Sono un ebreo gay orgoglioso della tolleranza della mia comunità
Articolo di Daniel Shoer Roth pubblicato su About en Español (Stati Uniti), liberamente tradotto da Francesco P.
Ogni volta che ritorno da una visita a New York mi rimane sempre una qualche voglia di trasferirmici. E non per le molteplici attrattive della Grande Mela, che senza dubbio costituiscono un incentivo – in particolare il suo sapore cosmopolita. La cosa che mi risulta più accattivante, infatti, è la fertile vita degli ebrei e degli omosessuali che – come me – conducono molte altre persone a celebrare le nostre radici religiose e il nostro orientamento sessuale senza alcun conflitto esistenziale. Una volta all’anno vado a New York proprio per partecipare ad alcune attività connesse a questa nostra condizione.
Questa volta sono andato per celebrare Hanukkah, la festa dicembrina delle luci che rievoca le gesta dei Maccabei, che proclamarono l’indipendenza ebraica in Terra d’Israele appena un secolo prima dell’inizio dell’era Cristiana. Venerdì sera ho presenziato ad una magnifica funzione per lo Shabbat nella Congregazione CBST, la sinagoga gay più grande del mondo. Sabato sera invece siamo stati ad una festa in un’altra sinagoga, dove circa 200 ebrei omosessuali discutevano scambiandosi opinioni ed idee e, in alcuni casi, flirtavano.
Per le persone lì riunite è importante poter conciliare la fede con l’identità sessuale, le quali non sono affatto antagoniste come alcuni vogliono credere. Ciò che più ha richiamato la mia attenzione – molto più di qualche bel viso – è stata la presenza di alcuni ebrei ortodossi, che portavano lunghe barbe e kippoth (copricapi rituali). Mi rallegra vedere come siano stati in grado di superare il trauma che spesso le comunità molte chiuse causano e come abbiano il coraggio di mantenersi fedeli alle loro convinzioni conservatrici e allo stesso tempo vivano autenticamente come uomini gay.
Per gli ebrei gay, così come per gli omosessuali che appartengono ad altre religioni, conciliare fede ed identità sessuale diventa una priorità, perché spesso viene insegnato che le due cose sono antitetiche, esclusive, vale a dire che non è possibile accettare il proprio orientamento sessuale se si desidera che le Sacre Scritture disciplinino la propria vita. Questa premessa è cambiata, al punto che i gruppi religiosi più aperti e moderni spalancano le loro braccia a tutti i fedeli, compresi gli omosessuali. In numerosi circoli della comunità ebraica è possibile essere apertamente gay e allo stesso tempo celebrare le tradizioni e i riti con in quali si è cresciuti.
All’interno del giudaismo, padre del cristianesimo, due denominazioni accettano i gay, permettendo che siano anche ordinati come rabbini: il movimento riformista e quello conservatore. Grazie a ciò, gli ebrei omosessuali sono i benvenuti in centinaia di sinagoghe negli Stati Uniti e in tutto il mondo, senza alcun bisogno di nascondere orientamento sessuale o identità di genere. O ancora, ci sono sinagoghe in in varie città la cui appartenenza prevalente è LGBT, anche se nel corso del tempo hanno subito un calo di popolarità in seguito all’apertura di altre sinagoghe “miste”.
Anche se dall’esterno qualcuno potrebbe pensare che gli ebrei omosessuali siano tutti uguali, in realtà le differenze possono essere molto marcate. Ci sono persone che celebrano le tradizioni secolari, ma non praticano le leggi ebraiche, così come ci sono ebrei ortodossi che seguono le leggi della Torah – il Pentateuco – alla lettera.
Ortodossi e gay
Un movimento un tempo inimmaginabile sta uscendo allo scoperto nella comunità ebraica ortodossa, sia in Terra Santa che nelle comunità della Diaspora: omosessuali che esigono di essere accettati e rispettati, a prescindere dalle interpretazioni letterali dei passi biblici. Questo gruppo di ebrei ortodossi rifiuta i dettami ancestrali che li obbligano a reprimere i loro desideri, astenersi da rapporti sessuali o sottoporsi a terapie correttive che promettono di trasformarli in eterosessuali a costo di danni psicologici. Sfortunatamente si trovano ad affrontare un rifiuto maggiore nelle loro comunità se confrontati con gli omosessuali di denominazione ebraica progressista e, frequentemente, vengono allontanati dalle loro famiglie. Ed è per questo che esistono gruppi di sostegno ed organizzazioni dedicate a questo segmento della popolazione.
Una delle religioni più tolleranti
Ma anche all’interno dei moderni settori ortodossi esistono rabbini che hanno accettato l’omosessualità come condizione naturale e sostengono la diversità sessuale nelle loro sinagoghe ed istituzioni religiose. Alcuni film hanno messo in luce le difficoltà degli ebrei omosessuali all’interno delle comunità più chiuse, a cominciare dal documentario del 2001 Trembling Before G-d (Tremando davanti a D-o) che racconta storie strazianti di persone che cercano di conciliare fede e sessualità. Ciò ha fatto sviluppare una maggiore consapevolezza nella collettività ebraica ed un’apertura maggiore alla minoranza LGBT. Così come diverse Chiese cristiane, le comunità ebraiche progressiste si stanno impegnando ad essere inclusive ed affettuose con questa minoranza del loro popolo.
Molti ebrei ne hanno beneficiato e possono oggi mostrarsi autenti all’interno delle loro comunità e sinagoghe, nonostante altri decidano di continuare a vivere in segreto a causa della pressione sociale o perché non sono riusciti ad accettarsi pienamente come persone omosessuali.
Ciò nonostante, per quanti conservano l’amore per la religione delle proprie origini, non c’è migliore benedizione che poterla professare in un ambiente di amore verso il prossimo, essendo questa una delle principali eredità che il giudaismo ha lasciato al mondo.
Testo originale: Judíos gay celebran las raíces y la identidad