Storie di ordinaria omofobia tra i banchi di scuola
Articolo di Katia Gagnon tratto da La Presse (Canada) del 3 aprile 2010, liberamente tradotto da Dino
L’attore Jasmin Roy conduce un seminario sull’omosessualità presso la (scuola) Polivalente Jeanne-Mance, nel Plateau-Mont-Royal (quartiere di Montreal, Canada ndr) perchè ‘Essere trattato da finocchio o da checca rimane, per un adolescente, il massimo insulto’.
Una ventina di sedie sono disposte in cerchio in un grande spazio spoglio. L’attore Jasmin Roy, che tra qualche giorno pubblicherà un libro-choc sulle devastazioni provocate dall’omofobia a scuola, è venuto ad organizzare un incontro-dibattito presso la Polivalente Jeanne-Mance, proprio al centro del Plateau-Mont-Royal.
Dei 750 allievi della scuola, soltanto una dozzina sono venuti ad ascoltare quello che egli ha da dire. Dodici giovani, e soltanto due ragazzi.”Perché ci sono così pochi ragazzi oggi?” chiede subito l’attore. I giovani meditano una risposta.
Ma la verità salta agli occhi: i ragazzi non vogliono essere associati ad un’attività che riguarda l’omosessualità.
Per la paura di essere in seguito trattati da finocchi o da checche: il massimo insulto per un adolescente.
A Jeanne-Mance un solo ragazzo è apertamente omosessuale. David frequenta la quinta secondaria (corrispondente alla seconda media italiana): prima frequentava la scuola di un altro quartiere.
Ha dovuto subire intimidazioni e minacce. da solo Da parte della sua famiglia non ha avuto nessun sostegno, dato che non aveva mai rivelato in casa la sua omosessualità.
A Jeanne-Mance è molto conosciuto. “Alcuni ragazzi etero sono venuti da me per dirmi: ‘Se hai dei problemi, vieni da noi’ racconta.
Ma in realtà la vita nella Polivalente non è così rosea per i giovani omosessuali. L’anno scorso due relatrici hanno dovuto interrompere un seminario sull’orientamento sessuale che dovevano tenere in una classe di quinta secondaria.
La classe era in ebollizione. “L’omosessualità metteva in discussione i valori di alcuni giovani. Soprattutto sul piano religioso” racconta Joelle Dalpé, una delle relatrici.
Nei corridoi il personale sente riecheggiare sempre lo stesso insulto: cazzo di finocchio. “Dire sei un finocchio a qualcuno, è peggio che dirgli sei uno stupido” dice Chantal Robert, studente di quinta secondaria.
Questi termini urtano profondamente Jasmin Roy, che li ha sentiti molto spesso alla fine della sua scuola primaria e per quasi tutto il periodo della secondaria.
Ne ha fatto il titolo del suo libro, Osti de fif, che sarà pubblicato la prossima settimana, dato che ha subito i contraccolpi psicologici di questi insulti per più di 25 anni.
Raggiunto dai suoi vecchi fantasmi
All’inizio degli anni ’90 Jasmin Roy era un giovane attore della popolare trasmissione Chambres en ville (Camere in città; teleromanzo tarsmesso dalla tv canadese).
Insieme ad altri attori della trasmissione girava per le scuole secondarie per presentare una pièce sul distacco dalla famiglia. Poco dopo l’inizio della tournée sono iniziati i malesseri fisici.
Vampate di calore, palpitazioni. Dopo alcune settimane una grave crisi di panico ha sconvolto l’attore.
Tutto questo è successo perché Jasmin Roy ritornava, per la prima volta dalla sua adolescenza, in una scuola secondaria. “Il mio corpo lanciava l’allarme, racconta nel suo libro. Mi avvertiva di un imminente pericolo”.
Il ‘condizionamento’ datava dall’epoca della sua scuola secondaria, un periodo della sua vita in cui il giovane Jasmin è stato vittima di atti intimidatori molto duri.
Il suo calvario ha avuto inizio nel quinto anno della scuola primaria, quando i suoi genitori hanno traslocato nella zona. Fin dal primo giorno di scuola viene coperto di insulti: “Finocchio, mezzafemmina, checca”. Viene preso in disparte nelle toilettes: “Jasmin, tu pisci stando seduto?”.
Ogni giorno di scuola è un calvario. “Se avessi consultato uno psichiatra alla fine del sesto anno, mi sarebbe stata senz’altro diagnosticata una depresione maggiore”, scrive.
Nella scuola secondaria del resto le cose non si sistemano. Viene picchiato, insultato, gli viene sputato addosso. “Ero un bersaglio, un punching bag ambulante”.
Ogni volta che ha denunciato i comportamenti dei suoi aggressori, “me l’hanno fatta pagare crudelmente. Ho dunque deciso di smettere di lamentarmi”.
Alcuni professori addirittura ridevano delle umiliazioni che era costretto a subire, ad esempio in educazione fisica. A casa è sconvolto da terrori notturni, da episodi di vomito impossibili da controllare.
La sua scuola secondaria tutto sommato è andata a finir bene, con la scoperta del teatro.
Ma i suoi vecchi fantasmi l’anno raggiunto 20 anni più tardi, dopo questa tournée nelle scuole secondarie insieme agli attori del programma Chambres en ville.
Le crisi di panico in seguito sopraggiunte sono state terribili. Per anni è stato in terapia.
Storie tristi da morire
E quello che lo scoraggia è che questa omofobia ordinaria sussista ancora nelle scuole del Québec.
Nel suo libro l’attore ha raccolto 10 testimonianze di giovani, alcuni dei quali stanno ancora frequentando la scuola secondaria. Le loro storie sono tutte tristi da morire.
“Tutti mi dicevano: il problema è soprattutto presente in questa zona. Ma io ho dei casi ad Anjou, a Greenfield Park, a Montréal, dice. Queste testimonianze, che talvolta sono peggiori di quelle che ho vissuto io, mi hanno sconvolto”.
Ha constatato che la scuola fallisce sempre nel suo dovere di proteggere questi giovani. “E’ difficile proteggerli. Si interviene per un breve lasso di tempo, due o tre settimane, e poi il ragazzo si ritrova solo”.
E le conseguenze sui giovani sono terribili. “Vogliamo continuare a sacrificare dei ragazzi? E’ ciò che avviene attualmente. Ci sono dei ragazzi che abbandonano, altri che si ammalano, altri che si suicidano”.
Testo originale: L’homophobie ordinaire