Quando un prete o un religioso è omosessuale?
Testo tratto dal sito “Devenir un en Christ” (Francia) liberamente tradotto da Adriano
«Dio non guarda come gli uomini, poichè gli uomini guardano l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore » (1 S 16, 7). Dio non ha mai smesso di chiamare indifferentemente persone eterosessuali e omosessuali al sacerdozio o alla vita religiosa.
Gli uni come gli altri, sono invitati ad abbracciare il celibato per il Regno: con la promessa per i sacerdoti (segno più particolare del loro impegno totale al servizio del Popolo di Dio), con i voti per i religiosi (segno più particolare dell’apparizione già presente del Regno di cui i figli e le figlie «non prendono più né moglie né marito » [Lc 20, 35]), che li impenga alla continenza perfetta, ossia una astensione totale a tutte le forme di relazione sessuale.
Nessuno può ovviamente assumere un tale impegno alla leggera: è più un dono da discernere. Per operare questo discernimento con i candidati che si presentano ad essa, la Chiesa, forte della sua esperienza bimillenaria, ha stabilito dei criteri oggettivi, che continua a raffinare durante le crisi successive che potrebbe attraversare, libera a volte di focalizzarsi maggiormente su ciò che fa difficoltà: è chiaro che la pretesa di uno stile di «vita gay» è totalmente incompatibile con la vita sacerdotale o religiosa.
Come tutti gli esseri viventi, il prete, il religioso ma anche le religiose hanno un corpo. Questo corpo è sessuato e ogni rapporto s’esprime con questo corpo. In un mondo che vede la relazione sessuale come bene «ultimo », la Chiesa – tramite il celibato – invita a promuovere degli altri tipi di relazione o attenzione all’altro, l’amicizia… partecipando all’equilibrio di un essere senza per questo fornire prestazioni sessuali.
La formazione dei candidati non dovrebbe avere per obiettivo una sorta di caccia alle streghe destinato a scoprire, per escludere più in fretta possible, le persone omosessuali. Al contrario dovrebbe essere d’aiuto a far raggiungere loro una più elevata maturità psico-affettiva e consentire loro di raggiungere l’equilibrio umano indispensabile che permetterà loro di mantenere la loro promessa o i loro voti in un tempo che è attuale, malgrado tutte le crisi che anche loro potrebbero necessariamente attraversare.
Alcuni sacerdoti, religiosi e religiose non sono stati mai consapevoli del loro particolare orientamento prima dell’ordinazione o della consacrazione religiosa, perché la visibilità omosessuale è talvolta minore in questo contesto specifico. La questione del loro impegno a seguire Cristo potrebbe allora bloccarsi improvvisamente.
E’ loro responsabilità il rispondere con sincerità, aiutati da persone competenti; questo anche per onorare la verità di rompere un impegno qualora non venga rispettato. Altri, consapevoli della propria fragilità, hanno avuto al contrario l’occasione di ratificare con maggior conoscenza di causa gli impegni contratti e continuano a camminare umilmente con la grazia che non manca mai.
La vita cristiana è anche piena di Pasque, passaggi che gradualmente ci portano al Padre. Egli utilizza tutte le debolezze, non per condannare ma per aprire nuovi orizzoni, verso la Pasqua di suo Figlio, che è fratello del sacerdote, del religioso ma anche di tutti i battezzati.
Testo originale: Je suis prêtre, religieux, et homosexuel