Senza scampo. La strage degli omosessuali iracheni
Articolo tratto da cristianosgays.com del 15 settembre 2009, liberamente tradotto da Dino
Raccapricciante l’articolo che possiamo leggere su Dosmanzanas nel quale si parla di un assassino reo confesso di omosessuali (ndr in Iraq) che, con estremo cinismo, riferisce i suoi metodi.
L’aspetto più terribile è che qualcuno l’ha imbottito di pregiudizi e di argomenti pseudoreligiosi per giustificarsi e per giustificare quello che fa.
Dice di chiamarsi Abu Hamidi ed è laureato in Informatica. Passa sei ore al giorno cercando giovani omosessuali in chats e social networks in Internet, per denunciarli e perché in seguito siano sequestrati, torturati e assassinati.
Il capo del suo gruppo ha dichiarato a The Observer che “gli animali meritano più compassione di questi sporcaccioni che compiono atti sessuali così depravati”.
Insieme ad altri gruppi di tal genere hanno assassinato 130 omosessuali dall’inizio dell’anno. Questi assassini sono brutali e le loro vittime vengono torturate secondo dei rituali. Una di queste vittime fu il figlio di Azhar Al-Saeed.
Dopo tre giorni dalla scomparsa, Azhar ricevette un biglietto insanguinato nel quale si affermava che quello era il sangue “purificato” di suo figlio, e gli diceva dove avrebbero potuto trovarne il corpo.
Dovette identificare il cadavere e quello che la donna vide la perseguiterà fino al giorno della sua morte. Gli avevano tagliato i genitali ed aveva l’ano chiuso con la colla.
Haydar sta per partire trasferendosi ad Amman, dopo che il suo compagno di appartamento tre mesi fa è stato assassinato, in seguito ad aver contattato uno sconosciuto tramite Internet. Altre vittime della violenza omofoba sono state attaccate semplicemente perché vestivano in stile occidentale.
Secondo il professor Toby Dodge dell’università londinese Queen Mary, la recrudescenza della violenza omofoba può essere dovuto alla salita al potere al governo di Nouri Al-Maliki.
Una volta che non sono più state necessarie per la sicurezza, dopo che questa funzione è stata assunta dalla polizia, le milizie hanno rivolto la loro attenzione alla vigilanza della morale e dei costumi.
Certo è che durante il periodo di Saddam Hussein, l’omosessualità non era criminalizzata, fino al punto di avere a Bagdad un ambiente sufficientemente tranquillo negli anni 60 e 70.
Ma dal 2004, secondo quanto afferma Ali Hali, presidente di un gruppo GLBT irakeno con sede a Londra, 680 persone sono state assassinate a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere, tra cui 7 donne. Un portavoce del ministero dell’Interno ha negato che la polizia dia il suo appoggio alle milizie.
Tuttavia nemmeno sembra che se ne stia occupando molto, visto che in dichiarazioni fatte a The Observer, in cui la polizia nega che l’omofobia sia la causa di questi omicidi, che sono invece ritenuti “dei residui della violenza settaria che ha distrutto il paese nel 2005 e 2006”.
Testo originale
Milicias iraquíes usan los chats para contactar con gays a los que luego asesinan