Sulla sessualita il Papa è piu audace dei suoi cardinali
Riflessioni di Philippe Clanché* pubblicate su cathoreve.over-blog.com (Francia) il 2 febbraio 2015, traduzione di finesettimana.org
Sabato 24 gennaio, Diego Neria Lajarraga, spagnolo di 28 anni, ha incontrato papa Francesco in privato. Diego è nato bambina e ha deciso di cambiare sesso alcuni anni fa. Nel dicembre scorso, ha ricevuto una telefonata dal papa che gli ha detto di essere stato commosso dalla sua lettera. Ed è con la sua compagna, con la quale intende fondare una famiglia, che il transessuale spagnolo è andato al colloquio con il pontefice.
Non ci si sorprende quasi più degli incontri personali voluti dal papa argentino con persone dai percorsi personali e familiari atipici. Anche se questi incontri non sono mai confermati dal servizio comunicazione della Santa Sede, il papa lascia che i suoi interlocutori ne parlino pubblicamente. L’esistenza di questi incontri la dice lunga sullo sguardo di Francesco nei confronti di coloro che sono “non in regola”. Dato che essere “in regola” significa: matrimonio religioso (fino alla morte di uno dei coniugi) e procreazione (in quest’ordine). Che il matrimonio sia tra un uomo e una donna, è superfluo dirlo.
Essere “non in regola” non significa, per il papa, né essere fuori dalla Chiesa, né fuori dalla sollecitudine pastorale di quest’ultima, né fuori dalla riflessione su possibili modifiche della disciplina. Il secondo sinodo sulla famiglia sarà senza dubbio caratterizzato da questa realtà nuova. Di conseguenza si è molto attenti alle dichiarazioni di tutti i personaggi influenti che agiscono per orientare l’appuntamento dei vescovi in ottobre.
Le persone più vicine al papa ci sembrano talvolta indietro rispetto al loro capo su questo tema. O almeno più timorose. La Croix ci fa sapere che i cardinali Reinhard Marx (arcivescovo di Monaco) e Oscar Maradiaga (arcivescovo di Tegucigalpa), due colonne dell’organo consultivo di Francesco – sono membri del G8 -, hanno ancora molta strada da fare per quanto riguarda il loro modo di considerare l’omosessualità. Interrogato dalla rivista gesuita America sull’eventualità di benedire delle coppie dello stesso sesso, il prelato tedesco risponde: “la relazione sessuale è una relazione fedele fondata sul legame tra procreazione, dono d’amore, sessualità e apertura alla vita”. E più avanti chiarisce: “Non possiamo escludere questo grande modello di sessualità e dire ‘abbiamo della diversità’, o ‘ognuno ha il diritto di…’”.
In una conferenza citata dalla rivista statunitense, il suo confratello honduregno Maradiaga esprime sostanzialmente lo stesso concetto: “Non siamo una Chiesa ‘à la carte’ come fanno altre confessioni. Chiedete questo? Ve lo diamo. E anche questo? Eccolo”.
Il desiderio di riconoscimento religioso delle coppie omosessuali, molto timido tra i cattolici che sanno quanto il cammino sarà lungo, viene qui considerato come una richiesta indebita, assolutamente irricevibile e che confina con il capriccio. La maggior parte delle persone serie riconosce che la realtà omosessuale non dipende da una scelta.
Perciò, fare un’analogia tra la richiesta di benedizione di queste coppie con il menù del ristorante in cui si sceglie a proprio piacimento è per lo meno offensivo.
Quanto alla “diversità” che sembra disturbare il cardinal Marx, si tratta però di una realtà riconosciuta nella Chiesa. Mons. Jean-Luc Brunin, che si occupa di questo tema nell’episcopato francese, ripete che è opportuno parlare non di pastorale della famiglia, ma di pastorale delle famiglie, insistendo fortemente sul plurale. Le coppie dello stesso sesso sono chiamate ad entrare tra le preoccupazioni delle persone incaricate ad hoc nella Chiesa cattolica.
E che dire del cardinale Maradiaga che giustifica la sua posizione facendo riferimento all’episodio della donna adultera? Gli omosessuali apprezzeranno il fatto di essere paragonati a quella peccatrice che Gesù libera dalla sua colpa chiedendole di non peccare più? In questo modo torna a vigere il principio teologico che permette, in teoria, un posto a tutti gli effetti nella Chiesa cattolica ad un criminale che promette di non ricadere nel peccato, ma non ad un omosessuale (o a un divorziato-risposato) il cui problema permane.
“Chi sono io per giudicare?”, diceva papa Francesco in riferimento al caso di un omosessuale cattolico. Che cosa sanno i nostri due cardinali della vita degli omosessuali per dare simili risposte a problemi così delicati, così umani?
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* Philippe Clanché è autore del libro Mariage pour tous, divorce chez les cathos (Plon), che sarà presentato giovedì 12 febbraio a Bordeaux, alla libreria La Machine à lire.