Sul matrimonio omosessuale. Quando scienza, religione, compassione e rigore non sempre vanno d’accordo!

La Settimana dell’Orgoglio gay e lesbico offre l’occasione per fare il punto sulla condizione omosessuale. Da qualche anno il matrimonio tra coniugi dello stesso sesso occupa il primo posto nella lista delle rivendicazioni di questa comunità. Il dibattito sul matrimonio omosessuale ha sollevato molti entusiasmi e, in alcuni casi, una irriducibile opposizione.
Per un fatto di dialettica, la Chiesa cattolica è stata la realtà più coinvolta in questa diatriba, e il suo portavoce ufficiale, la Conferenza dei vescovi cattolici del Canada, ha dato prova di un’energica militanza.
E’ vero che le persone di chiesa, per via della discussione sul matrimonio omosessuale, sono state molto traumatizzate dato che, come ha scritto la Conferenza dei vescovi cattolici del Canada: “Per la prima volta nella sua storia il Canada si deve confrontare con una proposta che ammette la coesistenza di due definizioni del matrimonio tra loro contraddittorie, l’una delle quali sarebbe valida in ambito civile e l’altra in ambito religioso, almeno per la maggior parte dei gruppi confessionali. Queste due definizioni sono intrinsicamente contraddittorie”.
L’analisi del discorso ufficiale della Chiesa cattolica risulta qui ancor più pertinente, dato che in occasione del censimento del 2001, il 43,6% della popolazione canadese affermava di appartenere a questa denominazione religiosa.
Affinché questo lavoro sia il più rigoroso possibile, voglio proporvi un’analisi in tre tempi: 1) la pastorale cattolica e l’omosessualità, 2) il ruolo del matrimonio per i cattolici, 3) il matrimonio e i diritti della persona per la Chiesa cattolica.
1) La pastorale cattolica
Mi spiacerebbe non poter riconoscere che la Chiesa cattolica concede alle persone omosessuali dignità, compassione e rispetto, caratteristiche queste proprie dell’essere umano.
Detto questo, la posizione ufficiale della Chiesa riguardo alle persone omosessuali è stata enunciata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell’ottobre 1986 in una lettera ai vescovi.
In essa si apprende che l’omosessualità è cattiva dal punto di vista morale, e che è considerata oggettivamente disordinata. Questa condanna trae origine dal Levitico 18, 22 e 20, 13, dove sono descritte le condizioni necessarie per poter appartenere al Popolo eletto, e gli omosessuali risultano esclusi.
Sempre in questa lettera ai vescovi cattolici sulla pastorale rivolta alle persone omosessuali, il prefetto della Congregazione scrive: “Scegliere di avere un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso porta ad annullare la ricca simbologia e il significato del progetto della sessualità secondo l’intenzione del Creatore.
L’attività omosessuale non esprime la complementarietà di un’unione in grado di trasmettere la vita e così essa è in contraddizione con la vocazione di un’esistenza vissuta sotto l’aspetto di questo dono di sè in cui il Vangelo vede l’essenza stessa della vita cristiana (…).
Come in qualsiasi disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la realizzazione e la soddisfazione personale, poichè è contraria alla Saggezza creatrice di Dio”.
Si può dunque constatare che per la Chiesa cattolica contemporanea, la persona omosessuale è intrinsecamente squilibrata. L’autore di questa lettera è un personaggio illustre, il cardinale Joseph Ratzinger, che diventerà Sua Santità Benedetto XVI.
Dato che la Chiesa condanna l’omosessualità, non si vede proprio come essa potrebbe dimostrare una qualsiasi forma di generosità nei confronti di istituzioni che si propongono di accogliere gli omosessuali.
Da qui la posizione della Chiesa cattolica nei riguardi del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
2) Il ruolo del matrimonio per i cattolici
La Chiesa cattolica canadese ha vissuto come una spiacevole incursione dello Stato la presa di posizione del governo Martin nella discussione sul matrimonio civile omosessuale. Dopotutto, pur se detentori della legittimità democratica, i parlamentari non devono dimenticare che il matrimonio non è una faccenda dello Stato, della Chiesa o di realtà umane.
Il matrimonio ha le sue origini nella creazione. Il libro della Genesi parla di tre dati fondamentali del progetto creatore riguardo al matrimonio. In primo luogo l’uomo, immagine di Dio, è stato creato “uomo e donna”.
Così l’uomo e la donna sono uguali in quanto persone e sono complementari in quanto maschio e femmina. Inoltre il matrimonio è costituito dal Creatore come uno stato di vita nel quale avviene la comunione di persone, comunione che coinvolge la vita sessuale.
