“È solo l’inizio”. La comunità LGBT turca davanti al nuovo giro di vite del governo Erdogan
Articolo di Carmen Fishwick pubblicato sul sito del Guardian (Gran Bretagna) il 23 Novembre 2017, libera traduzione di Andrea Shanghai
La comunità LGBT turca dice che il divieto governativo di organizzare eventi specifici non si limita a essere una limitazione delle libertà personali ma è anche una prova ulteriore dell’agenda contro la laicità che il governo sta perseguendo; alcuni arrivano a temere persino per la propria incolumità. Rispondendo a un sondaggio lanciato dal Guardian, molti sostengono come Recep Tayyip Erdoğan stia scatenando una vera e propria guerra contro di loro, un cambiamento radicale della sensibilità del paese nei confronti della comunità LGBT-anche in quelle aree in cui fino a poco tempo fa si godeva di una relativa libertà personale. Le autorità di Ankara hanno imposto il divieto a tutti gli eventi culturali LGBT dalla scorsa domenica, adducendo ipotetiche minacce all’ordine pubblico e timore di “provocare reazioni all’interno di alcuni segmenti della società”. Alcuni giorni prima, era stato vietato un festival di cinema gay di lingua tedesca.
Idil, venticinquenne che vive in una cittadina nella Turchia meridionale, dice che ha sempre vissuto una certa mancanza di accettazione da parte del governo nella comunità LGBT, ma che ora le cose stanno peggiorando. “Non sono restato poi molto sorpreso quando ho appreso la notizia. Ho partecipato ai gay pride di Istanbul fin dal 2009. L’atmosfera è sempre stata pacifica ma, negli ultimi anni, e’ diventato un tour de force della polizia. Gli attacchi brutali sono stati i primi segni di che cosa avremmo dovuto subire di lì a poco. Temo questo sia solo l’inizio.”
La scorsa settimana, Erdoğan ha affermato che riconoscere i gay è “contro I valori della nostra nazione”, dando voce a un sentimento che aveva già espresso all’inizio dell’anno cancellando per il terzo anno consecutivo la sfilata del Pride di Istanbul. La polizia ha utilizzato proiettili di gomma e trattenuto dieci persone per impedire l’evento, secondo quanto ha riportato il quotidiano turco Hürryet. Idil è preoccupato che il pugno duro che il governo sta utilizzando contro la comunità LGBT stia legittimando l’omofobia e incoraggiando le persone a dare voce ai propri pregiudizi.
“Penso che il nazionalismo che si sta rafforzando ogni giorno di più in Turchia, abbia un’influenza diretta su ciò che le persone pensano della comunità LGBT. Secondo molti, noi non possiamo essere considerati i degni discendenti dei nostri “supposti” gloriosi antenati. Non sono solo quelli dall’educazione più limitata a pensarla così, ma anche persone che hanno studiato sono portate a ritenere l’omosessualità una cosa innaturale. Quando intendono offendere qualcuno, utilizzano solitamente la parola ibne, che in turco significa gay.”
Anche Necmiye, quarantenne che lavora a Istanbul, dice che il divieto non è stato una sorpresa e aggiunge che questo approccio anti secolare del governo è estremamente pericoloso. “Si dice alla gente che il secolarismo è nemico dell’Islam e dei suoi valori. Ma anche le persone LGBT sono cittadine di questa nazione ed è dovere dello stato proteggerne i diritti. Se ci sono dei problemi riguardo l’omofobia, lo stato dovrebbe educare le persone piuttosto che colpire il movimento LGBT.”
Come tutti gli altri partecipanti alla nostra ricerca, anche Leyla, 22 anni, ha chiesto l’anonimato per evitare ritorsioni. “Nessuno è più disposto a partecipare a eventi o proteste LGBT” dice. “Tutti sono preoccupati a mantenere pulita la propria reputazione. Non possono più utilizzare nemmeno i propri nomi o mettere la faccia in qualcosa relativo a questioni LGBT. I crimini di odio stanno diventando più comuni perchè la giustizia non li persegue con la giusta energia.”
Gli attacchi alla comunità LGBT sono in aumento ed è ironico che le autorità invochino le minacce all’ordine pubblico come una valida ragione per limitare le libertà individuali. “La comunità è pronta ad aiutare i propri membri, tuttavia pochi di noi possono davvero parlare apertamente della propria vita e dei propri amori,” prosegue Leyla. “Dal momento che in un certo qual senso siamo costretti a vivere nascosti, molti di noi tentano di mostrare il proprio supporto alla comunità tramite i social e sotto false identità.”
Tuttavia è proprio l’affermazione del governo che gli eventi LGBT possano “provocare reazioni all’interno di alcuni segmenti della società”, a preoccupare maggiormente. Sune, uno studente proveniente dal sud della Turchia, dice di essere sempre stato soggetto di bullismo a causa della sua identità. “È veramente difficile vivere in Turchia. Siamo il bersaglio di discriminazione da parte di una società per la maggior parte conservatrice. Anche le nostre famiglie non riescono ad accettarci. È sicuramente più semplice vivere in grandi città cosmopolite come Istanbul e Ankara, ma la vita è veramente difficile per chi arriva dalle campagne come me”. “È stato richiesto in un sondaggio quale sia la minoranza che si preferirebbe non avere come vicini di casa, e il 90-95% degli intervistati ha risposto la comunità gay”. “Se uno vuole essere gay in Turchia è meglio che se ne vada in Olanda, Se potessi non starei qui un secondo di più. Voglio andare in Olanda. Voglio andare a vivere all’estero e completare là i miei studi.”
Damir aggiunge che molti dei suoi amici se ne sono andati all’estero per evitare la recrudescenza politica nei confronti dei gay in patria. “La crescita dell’Islam politico significa che qualsiasi ambito, dalla legislazione all’educazione, sia visto come non sufficientemente islamico”, dice. “È un enorme perdita che la Turchia stia inesorabilmente erodendo il suo status di paese più LGBT friendly del mondo islamico.”
*Tutti i nomi sono stati cambiati per ragioni di sicurezza
Testo originale: ‘It’s just the start’: LGBT community in Turkey fears government crackdown