Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone (Atti 10,1-48)
Restituzione* dell’incontro di riflessione biblica del gruppo PAROLA… E PAROLE** del dell’11 maggio 2025
Nota: La restituzione è una sorta di resoconto di quanto è stato detto nel corso dell’incontro. Come in un collage, sono messi insieme frammenti significativi degli interventi dei singoli partecipanti, parole e pensieri espressi da ciascuno e ciascuna.
In questo periodo di veglie per il superamento dell’omotransfobia il gruppo Parola e parole ha letto e riflettuto sul brano (Atti 10) che contiene il versetto scelto per le veglie: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone”. Molti sono gli stimoli emersi…
Cornelio è un centurione romano, un pagano, è perciò un “diverso” per motivi etnici e religiosi, il suo ruolo nell’esercito è paragonabile a quello di un ufficiale, per di più appartenente al popolo che occupa la Palestina, dunque è un nemico.
Luca lo presenta come un uomo di fede, pio e timorato di Dio, giusto, attento ai bisognosi (erano definiti “timorati di Dio” coloro che avevano intrapreso un percorso di avvicinamento alla religione giudaica) e racconta di una visione mistica in cui il Signore dice a Cornelio di mandare a chiamare Pietro, aggiunge dettagli su dove trovarlo ma nulla dice sul perché di quell’incontro.
La scena cambia: ora è Pietro ad avere una visione. Vede scendere dal cielo una tovaglia con animali impuri e ode una voce che gli ordina: “Alzati, Pietro, uccidi e mangia!”. Preso da sconcerto Pietro risponde: “No, io non ho mai mangiato nulla di profano e immondo”, gli ebrei infatti non potevano mangiare cibi impuri. Ma Dio riprende la parola: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano”.
Cade qui il confine tra puro e impuro, tra dentro e fuori, tra sacro e profano, non c’è più né sacro né profano: è il modo in cui Dio prepara Pietro all’incontro con Cornelio e a ciò che quell’incontro comporterà.
Torna alla mente la frase di papa Francesco: se una persona è gay e cerca Dio, chi sono io per giudicare? Un grande insegnamento a non mettersi su uno scalino più in alto rispetto agli altri e da lì giudicarli, magari avvalendosi di argomenti religiosi.
I confini tra puri e impuri sono caduti nella nostra Chiesa? O rimangono barriere oltre le quali seguitano ad essere costrette le persone LGBT+, portatrici di relazioni moralmente scandalose?
Quale visione potrebbe aiutare coloro che sono ancora legati a pregiudizi verso le persone LGBT+? Cosa potrebbe prepararli a questo incontro? Forse un’esperienza forte e sconcertante, come quella toccata a Pietro con la visione che il Signore gli ha inviato?
Poi è ancora il Signore a dire a Pietro di seguire i tre uomini che lo sono venuti a cercare, e Pietro li segue insieme ad alcuni altri fratelli. A Cesarea c’è una piccola comunità che li aspetta, Cornelio con i suoi congiunti e amici. Arrivati, Cornelio accoglie Pietro fuori casa, gettandosi ai suoi piedi, ma Pietro lo rialza: sono due uomini, uno di fronte all’altro, che instaurano una relazione alla pari. Continuando a conversare con lui, Pietro entra in casa di Cornelio.
Quell’incontro lo ha voluto Dio, che non ne ha però svelato il motivo. Il resto lo fanno Pietro, Cornelio, le due piccole comunità riunite intorno a loro e la relazione che nasce tra di loro e li cambia. Sono loro gli attori, Dio crea le condizioni perché tutto avvenga, ma non è lui ad agire, ha bisogno che siano loro a farlo.
Entrando in casa di Cornelio, Pietro fa qualcosa che era proibito: non si poteva entrare nelle case dei pagani! Nell’episodio del Vangelo di Luca, in cui viene richiesto a Gesù di guarire il servo di un centurione, il centurione stesso manda alcuni amici a dirgli: “Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto”. E Gesù, forse per non dare scandalo, non entra in quella casa e il miracolo lo fa a distanza.
Entrato in casa Pietro prende la parola: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”.
È la conversione di Pietro. Salta l’incasellamento in cui Pietro e i suoi avevano costretto Cornelio, in quanto romano-pagano. Attraverso quella relazione Pietro scopre un nuovo volto di Cornelio, e insieme scopre un nuovo volto di Dio che non conosceva.
Quel Dio che emerge alla fine del racconto è lo stesso di prima, è la chiusura delle menti e dei cuori verso i fratelli e le sorelle che impediva di scoprirlo come il re di un regno senza confini e senza barriere, che arriva al cuore delle persone, liberandole dalle etichette. E capita di vedere una maggiore attenzione verso gli altri, verso chi subisce soprusi da chi non ce l’aspettiamo, a volte sono non credenti a darcene una testimonianza.
Quali relazioni e volti di persone LGBT+ ci siamo persi nella Chiesa, per averli incasellati in una categoria da guardare con sospetto? Quale volto di Dio ci siamo persi, che non incontreremo mai se non attraverso la relazione con loro?
E comincia l’annuncio della Buona Novella di Gesù a Cornelio e alla sua comunità. È così che quell’annuncio, che fino ad allora si pensava indirizzato ai soli “figli di Israele”, arriva ai pagani.
E lo Spirito Santo scende su tutti coloro che lo ascoltavano, tra la meraviglia dei circoncisi nel vedere lo Spirito Santo scendere sui pagani. È di nuovo Pietro a prendere la parola: “Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?”, e ordina che siano battezzati.
Il battesimo non è un gesto magico, che da solo cambia le cose. L’acqua del battesimo è il segno di qualcosa che è già cambiato, di una conversione che è già avvenuta, come è successo per Cornelio e la sua comunità.
Lo Spirito di Dio soffia dove vuole, fa saltare gli schemi, i circoncisi non ne hanno l’esclusiva, né ce l’hanno coloro che si considerano puri. Quando gli schemi e le barriere saltano si apre la via della conversione. Pietro e Cornelio ne hanno fatto esperienza.
*La restituzione è una sorta di resoconto di quanto è stato detto nel corso dell’incontro. Come in un collage, sono messi insieme frammenti significativi degli interventi dei singoli partecipanti, parole e pensieri espressi da ciascuno e ciascuna.
** PAROLA… E PAROLE è un gruppo di incontro esperienziale cristiano per genitori di persone LGBT e genitori LGBT di Roma. Ci incontriamo per percorrere e tracciare insieme il cammino verso una società ed una chiesa inclusive, dove nessuno sia messo ai margini. Lo facciamo seguendo le orme di quel Gesù di Nazareth, che, sulle strade della Palestina, ha condiviso la sua vita con gli esclusi e le escluse del suo tempo. Ci incontriamo una volta al mese, normalmente il primo venerdì, alle ore 20 presso un locale attiguo alla chiesa di Sant’Ignazio. Coloro che sono interessati, possono contattarci a questi recapiti: Alessandra Bialetti 346 221 4143 – alessandra.bialetti@gmail.com; Dea Santonico 338 629 8894 – dea.santonico@gmail.com
> Tutte le città dove si veglierà a maggio 2025 per il superamento dell’omotransbifobia