“Così l’uomo lascerà suo padre e sua madre per unirsi a sua moglie ed essi diventeranno una sola carne”. Infine Dio ha conferito all’unione dell’uomo e della donna una missione creatrice, dicendo: “Siate fecondi e moltiplicatevi”.
No solo si deve escludere il riconoscimento dei matrimoni omosessuali perché essi non consentono che l’atto sessuale possa donare la vita, fatto essenziale, ma la Chiesa cattolica, sempre sotto la penna del cardinale Ratzinger, scriveva nel 2003, in un documento intitolato “Considerazioni a proposito dei progetti di riconoscimento giuridico di unione tra persone omosessuali”, che le relazioni amorose tra persone omosessuali non possono essere relazioni coniugali.
“Nelle unioni omosessuali manca anche la dimensione coniugale, grazie alla quale le relazioni sessuali prendono una forma umana e ordinata. Infatti queste relazioni sono umane soltanto quando e finché esse esprimono e promuovono il mutuo aiuto dei sessi nel matrimonio e rimangono aperte alla trasmissione della vita”.
Se non fosse per il fatto che questa affermazione esiste nero su bianco in un documento, si crederebbe di sognare. La Chiesa cattolica non solo si ostina a non riconoscere i matrimoni omosessuali, ma nega anche qualsiasi forma di coniugalità tra persone dello stesso sesso.
Come se la longevità e la fedeltà, caratteristiche proprie delle relazioni coniugali, mancassero completamente nelle relazioni omosessuali.
In Canada la causa giudiziaria che ha portato alla Sentenza Egan contro il Canada [2 RCS.513] è stata intentata da due uomini di Vancouver che avevano al loro attivo 40 anni di vita in comune.
Per ciò che riguarda la trasmissione della vita il cardinale Ratzinger, sempre nel 2003, scriveva: “L’inserimento per mezzo dell’adozione di bambini nelle unioni omosessuali significa in realtà far loro violenza, nel senso che si approfitta del loro stato di debolezza per collocarli in ambienti che non favoriscono il loro piano di sviluppo umano”.
Questa affermazione dal pesante significato è anche molto triste, non tanto perché mantiene vivi dei pregiudizi da parte di un’organizzazione che dovrebbe esserne esente, ma soprattutto perché si fa forza di un’abbondante letteratura scientifica che dimostra proprio il contrario.
D’altra parte l’Associazione canadese degli psicologi ha dimostrato di fronte al Comitato legislativo che ha studiato il progetto di legge C-38 che non esiste nessuna correlazione tra le capacità genitoriali e l’orientamento sessuale.
3) Il matrimonio e i diritti della persona per la Chiesa cattolica
Nel suo memoriale presentato alla Corte suprema (dossier n° 29866), nel riferimento alle condizioni di fondo del matrimonio civile, la Conferenza dei vescovi cattolici del Canada ha sostenuto, nei paragrafi da 38 a 44, che la definizione tradizionale del matrimonio civile non era discriminatoria.
La Conferenza, parlando delle unioni dello stesso sesso, scrive: “L’esclusione non dipende da un criterio non pertinente, l’orientamento sessuale, ma dall’assenza di complementarietà sessuale indispensabile all’interesse pubblico”.
Sono sempre sorpreso dall’incapacità degli ecclesiastici cattolici di includere nei loro discorsi e nelle loro riflessioni il campo della non-discriminazione. Come si può giustificare che solamente la possibilità di avere figli, di dare la vita, sia il criterio essenziale che ci consente di aver diritto all’uguaglianza?
D’altra parte la Chiesa cattolica accoglie, e a buon diritto, le persone affette da infertilità o le persone anziane che vogliono sposarsi ma che non sono più in grado di procreare… Qui la logica cede il passo al dogmatismo.
E poiché si tratta di contraddizione, lo si è visto, la Chiesa cattolica pretende che il matrimonio sia un’istituzione naturale anteriore a tutti i sistemi sociali, giuridici, politici e religiosi formalmente strutturati che si conoscono.
E’ in nome di questa logica che i portavoce di questa stessa Chiesa cattolica invitano i parlamentari ad astenersi da qualsiasi modifica di questa istituzione. Speriamo che l’autonomia tra la Chiesa e lo Stato sia sempre maggiore. Tuttavia è vero il contrario.
Leggiamo il consiglio che il cardinale Ratzinger dava nel giugno 2003 ai parlamentari cattolici: “Nel caso venisse proposto per la prima volta all’Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e di votare contro il progetto di legge.
Concedere voto favorevole ad un testo legislativo tanto dannoso per il bene della società sarebbe un atto gravemente immorale”.
Testo originale: Science, religion, compassion et rigueur ne font pas toujours bon ménage!