Sono cristiana e lesbica in Polonia. Sogno una chiesa che sa accogliere
Testimonianza tratta dalla guida “Christian Role Models for LGBT Equality” (Modelli cristiani di comportamento per l’uguaglianza LGBT), edita da Stonewall (Inghilterra), dicembre 2015, p.19, liberamente tradotta da Laura C.
Questa storia viene da una giovane donna che vive in Polonia e fa parte di Wiara i Tecza (Fede e Arcobaleno), un gruppo di cristiani LGBTQ e simpatizzanti che lavorano per la consapevolezza, la tolleranza e la piena accettazione nella società polacca. Questo gruppo accoglie cristiani di ogni denominazione, persone in ricerca e non credenti per creare comunità e dialogo.
Oggi non mi identifico con nessuna Chiesa o denominazione particolare. Penso solo di essere cristiana e di aver trovato il mio posto nella comunità cristiana di cui faccio parte. Non è una Chiesa nel senso tradizionale del termine ma un’organizzazione globale, non confessionale ed inclusiva.
Da ragazzina ero una cattolica devota, ma crescendo è diventato per me sempre più difficile essere d’accordo con tutto quello che il cattolicesimo insegnava. Sentivo che non ero d’accordo con qualcosa e che non c’era posto per il disaccordo o il dibattito – effettivamente, esprimere un’opinione diversa significava autoescludersi. Era sempre più arduo continuare a far parte della Chiesa formale perché non potevo obbedire a tutti i dogmi della Chiesa Cattolica ed essere me stessa allo stesso tempo. Ma, nonostante tutto, avevo ancora la mia fede in Dio.
Per circa un anno ho continuato ad andare in chiesa, perché sentivo che non sarei stata davvero cristiana se avessi fatto altrimenti e avevo paura di andare all’inferno. Ma non mi sembrava giusto, non era quello per me il modo di avere una relazione con Dio. Ho deciso di non identificarmi più con la Chiesa Cattolica. Lasciarmi alle spalle quella appartenenza mi ha aiutato da un punto di vista psicologico e ho cominciato a cercare un altro modo di credere.
Ho preso in considerazione l’idea di convertirmi alla Chiesa protestante, ma scegliere quale tipo di Chiesa frequentare era come scegliere tra dei partiti politici e nel mio caso non poteva funzionare. Mi sentivo come un ospite che visita ogni casa ma non appartiene a nessuna. Ho trovato, invece, il mio modo di essere cristiana. Nello stesso tempo, stavo ancora cercando di capire quale fosse davvero il mio orientamento sessuale.
C’è voluto diverso tempo prima di prima di capirlo pienamente. Non dico a tutti quelli che incontro che sono lesbica, però non mi nascondo. Rappresento pubblicamente la comunità LGBT a nome del gruppo, organizzando le giornate della tolleranza, dibattiti sull’omofobia ecc. I miei amici e la mia famiglia sanno del mio orientamento sessuale, della mia partner, così sono piuttosto aperta su questo.
Il nostro gruppo Wiara i Tecza (Fede e Arcobaleno) s’incontra per discutere la Bibbia, pregare e sostenersi a vicenda. Cerco di esprimere la mia fede nella vita di tutti i giorni attraverso il modo in cui mi relaziono con le persone, compresa la mia partner. A volte cito la Bibbia, spiego la mia fede e come questa può essere conciliata con il mio orientamento sessuale. Ci sono molte persone che lottano per trovare un posto nella fede e noi li aiutiamo come possiamo.
Lottano per riconciliare il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere con la parte cristiana di se stessi, perché gli è stato detto che questo è impossibile. Anch’io avevo paura di non essere accettata dalle persone religiose, specialmente dai miei amici credenti. All’inizio presentavo loro le mie ‘colpe’ come se fossi malata o avessi qualcosa di sbagliato, perché io stessa non riuscivo ad accettarmi. Non ero solo in cerca di accettazione, cercavo la loro compassione.
Col passare del tempo, sono diventata più sicura di me e della mia identità di cristiana e lesbica e ho cominciato a vedermi in modo diverso. Sono diventata più soddisfatta del mio orientamento sessuale, specialmente da quando ho incontrato la mia ragazza. La comunità LGBT può essere piuttosto antireligiosa, per questo era molto importante per me che lei capisse la mia fede: lei la capisce e vivere una relazione mi ha reso più forte e mi ha aiutato a ripensare il mio modo di relazionarmi con i credenti. Sono visibilmente più felice e questo ha un effetto positivo sulle persone intorno a me. Credo che la felicità venga da Dio.
I miei amici cattolici eterosessuali hanno pregato per me, ma ho detto loro che non dovevano preoccuparsi, ero felice. Sono persone buone e mi hanno ascoltato. Mi vogliono bene e vogliono bene alla mia partner ma non riescono ad accettare che abbiamo una relazione di tipo anche sessuale. Possono accettare questo legame solo come un’“amicizia”, ma niente di più.
La nostra relazione non può essere sbrigativamente archiviata come esclusivamente sessuale. Non mi dà fastidio se le persone hanno questo punto di vista perché credo che Dio mi accetti per come sono, e mi sento forte in me stessa – cosa che mi permette di avere questi dialoghi. Forse è più facile avere questi dialoghi in quanto donna in una relazione con un’altra donna che per un uomo in una relazione con un altro uomo, non lo so.
Ho vissuto la discriminazione all’interno della comunità cristiana durante gli incontri cristiani, e così via. Mi hanno detto che sono una peccatrice che andrà all’inferno e che non posso essere cristiana. Le persone prendono le loro affermazioni dalla Bibbia per argomentare le loro idee, ma noi [il gruppo Fede e Arcobaleno] rispondiamo con le nostre ragioni, secondo le quali il nostro essere LGBT non ci condanna.
Abbiamo ricevuto un’email da un uomo di recente, che ci chiedeva come possiamo essere cristiani e omosessuali al tempo stesso. Ha detto di pregare per noi – ma ci ha anche chiesto di pregare per lui, perché riconosce che anche noi crediamo. Ha detto che pensa che ci sia un posto per noi nella Chiesa, ma non dovremmo vivere come coppie e dovremmo vedere la nostra ‘condizione’ come sofferenza. L’ho ringraziato per le sue preghiere e ho detto che anche noi preghiamo per lui, ma che abbiamo il nostro posto nella Chiesa e pensiamo che la Bibbia possa essere interpretata in modi diversi, facendogli degli esempi. Ho provato a essere aperta con tutti, perché costruire relazioni positive con gli altri, qualunque siano i loro punti di vista, aiuta noi e loro. Ci può avvicinare e unire in qualche modo, se non in quanto credenti almeno come esseri umani.
Se la Chiesa diventasse più accogliente nei confronti delle persone LGBT, cambierebbe il nostro mondo perché ha molto potere in molti Paesi, comunità e luoghi. Se comunicasse un messaggio di amore e di pace nei confronti delle persone con un diverso orientamento sessuale o identità di genere, potrebbe ridurre il crimine e la violenza contro le persone LGBT dappertutto.
Molte persone avrebbero vite più felici, facili e pacifiche e ci sarebbero meno lotte all’interno delle famiglie. La mia fede è profondamente connessa alle persone ed è importante per me che Gesù sia una persona. Ognuno può trovare la sua strada, la sua identità e trovare la comunità giusta per lui/lei. Le persone intorno a me sono la mia Chiesa.
Testo originale (PDF): Christian Role Models for LGBT Equality