Ripensando al pellegrinaggio LGBTQ+ si vede la forza dell’appartenenza
Testo di Phoebe Carstens*, pubblicato su New Ways Ministry (Stati Uniti) il 4 ottobre 2025.
Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata
I racconti, le riflessioni e le benedizioni continuano a moltiplicarsi tra coloro che hanno partecipato al recente pellegrinaggio giubilare LGBTQ+ tenutosi a Roma nel mese di settembre.
Le loro voci, diverse per provenienza e sensibilità, si intrecciano in una narrazione comune: il pellegrinaggio è stato non solo una grande fonte di gioia e speranza, ma anche una testimonianza concreta di ciò che può nascere quando l’inclusione diventa reale.
“Una celebrazione dell’appartenenza”
Sam Albano, segretario nazionale di DignityUSA, ha scritto nella sua riflessione per la rivista U.S. Catholic che questo pellegrinaggio è stato “una celebrazione dell’appartenenza” e un tempo di profonda consolazione.
Racconta con emozione la Messa celebrata nella Chiesa del Gesù, durante la quale è stato proclamato il brano degli Atti degli Apostoli (10,1-48) che narra l’incontro tra Pietro e Cornelio, e la successiva processione attraverso la Porta Santa.
«La storia di Pietro e Cornelio è anche la nostra storia», scrive Albano. «Un popolo che un tempo si pensava fosse ai margini della Chiesa porta già in sé lo Spirito Santo e ci ricorda che Dio non fa preferenze di persone. Camminando verso la Basilica di San Pietro, ho sentito davvero che “un anno di grazia del Signore” stava scendendo sul popolo amato di Dio, le persone LGBTQ+. In quel sabato romano, caldo e luminoso, abbiamo avuto la sensazione che le Scritture si stessero compiendo davanti ai nostri occhi. Le gioie che abbiamo condiviso sono le gioie di tutta la Chiesa».
Il pellegrinaggio è stato un cammino di canti, colori e festa. Molti pellegrini indossavano abiti arcobaleno e i membri de La Tenda di Gionata aprivano la strada portando una croce color arcobaleno. «Eravamo pellegrini tra pellegrini, cattolici tra cattolici, accolti in una Chiesa che era già casa nostra», continua Albano.
E aggiunge: «Il nostro è un pellegrinaggio che dura da decenni, forse da secoli: un cammino di fiducia perseverante che Cristo cammina con noi, e che la Chiesa può diventare ciò che è chiamata a essere.
Il pellegrinaggio non si è concluso sulla soglia della Porta Santa: le persone LGBTQ+, amate da Dio, continueranno ad attraversare le porte delle nostre chiese, proclamando la propria dignità e invitando i pastori della Chiesa a camminare accanto a noi. Ma per quei due giorni a Roma abbiamo sperimentato la gioia e la consolazione di essere semplicemente accolti — anche se, in fondo, appartenevamo già».
“Lacrime di speranza”
Chris Vella, co-presidente della Global Network of Rainbow Catholics e presidente del gruppo maltese Drachma LGBTI+, ha espresso riflessioni simili nel suo contributo per il Times of Malta.
«Ciò che rimane impresso nella mia memoria», racconta, «è l’immagine di oltre mille persone riunite nella splendida Chiesa del Gesù, nel cuore di Roma, per pregare, cantare e celebrare con gioia la nostra fede in Cristo durante la veglia di venerdì sera. Come disse uno dei celebranti: “I nostri occhi conoscono le lacrime del rifiuto… ma oggi sono lacrime diverse, lacrime di speranza”».
Vella osserva che il pellegrinaggio, pur non essendo una marcia dell’orgoglio nel senso classico del termine, ha avuto una forza simbolica simile: «Non era una marcia di protesta, ma camminavamo comunque, come in ogni Pride, per testimoniare la dignità che ci appartiene come esseri umani, come figli di Dio, come cattolici e come persone LGBTIQ+ o genitori orgogliosi di figli LGBTIQ+».
“Chiamati per nome”
Uno dei momenti più toccanti per Vella è arrivato dopo la fine ufficiale del pellegrinaggio, durante una normale Messa domenicale in una chiesa di Roma che non aveva alcun legame con le tematiche LGBTIQ+. In quell’occasione, un sacerdote parlò apertamente e senza esitazioni delle persone LGBTQ+.
«Non solo le ha nominate», ricorda Vella, «ma le ha abbracciate come figli di Dio, con dignità, con un autentico desiderio di amore… Non avevo mai sentito un messaggio così bello pronunciato in modo così diretto e pubblico durante una Messa “qualsiasi”, non pensata per le persone LGBTQ+. È stato così potente che io e mio marito ci siamo ritrovati a piangere di gratitudine davanti a Dio per questa grazia».
E conclude: «Sebbene i giorni precedenti avessero già toccato l’apice dell’emozione, quella Messa è stata un momento inatteso e provvidenziale che ha toccato il nostro cuore in modo profondo. Porto con me quei ricordi e guardo al futuro con speranza, verso un tempo in cui saremo chiamati per nome — non con soprannomi o offese — e in cui non ci sarà più alcuna vergogna o imbarazzo nell’essere cattolici e persone queer».
*Phoebe Carstens è redattrice e collaboratrice di New Ways Ministry, organizzazione cattolica statunitense fondata nel 1977 e impegnata nel costruire ponti di dialogo tra la Chiesa cattolica e le persone LGBTQ+.
Testo originale: LGBTQ+ Pilgrimage Memories Highlight the Power of Belonging

