Sui preti gay vorrei aggiungere anche io qualche riflessione
Email di Adriano risponde Gregorio Plescan, pastore valdese
Sui preti gay vorrei aggiungere anche io qualche riflessione visto che è un tema quanto mai discusso. Capisco il dramma e le difficoltà dei religiosi che si scoprono omosessuali, comprendo molto meno il fatto che molti religiosi di giorno si scagliano contro il relativismo e le unioni gay e di sera vadano tranquillamente in chat a rimorchiare sesso per una notte. Spesso ci ho chattato e lo confesso mi ha sempre colpito la loro doppia morale, tra ciò che dicono e ciò che fanno.
Non voglio dare lezioni a nessuno ma è molto triste vedere che, a volte, gli stessi che di giorno condannano con ratzingeriana fermezza le unioni civili, omosessuali e non, cercano poi ossessivamente, la notte, del sesso occasionale; triste parvenza di quell’amore che non potranno mai vivere serenamente alla luce del sole e che poi negano dal pulpito anche agli altri.
Adriano di Bologna
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La risposta…
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Caro Adriano, viviamo in un Paese in cui prestigiosi esponenti politici, pur separati, divorziati e conviventi, presenziano al “Family Day” e fanno del modello di famiglia proposto dalla Chiesa cattolica romana parte del loro programma politico – senza che nessuno si metta a ridere o la trovi la cosa grottesca, ma anzi, continuando a votarli anche per i loro “valori”, come se fosse una cosa seria…
Per questa ragione non trovo particolarmente strano che qualcuno usi la chat – strumento in cui posso presentarmi come il fratello bello di George Clooney quando sono la brutta copia di Woody Allen – presentandosi con un’identità religiosa: mi sembra tutto sommato coerente con la nostra identità nazionale, così come si manifesta spesso e in molte occasioni.
Invece mi sento di guardare con simpatia chi ha la chat come unica occasione di fare i conti con la propria sessualità, che vive magari come “sbagliata”, impossibile da mettere in pratica fuori dall’ambito della fantasia, in un ambiente ostile e scostante…
Certo, chi fa così forse ha sacrificato la sua intima serenità alla carriera o la quieto vivere, ma, dato che comunque la chat prevede che a domanda ci sia risposta libera e consenziente a ogni frase, mi pare socialmente molto meno pericolosa di chi usa il proprio potere (anche morale) per sottomettere gli altri non in maniera virtuale.
Penso che, piuttosto, il problema sia sostanziale: non si può ignorare che le persone – anche se lo negano razionalmente – abbiano dei desideri sessuali e tendano a soddisfarli e il negarli porta a una certa quantità di disagio. Penso semplicemente che la pretesa della castità, in quanto tale, sia un problema e vada affrontato per quello che è.
Un caro saluto
Gregorio Plescan, Pastore Valdese