Sodoma, racconto dell’ipocrisia Vaticana. Non chiedere, non dire
Articolo di Andrew Sullivan pubblicato sul sito del quindicinale New York (Stati Uniti) il 22 febbraio 2019, prima parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Ho passato gran parte dell’ultima settimana a leggere e cercare di far mio il nuovo e devastate libro di questo Frédéric Martel sull’omosessualità ai vertici della Chiesa Cattolica, Sodoma (Feltrinelli Editore, 560 pagine, 2019). È un reportage ampio e sconcertante: Martel ha intervistato non meno di “41 cardinali, 52 vescovi e monsignori, 45 nunzi apostolici, segretari di nunziatura e ambasciatori stranieri, 11 guardie svizzere e oltre 200 sacerdoti e seminaristi”. Martel ha condotto più di 1.500 interviste nell’arco di quattro anni, espone con sufficiente chiarezza le sue fonti e guida il lettore nel giudicare la loro credibilità. Protegge l’identità di molti dei cardinali più clamorosamente ipocriti, ma è spietato con quelli già morti.
Ne esce un quadro che fa basire. Molti dei gay del Vaticano, in particolare i più omofobi, trattano il loro celibato con una spensieratezza mista a disprezzo. Secondo Martel molti di questi prelati hanno vite sessuali vivaci, mettono in pratica il “non chiedere, non dire”, sono sempre a caccia di ragazzi o di escort, fanno festini a base di sesso e droga e sperperano in questo modo perfino i soldi della Chiesa. Come lo sappiamo? Sorprendentemente, ce lo dicono loro.
Molte delle informazioni del libro vengono da fonti molto addentro nella Santa Sede. Cardinali e vescovi più o meno anonimi raccontano delle ipocrisie dei loro colleghi, senza forse rendersi conto che questi ultimi fanno la stessa cosa con loro. Martel non si aspettava un simile candore, né quello che avrebbe scoperto: “Che siano ‘praticanti’, ‘omofili’, ‘iniziati’, ‘non etero’, ‘mondani’, ‘versatili’, ‘in ricerca’ o semplicemente ‘nascosti’, il mondo che ho scoperto, con le sue 50 sfumature di omosessualità, va oltre ogni comprensione”.
Tra le fonti figura Francesco Lepore, un brillante e giovane sacerdote e latinista gay. Aveva una carriera ben avviata e lavorava direttamente per Benedetto XVI e Francesco, poi trovò il modo di abbandonare il suo posto perché non poteva più sopportare la doppia vita che era costretto a condurre, né la rancida ipocrisia di tutto quel sistema.
Ha visto tutto dall’interno: “Ha avuto numerosi amanti tra arcivescovi e prelati; ha ricevuto proposte da molti cardinali, di cui parliamo nel libro; una lista senza fine. Ho scrupolosamente controllato tutti questi racconti, contattando io stesso questi cardinali, arcivescovi, monsignori, nunzi, assistenti, comuni sacerdoti e confessori in San Pietro, tutti in pratica omosessuali”. Questo non è spacciare insinuazioni, o gossip pruriginoso, questo è un reportage.
Non sono ingenuo sull’omosessualità nella Chiesa; vi ho vissuto all’interno in quanto gay per tutta la mia vita adulta, e ho gli occhi bene aperti. Il libro in quanto tale non mi ha sorpreso, ma mi ha comunque basito, scioccato e disgustato. Non si può semplicemente metterlo da parte, o rifiutarsi di credere ciò che è evidentemente vero.
Il libro aiuta a capire più in profondità le invettive di papa Francesco sui cardinali, in particolare le sue denunce dei “farisei” e degli “ipocriti”, con la loro amoralità sessuale, la loro ricchezza e il loro potere: “Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita”. Ha fortemente criticato gli “ipocriti” che vivono “vite nascoste e spesso dissolute”, quelli “che truccano l’anima e vivono del trucco”; ha poi esclamato in pubblico che “l’ipocrisia fa molto male: è uno stile di vita”.
L’unica magra consolazione del libro è la consapevolezza che oggi abbiamo un Papa che, pur con tutti i suoi difetti, sa con chi ha a che fare e ha agito, a volte un po’ bruscamente, per rimuovere, ridurre allo stato laicale e spostare i casi più clamorosi in posti in cui nulla c’è da fare. Questa è la chiave per comprendere la ferocia dell’opposizione della destra cattolica. Gli oppositori più determinati di Francesco sono prelati gay molto nascosti, di estrema destra, che vivono doppie vite in sontuosi palazzi, supportati dai reazionari e dai bigotti più crudeli dell’Occidente, che spesso protestano di fronte alle loro rimozioni.
Sì, a volte Martel esagera un po’, ma è comprensibile. Lui, giornalista gay e laico, non ostile alla Chiesa, è entrato in Vaticano ed è rimasto spiazzato dall’omosessualità onnipresente. In Occidente non c’è più stato un simile quartiere gay dopo gli anni ‘80 (Lepore azzarda che l’80% della popolazione vaticana possa essere gay). Come Martel dimostra sempre meglio, un tema emerge potentemente: “L’omosessualità è sempre più diffusa man mano che ci si avvicina al santo dei santi; man mano che saliamo nella gerarchia cattolica, troviamo sempre più omosessuali. Più un prelato si oppone con violenza ai gay, più forte è la sua ossessione omofoba, con maggiore probabilità non è sincero e la sua violenza nasconde qualcosa”. È una lezione che ho imparato anch’io preparando il mio dossier sui sacerdoti gay.
Non è quindi una gran sorpresa vedere come Paolo VI fosse influenzato da certi scrittori gay cattolici, ed è del tutto prevedibile come il pontificato di Giovanni Paolo II, quello che ha lanciato una nuova guerra contro gli omosessuali, sia stato il più gay di tutti, e uno dei più resistenti alle indagini di abusi sessuali.
Il suo braccio destro e successore, Joseph Ratzinger (che poi diventerà papa Benedetto XVI), riceveva personalmente ogni segnalazione di abusi sessuali da parte di consacrati sotto Giovanni Paolo II, ma ignorò la maggior parte di essi, e scelse invece di fare della stigmatizzazione e della persecuzione dei gay sani e sereni la sua missione. Non ci fu un teologo dissidente che fece a meno di notare e punire, ma non trovò mai un motivo per indagare su un pedofilo.
Per quanto riguarda l’America, Martel riporta ciò che già tutti sanno: “Il cardinale Wakefield Baum, ex arcivescovo di Washington, deceduto pochi anni fa, ha vissuto per molti anni con il suo assistente personale […] il cardinale Theodore McCarrick, ex arcivescovo di Washington […] era ben noto per ‘trovare da dormire’ con seminaristi e giovani sacerdoti, che lui chiamava i suoi ‘nipoti’ […] l’arcivescovo Rembert Weakland subì un ‘outing’ da parte di un ex compagno […] un cardinale americano è stato cacciato dal Vaticano e rispedito negli Stati Uniti per comportamenti inappropriati con una guardia svizzera.
Un altro cardinale americano, vescovo di una grande città degli Stati Uniti, ‘vive da molti anni con il suo compagno, un ex prete’, mentre l’arcivescovo di un’altra città, devoto della Messa in latino e dedito al battuage, ‘vive circondato da un gregge di giovani seminaristi’, un fatto confermatomi da Robert Carl Mickens, un vaticanista americano che conosce bene lo stile di vita gay dei più eminenti prelati cattolici degli Stati Uniti”.
Testo originale: The Corruption of the Vatican’s Gay Elite Has Been Exposed