Sono prete. Oggi con serenità mi scopro gay, ma a quale prezzo?
Email inviataci da don Roberto
Carissimi fratelli, mi sono imbattuto per caso nel vostro sito e ho letto diverse esperienze e articoli che mi hanno dato in questi giorni di tormento un po’ di pace e sollievo. Sono un sacerdote. Cinque anni alle spalle di ministero. Ho appena compiuto trent’anni e da circa un anno vivo un profondo conflitto e inquietudine interiore.
Già da ragazzo l’omosessualità è emersa in vari livelli nella vita, ma ho sempre cercato di nasconderla, di sconfiggerla, di considerarla come qualcosa da allontanare e temere.
Mi sono cosi lanciato in diverse esperienze con tante ragazze che di fatto non portavano a nulla, se non a lasciarmi in uno stato di maggiore confusione e paura per il futuro.
Poi l’incontro con la Chiesa, con Dio. Incontro vero, reale, forte che ha aperto nella mia vita un orizzonte impensabile. Dio, la sua esistenza, la sua presenza, il suo amore per me. Tutto è stato velocissimo: la comprensione e la gioia di questo Padre Amore coincisero con il desiderio di donarmi a Lui totalmente, come unica felicità possibile, come unica fonte di senso in mezzo a tutto ciò che di questo mondo mi aveva lasciato arido, insoddisfatto e infelice.
Ricordo che iniziai a pregare intensamente, chiedendo al Signore di essere liberato da questa “malattia”, da questo infinito tormento. Il suo silenzio non l’ho mai capito. Oggi ci sono nuovi cammini che propongono di guarire attraverso la preghiera e la penitenza. Con me niente ha funzionato. Ne le lacrime, ne le preghiere…nemmeno le infinte novene che ho fatto per essere graziato e liberato (oggi davvero ci rido su).
Gli anni del seminario sono stati sereni. Raramente è emerso il problema della sessualità. Non ho sentito nessun bisogno, nessun impulso, nessun desiderio. Se penso oggi a questo aspetto, vissuto cosi per anni, mi sa di qualcosa di incredibile. L’unica cosa che ricordo con dolore era l’incapacità o la difficoltà di vivere amicizie serene. Gelosie, morbosità, attaccamenti a cui oggi so dare un nome più chiaro.
Divento prete. Felice. Sereno e libero. Dopo un mese dalla mia ordinazione, dopo anni di castità vissuta con gioia e con slancio cado con un mio confratello. Caduta occasionale, che apre in me un mondo completamente nuovo. Tutto inizia ad assumere prospettive nuove. In questi cinque anni c’è ne sono state altre. Non tante in realtà, poche e vissute con testa e cuore. Nessuna di queste ha mai messo in crisi niente.
Un anno fa conosco un ragazzo poco più grande di me. Ci siamo innamorati come mai in trent’anni mi è capitato. Non è questione di sesso, di sola attrazione… è una cosa che mai ho sperimentato. Un amore coinvolgente, che ha riempito la mia vita di un significato nuovo.
Un amore che ha rotto dentro di me ogni isolamento, ogni paura di definirmi per quello che sono e mi sento. Un ragazzo omosessuale. Un prete omosessuale. Un rapporto che sento tanto forte da pensare potrebbe essere per tutta la vita. Un amore che come mai è stato capace di far tremare le certezze di ogni mia difesa. La Chiesa mi parlerebbe di tentazione, io ora riesco solo a vederla come dono.
Non ho mai messo in discussione la mia scelta. Ultimamente si stanno insinuando vari dubbi che mi tormentano e non mi lasciano in pace. Quando ho scelto liberamente di diventare prete e ho abbracciato il celibato, in realtà nel mio inconscio sapevo bene che mai altrimenti avrei vissuto un esperienza normale e quindi potevo benissimo rinunciare a una cosa che mai avrei espresso?
Mai da ragazzo ho pensato che uno come me potesse amare o vivere serenamente un rapporto come ora sto facendo. Ho scelto di diventare prete perché volevo fuggire?? Io ero felice, sono felice…mah…
La Chiesa. Posso vivere il mio stato in questa ambiguità. L’ultima dichiarazione del Vaticano, dopo lo scandalo delle notti brave sono state molto dure e severe: i preti gay vengano fuori e abbiano il coraggio di lasciare!!! Forse è più giusto cosi per essere davvero coerenti e fedeli alla Chiesa che io veramente amo come Madre!?? Il mio tormento è davvero grande!!
Da poco sono stato abbandonato da alcuni amici confratelli. Loro mi hanno criticato perché reputano questo mio amore inconciliabile col mio ruolo, con gli impegni che mi sono preso (e che fino ad ora non ho mia trascurato).
Non li condanno, ma resto a bocca aperta sapendo che loro vivono la loro omosessualità molto serenamente. Hanno rapporti occasionali senza troppi scrupoli, ma l’importante – dicono – è mantenere la libertà del cuore. Io non sono mai riuscito ad avere questi tipi di rapporti. Senza il cuore, senza l’amore mi sembra davvero molto peggio e molto più superficiale. Mai avrei pensato tutto questo. Oggi con serenità mi scopro gay. Mi accetto gay. Amato dal Padre che mi ha creato cosi. Sento che la mia ferita è guarita… ma a quale prezzo?
Sono stato forse molto confuso… ho buttato giù una valanga di idee cosi come le sento emergere dal cuore. Felice di un vostro consiglio… di una vostra indicazione vi saluto con affetto e vi ringrazio per quello che fate.
don Roberto