Storie bibliche di ribelli al loro genere
Testo di Austen Hartke tratto da “Transforming: The Bible and the Lives of Transgender Christians” (Trasformazioni. La Bibbia e le vite dei cristiani transgender), editore Westminster John Knox Press, 2018, 225 pagine), capitolo 5, liberamente tradotto da Diana di Torino, revisione di Giovanna di Parma
È significativo che abbiamo esempi grandiosi di personaggi biblici che non si adattavano al modello di genere nemmeno ai loro tempi. Pensiamo a Giuseppe, per esempio, col “mantello da sogno in technicolor”. Questo mantello, a quanto pare, può essere più di quanto sembri. Ecco il set per la storia di Giuseppe:
Giuseppe, all’età di 17 anni pasceva il gregge coi suoi fratelli; e giovinetto com’era stava coi figlioli di Bilha e Zilpa, mogli di suo padre. E Giuseppe riferì al loro padre la mala fama che circolava sul loro conto. “Or Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figlioli, perché era il figlio della sua vecchiaia e gli fece una veste lunga con le maniche. E i suoi fratelli, vedendo che il padre lo amava più di tutti loro, l’odiavano e non gli potevano parlare amichevolmente”. (Genesi 37:2-4)
Noterete che in questa traduzione della Bibbia, la Nuova versione riveduta, il mantello di Giuseppe viene chiamato “veste lunga con le maniche” e non “mantello multicolore” come nella versione di Re Giacomo. La verità è che non sappiamo esattamente come tradurre le parole ebree ketonet passim, usate per descrivere questo abbigliamento, perché questi vocaboli sono citati solo due volte nella Bibbia.
La maggior parte delle volte i traduttori possono capire il significato di una parola osservando attentamente il contesto, soprattutto se tale parola viene usata spesso. Però quando viene usata raramente ne perdiamo le sfumature. Se stai leggendo una raccolta di storie per bambini che fanno riferimento a un orsetto di peluche con la passione per il miele che vive in una foresta con un gufo, un coniglio, un asino e un maiale, quelle parole da sole non evocano nulla – a meno che tu non abbia già letto le storie di Winnie the Pooh!
Sappiamo che la parola ebrea ketonet significa “indumento, abito o tunica” perché viene spesso usata nella Bibbia in riferimento ad abiti. Ma non conosciamo il significato di passim. L’unica altra volta in cui la troviamo si trova nella terribile storia di Tamar, figlia di re Davide, aggredita sessualmente dal figlio di David, Amnon in Samuele 2:13 verso 18: “Ella portava una tunica con le maniche, poiché le figliole del re portavano simili vesti finché erano vergini”. Apparentemente questo capo di abbigliamento indossato da Tamar aveva connotazioni sia di genere, che di stato sociale.
Quindi cosa dobbiamo pensare del fatto che il ketonet passim sia indossato solo da due persone nella Bibbia: Giuseppe e la principessa Tamar? I teologi per centinaia di anni si sono interrogati a tale proposito e hanno trovato ogni genere di risposta.
Alcuni credono che l’abito debba davvero essere un indumento per bambini neutro rispetto al genere (ma come si fa a capire la spiegazione del genere e dello stato sociale dalla storia di Tamar?), mentre altri pensano che forse le vesti reali di uomini e donne erano talmente simili da non distinguersi (ma allora perché il trambusto per l’abbigliamento di genere appropriato in Deuteronomio 22:5?).
Alla fine tutto quello che sappiamo per certo è che “questo indumento apparentemente bello e lussuoso che funge da segno di distinzione per le vergini figlie del re, è lo stesso indumento con cui il patriarca ha vestito il figlio prediletto”. Se questo è il caso, l’alienazione e l’abuso che Giuseppe riceve per mano dei fratelli ha ancora più senso. Essendo una persona assegnata al sesso maschile per nascita, ma che si veste con abiti femminili, rivela che Giuseppe non è all’altezza delle espressioni di genere previste.
Vediamo un altro ribelle al genere in Deborah, capo femminile del popolo ebreo durante il periodo della schiavitù nel regno di Canaan. Giudici 4: 4-5 racconta: “Or in quel tempo era giudice d’Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidoth. Essa sedeva sotto la palma di Debora, fra Rama e Bethel, nella contrada montuosa di Efraim, e i figlioli di Israele salivano a lei per farsi rendere giustizia”. Un giorno Debora chiamò un uomo di nome Barak a farle visita. Quando venne ad ascoltare la sua profezia, lei gli disse che Dio lo aveva scelto come guida per una banda di guerrieri israeliti contro il più potente generale del re di Canaan, Sisara. Barak ci pensò per un attimo. Se avesse vinto avrebbe assicurato la libertà agli Israeliti, ma se avesse perso, il suo popolo sarebbe probabilmente stato oppresso ancora di più. Alla fine disse: “Se vieni meco andrò; ma se non vieni meco, non andrò”. (Giudici 4:8).
Gli studiosi non concordano sul fatto che Barak abbia rifiutato di andare senza Debora in quanto spaventato oppure perché pensava sarebbe stato saggio portare con sé un profeta in contatto con Dio, per mantenere la battaglia sulla strada vincente. In entrambi i casi, Debora rispose: “Certamente verrò con te; soltanto, la via per cui ti metti non ridonderà ad onor tuo; poiché l’Eterno darà Sisara in man d’una donna”. (Giudici 4:9). Così andò con lui insieme a 10.000 guerrieri sul campo di battaglia. Debora consigliò Barak e gli disse il momento giusto per l’attacco. Alla fine della battaglia, Sisara, il generale del re di Canaan, era l’unico ancora vivo.
Sisara corse dal campo di battaglia proprio oltre la tenda di una donna di nome Jael che riconobbe chi era e lo invitò a nascondersi nella sua tenda. Sisara le chiese da bere e poi di stare all’erta e di dire a chiunque lo cercasse che non era passato da quella parte. Jael acconsentì, ma appena Sisara si addormentò, raccolse un picchetto appuntito della tenda e gli trafisse la tempia uccidendolo immediatamente.
Barak corse alla tenda sulle tracce di Sisara, e Jael lo fermò conducendolo al corpo di Sisara, adempiendo così la profezia di Debora che Dio avrebbe dato la vittoria finale a una donna. Non solo una vittoria, un trionfo che avrebbe assicurato la libertà agli Israeliti! In Giudici 5 Debora e Barak insieme compongono un canto per raccontare l’intera storia e ringraziare Dio per la loro liberazione.
Sia Jael sia Debora compiono azioni poco femminili in questi capitoli, dal dirigere una battaglia ad uccidere un ufficiale militare d’alto rango con gli strumenti a portata di mano. Osservando in modo particolare Debora, uno studioso nota: “Il suo genere è sottolineato in modo quasi sproporzionato all’inizio del capitolo 4 – riferendosi a lei come profetessa, donna e moglie – e lei si descrive come madre nel capitolo 5. Ma quali altre caratteristiche la rendono femminile secondo il concetto di una società androcentrica su quello che è femminile? Non è la madre premurosa, piuttosto una madre che detiene il comando militare. È una profetessa, giudice, comandante, tutti tratti tradizionalmente maschili.
Debora avrebbe superato la prova della femminilità biblica, come definita precedentemente? Se questi eroici personaggi biblici, che hanno parlato con Dio e liberato migliaia di persone non soddisfano tali criteri, chi può farlo?
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