Sinodo 2015: in arrivo più autonomia per i vescovi?
Corrispondenza di Francis DeBernardo pubblicata su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 14 ottobre 2015, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Oggi vorrei dare uno sguardo alle strategie creative discusse al Sinodo di Roma, che potrebbero essere un buon segno per le persone LGBT. Un’idea proposta, sotto varie forme, da numerosi vescovi prevede di decentralizzare il processo decisionale della pastorale famigliare sui temi più controversi, come i divorziati risposati e le persone LGBT.
Uno dei primi a sollevare la questione è stato Johan Bonny, vescovo di Anversa in Belgio, che alla fine del 2014 fu il primo vescovo cattolico ad auspicare la benedizione delle coppie omosessuali da parte della Chiesa. Ecco un passaggio significativo del suo documento (qui il testo originale e qui la traduzione inglese): “Nelle loro chiese locali i vescovi hanno a che fare con una grande varietà di richieste e bisogni, a cui devono dare una risposta pastorale oggi. In tutto il mondo, i fedeli e i pastori hanno approfittato del Sinodo e del suo questionario per presentare le loro pressanti richieste ai vescovi e al Papa. Richieste ovviamente diverse, a seconda dei Paesi e dei continenti; esiste tuttavia un tema comune tra loro, ovvero il desiderio che la Chiesa rimanga sul “grande fiume della misericordia” (papa Francesco). È importante che il Sinodo dia spazio e responsabilità ai vescovi perché formulino risposte pastorali adeguate alle richieste di quella porzione del popolo di Dio affidata alla loro cura. Le singole conferenze episcopali hanno, in questo, un ruolo speciale. Il Sinodo non riguarda solamente ‘la famiglia come Chiesa’ ma anche ‘la Chiesa come famiglia’. Ogni famiglia sa cosa significa lavorare uniti nella diversità, con pazienza e creatività”.
Michael O’Loughlin ha scritto per il sito cattolico Crux un buon articolo sul processo decisionale a livello di diocesi, collegando questa idea ai cambiamenti che hanno come protagonista papa Francesco: “Alcuni vescovi e teologi si sono lamentati per decenni dell’eccessiva concentrazione di potere a Roma, portando avanti l’esigenza di delegare alle conferenze episcopali e alle diocesi le questioni che le riguardano da vicino. […] Con Francesco si è innescato un movimento verso una maggiore ‘collegialità’ ovvero, se possibile, una condivisione dell’autorità”. O’Loughlin cita poi un padre sinodale: “Il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Tagle, ha affermato che le differenze culturali possono rendere ancora più urgenti soluzioni differenziate, ma sempre tenendo a mente l’unità. […] Come ha detto il cardinale: ‘Esiste l’unità della fede, esiste una sola Chiesa, una sola dottrina, ma le situazioni sono sempre diverse. C’è stata la seria proposta di dare spazio alle conferenze episcopali per le questioni che in qualche modo le riguardano, ma sempre alla luce della fede comune’”.
Alla conferenza stampa di oggi l’abate Jeremias Schröder OSB, arciabate della congregazione benedettina di santa Ottilia in Germania, ha detto che sono state presentate molte proposte di decentralizzazione dell’opera pastorale, in particolare per quanto riguarda le convivenze e la pastorale per le persone omosessuali. Secondo l’abate i cattolici tedeschi seguono con molta attenzione la discussione sui divorziati risposati: questo “sembra un ambito in cui possono essere previste soluzioni pastorali a livello di diocesi. […] Ho anche l’impressione che la comprensione e l’accettazione sociale dell’omosessualità varino molto da cultura a cultura: mi sembra del tutto ovvio che anche in questo ambito si dovrebbe consentire alle conferenze episcopali di formulare soluzioni pastorali in armonia con quanto può essere predicato, annunciato e vissuto in un dato contesto”.
[Potete vedere qui un’intervista in inglese all’abate Schröder nella quale parla anche dell’argomento in questione: andate al minuto 1:05.]
Devo ammettere che questa idea mi ha emozionato: ho lasciato la conferenza stampa eccitato da tale possibilità. Ma, una volta tornato nella mia stanza d’albergo e connessomi alla Rete, ho letto qualcosa che mi ha fatto pensare se davvero la decentralizzazione delle decisioni sia una buona idea. David Gibson di Religion News Service ha postato un articolo intitolato: “Arcivescovo del New Jersey stabilisce delle regole per impedire l’accesso alla Comunione per i cattolici”. Ecco un estratto: “Nello stesso momento in cui papa Francesco e i leader cattolici di tutto il mondo discutono il modo di rendere più inclusiva la Chiesa Cattolica, l’arcivescovo di Newark John Myers ha raccomandato fortemente ai sacerdoti della sua diocesi di rifiutare la Comunione a quei cattolici che, per esempio, sostengono il matrimonio omosessuale o il cui matrimonio non è valido agli occhi della Chiesa. […] Con un promemoria di due pagine Myers ha anche ordinato alle parrocchie e alle istituzioni cattoliche di non ospitare persone e organizzazioni non in linea con gli insegnamenti della Chiesa. […] Secondo lui i cattolici, ‘in particolare i pastori e chiunque rappresenti la Chiesa, non dovrebbero né partecipare né presenziare a eventi o funzioni religiose che sostengano in qualsiasi modo chi rifiuta o ignora il magistero e il diritto canonico’”. La decisione locale di Myers mostra gli svantaggi della decentralizzazione: essa permette ai vescovi di esercitare un ministero basato sull’esclusione. Ho già fatto cenno a tali problemi nel mio post sulle leggi che criminalizzano le relazioni omosessuali. In taluni casi i vescovi danno a queste leggi la loro tacita approvazione, quando non le sostengono apertamente, ponendosi ovviamente contro il magistero cattolico. In questi casi è bene per la Chiesa universale esercitare una supervisione per poter correggere fraternamente i vescovi le cui istanze pastorali o politiche non sono in linea con i valori del Vangelo.
Qui al Sinodo, ascoltando tante diverse culture e punti di vista della nostra universale Chiesa Cattolica, sto imparando che le soluzioni non sono mai bianche o nere: o Piano A o Piano Z. In effetti sembra esserci una grande varietà di modi per cercare di risolvere un problema, più di quanti la mia mente ristretta abbia mai immaginato, ve lo posso assicurare. Dobbiamo solamente avere fiducia nello Spirito Santo e agevolarlo, permettendo a tutte le voci e a tutti i punti di vista di dire la loro verità per arrivare alle soluzioni corrette per tutti.
Testo originale: Allowing Local Strategies Sounds Like a Good Idea–Except If You’re in Newark