimonio, gruppi di giovani coppie sposate, preparazione al battesimo, catechismo dei bambini, scoutismo…) e le riflessioni sulla fecondità di coppia sono troppo spesso proposte attraverso il prisma della fertilità.
Come prendere in considerazione la vita di coppia di un cattolico omosessuale?
Quando i fedeli omosessuali vivono in una coppia stabile, si vedono rifiutare l’accesso alle attività di coppia. È importante dedicare del tempo a riflettere, assieme a queste coppie, sul loro posto nella comunità.
* In che modo sono chiamate (o meno) a testimoniare ciò che vivono all’interno della comunità?
* In che modo possono venire aiutate, nel loro cammino di coppia, da un’altra coppia della parrocchia, un sacerdote, un celibe consacrato… ?
Concretizzare tale accoglienza sul sito internet della diocesi, nelle bacheche parrocchiali…
Oggi i siti internet delle diocesi o delle parrocchie sono il mezzo di comunicazione preferito dai giovani cattolici e soprattutto da coloro che si sentono distanti o rifiutati dalla Chiesa. È importante che le persone toccate direttamente o indirettamente dall’omosessualità possano trovare su tali siti delle parole di accoglienza e dei contatti per poter proseguire in maniera diretta il dialogo.
Il sito può:
* enunciare i principii dell’accoglienza incondizionata nella famiglia di Dio;
* invitare le persone che si stanno confrontando alle questioni legate all’omosessualità a contattare un referente diocesano o una equipe autorizzata dal Vescovo, come accade in alcune diocesi.
In questo caso, il referente diocesano (o l’equipe) devono essere preparati all’incontro e all’accoglienza delle persone che hanno a che fare con tali questioni. Réflexion et Partage è a disposizione delle diocesi per facilitare tali incontri.
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Testo originale: Eléments pour aider à la préparation du synode d’octobre 2015