Siate pronti a rispondere della speranza che è in voi?
Riflessioni di Andrea F. sul ritiro online per Giovani Cristiani LGBT “Pronti a rispondere della speranza che è in voi” (27-29 Novembre 2020)
Nel lungo ed intenso weekend del 27-29 novembre 2020, giovani cristiani LGBT provenienti da tutta Italia e oltre, hanno vissuto un ritiro spirituale online, su uno stralcio della lettera di Pietro “Siate pronti a rispondere della speranza che è in voi” (1Pt. 3,15-16). Il ritiro spirituale, a tema della Speranza, scelto ancora prima della attuale emergenza sanitaria per COVID-19, si è dimostrato come non mai attuale e sentito da tutti i partecipanti.
I tre giorni hanno previsto momenti di preghiera comunitaria e personale, relazioni a tema della speranza da parte di più relatori, momenti di lavoro e condivisioni a piccoli gruppi, film, Santa Messa e… qualche nuovo sogno, tutto da scrivere, a più mani. Insomma, momenti più intimi e personali, si sono succeduti a momenti più conviviali e leggeri, sapientemente dosati dagli organizzatori.
Un primo relatore, nei numerosi e fecondi spunti, ci ha donato una bella immagine della speranza cristiana: una stella nella notte. Stella che, quando visibile all’occhio umano, ci guida e ci indica la strada per arrivare a casa, persi nelle tante notti della vita. E quando questa stella non è visibile, continuiamo a camminare nel bosco, certi che la stella è presente. Questa è la speranza!
Ecco allora che comprendiamo che la speranza non è illusione, disincanto, stupore, idealizzazione, commiserazione, certezza, rifugio… la speranza non è “vedere” il sepolcro ma “guardare oltre” quella pietra rotolata a lato! La speranza è una persona, Gesù! Un amico buono e fedele che, se glielo permettiamo, entra nel nostro cuore e pulisce i nostri piccoli sepolcri e ci dona nuova vita!
“Sperare l’insperato”, perché la vita – l’Amore donato di Gesù per noi – vince la morte!
Argomento spesso minimizzato e scansato anche all’ombra dei nostri oratori, qui ha preso fascino, forza e curiosità. In particolare, grazie alle provocazioni e meditazioni in stile squisitamente gesuitico/ignaziano – famoso per la spiritualità che lavora seriamente su se stessi e aperta a tutte le direzioni – abbiamo letto, analizzato, riflettuto e condiviso più brani del Nuovo Testamento.
Nei vangeli, come nella vita, vediamo spesso due sentimenti contrapposti: accoglienza e giudizio, coraggio e paura. Appare allora chiaro che Gesù è una “speranza incarnata” e ci chiede di essere altrettanto, sporcandosi tutto, mani e piedi compresi, per essere veri volti di speranza!
Farsi piccoli e poveri, eppure in grandi contraddizioni per il mondo, così luminosi, come Lui!
Ultimamente, mi chiedo spesso: Gesù era resiliente? Se ci chiede di donare con Gioia, credo ci abbia già risposto… eppure quanti cristiani sono figli della tristezza e dell’abitudine! Ecco perché sperare, credo, sia iniziare a guardare il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, circondarsi di positività e non negatività, vedere opportunità e sfide e non disavventure e ostacoli! Se il vangelo è un messaggio di speranza, ecco che per i cristiani LGBT+, soprattutto i più giovani, deve essere gridato a gran voce dai tetti, stampato a caratteri cubitali su grandi manifesti colorate per i crocicchi delle strade…
Ancora di più: operatori pastorali e famiglie con figli LGBT+ facciano conoscere questa speranza, mettano in circolo una buona parola, uno sguardo che salva, un sorriso che accoglie, mani che rialzano, piedi che camminano a lungo conversando con chiunque incontrano sulla via.
Come ricordato nella Santa Messa finale, dentro di noi convivono sempre desideri e demoni, ferite e cicatrici, ma educandosi – speranzosi – possiamo fiorire nel campo della vita.
Seppur il ritiro “on-line” non è “live”, trovo alcuni elementi positivi e costruttivi che penso debbano essere ripensati o integrati in futuro: la possibilità di non escludere alcun giovane per motivi economici al ritiro, l’assenza di problemi logistici (uniamo Trento e Palermo con un click), una organizzazione generale molto più fluida e semplice (p.e. non c’è nulla da prenotare), la facilità della interazione (per i più giovanissimi) con internet (spontaneità, assenza di timidezza, confronto e esposizione più protette e discrete, ecc.), la completa libertà di partecipazione in tempi e spazi diversi (partecipare solo ad alcuni momenti del ritiro per scelta o condizione), la comunicazione di un contenuto di qualità (seppur la relazione come forma, appare imprescindibile), ecc.
Non ultimo, si è dischiusa una nuova speranza per cristiani LGBT+ oramai adulti; non sappiamo questo cammino dove ci porterà e cosa sogneremo, ma sappiamo che il percorso pregresso ci ha reso quello che siamo oggi e il Signore della Speranza saprà suggerirci nuove strade e modalità.
Personalmente, credo ci sia chiesta una seconda maturità, dove affinare meglio la nostra vocazione adulta e restituire a terzi (i giovanissimi) i doni che a nostra volta abbiamo ricevuto in passato. Che ne abbiamo fatto dei nostri talenti LGBT+ ricevuti 10-15 anni fa’? Dai, tiriamoli fuori, ancor di più…
Con l’augurio che questo tempo forte di Avvento ci tenga sempre vigili e con la testa all’insù: la stella delle tante Betlemme quante le nostre vite, ci è dinanzi e ci indica la strada del bambino che è in noi. Bambino che ci chiede di rinascere ogni giorno per i tanti fratelli e sorelle LGBT+ che abbiamo accanto ed essere segno profetico di speranza!