Shock in Israele dopo il sanguinoso attacco contro un’associazione omosessuale

In Israele la comunità omosessuale è in stato di shock, dopo la sparatoria di Sabato notte (ndr 1 agosto 2009), contro un’associazione della comunità gay e lesbica di Tel Aviv.
Uno sconosciuto ha aperto il fuoco con armi automatiche nel seminterrato dell’associazione, che ospitava la riunione settimanale di un gruppo di sostegno per adolescenti.
Il tiratore è fuggito a piedi subito dopo l’attacco. La polizia lo sta cercando attivamente tra gli abitanti di Tel Aviv.
“Erano le 22,40 quando qualcuno vestito di nero e con il volto nascosto da un cappello per sciatore è entrato nel seminterrato. All’inizio ho pensato a uno scherzo, ma ha subito sparato. Nessuno ha gridato. Ci siamo gettati sotto i letti e i tavoli. La stanza era piccola e, oltre alla terrazza, non ci si poteva nascondere ovunque”, ha confidato uno dei ragazzi feriti a Haaretz.
“Sono sconvolto se penso che i miei genitori scopriranno la mia omosessualità a causa di quest’attacco” , afferma addolorato un ragazzo di 16 anni ferito al ginocchio ed al petto, “Ii centro era, per me, un luogo amichevole dove discutere e ascoltare musica”.
I rappresentanti della comunità omosessuale sono convinti che si tratti di un attacco omofobo e ricordano che in passato sono state dipinte croci uncinate all’ingresso del centro. La polizia israeliana ha confermato che il club, che si trova presso l’angolo tra via Ahad Haam e Nachman, nel cuore della città, non era mai stato attaccato dai terroristi.
“Siamo nelle fasi iniziali delle indagini, il centro ha recentemente ricevuto minacce”, ha dichiarato il capo della polizia di Tel Aviv, il comandante Shahar Ayalon. Per evitare ulteriori spargimenti di sangue il funzionario ha deciso di chiudere Sabato sera un bar gay posto nelle vicinanze e ha chiesto a tutte le istituzioni di essere particolarmente vigili.
Il dito è puntato sul ruolo dei religiosi
Durante la notte, migliaia di persone si sono raccolte nel centro di Tel Aviv per denunciare l’aggressione. I manifestanti hanno anche accusato il partito ortodosso sefardita Shas d’incoraggiare le dichiarazioni di odio contro gli omosessuali.
l deputato israeliano Nitzan Horowitz, il solo omosessuale dichiarato allo Knesset (ndr il parlamento israeliano), ha affermato che questo “è senza dubbio il più grave attentato mai subito dalla comunità gay israeliana”.
“Tuttavia, la nostra comunità non si farà spaventare” ed ha promesso che “affronterà a testa alta e con orgoglio tutti coloro che la minacciano, alla guerra replicheremo con la guerra”.
“Mai nei nostri peggiori incubi avremmo immaginato che l’odio contro la nostra comunità, che non fa del male a nessuno, giungesse a questo”, ha affermato Mike Hamel, presidente dell’associazione nazionale degli omosessuali e delle lesbiche in Israele.
Ha dichiarato Mai PELEM, presidente della comunità gay di Tel Aviv, che “non c’è da stupirsi che una tale reato sia stato commesso, alla luce dei tanti incitamenti all’odio verso la comunità omosessuale”, alludendo agli attacchi violenti contro l’omosessualità degli ambienti religiosi.
Già nel 2005, un ebreo ortodosso, aveva pugnalato tre partecipanti al Gay Pride ed era stato successivamente condannato a 12 anni in prigione.
Nonostante l’ostilità verso l’omosessualità, soprattutto di sesso maschile, dei circoli religiosi in Israele – che la considerano un “abominio” – questa non è più un reato penale in Israele dal 1988, inoltre alle coppie gay o lesbiche sono stati riconosciuti, dai tribunali, anche alcuni diritti.
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