La malattia mi ha fatto superare le barriere
Testimonianza di Élie-Simon pubblicata su Têtu +: Le guide gratuit d’information sur le VIH et les hépatites: 2012-2013 (Francia), 2012, p.8, liberamente tradotta da Rita
I suoi avi costruivano chiese fiamminghe. Sulle orme di suo padre, pittore e anarchico sessantottino, Simon è diventato un artista, nome d’arte: Élie Mirdain. Attore, fusore di statue, sulla scia del pittore Jean Bazaine, che è stato un intimo della sua famiglia … Ha viaggiato da Anversa a L’Aia, in un’abbazia a Vienne e in una fattoria del Nord. Dipinge la sua vita in un caffè di Lille e lì espone anche. Sposato per diciassette anni, si dichiara attratto sia dagli uomini che dalle donne. Lui rifiuta il termine «bisessuale », troppo « restrittivo », preferendo discutere della qualità delle sue relazioni sessuali. Da quindici anni, con sua moglie e suo padre, guida un’associazione di riabilitazione per detenuti in libertà vigilata.
Nei week-ends, incontrava degli uomini. Quando la tensione diventò troppo grande e la moglie lo lasciò, il suo mondo crollò. « Ho fatto il test per l’HIV nel 2005. La notizia della mia sieropositività è scesa come una mannaia. Ho sempre avuto delle “distrazioni”. Anche se non ho mai usato un preservativo, ad Anversa e qui in Francia, sono stato sempre attento per mia moglie. Quando mi ha lasciato dopo diciassette anni, con i miei figli, ho rischiato. Mi sentivo perduto, ero stato contagiato », abbassa lo sguardo mentre il grigio-verde dei suoi occhi si rabbuia un poco. In ogni caso, lui accetta velocemente il suo status e ricostruisce la sua vita. Convive prima con un uomo, William, per due anni, poi con una donna, Carole. Il quotidiano, a volte gli fa male.
«Dopo lo scioglimento della mia famiglia, ho gettato la mia vita alle ortiche. Con lo zaino in spalla ho vissuto in appartamenti che non sono miei. Seguo attentamente le mie cure e i miei pasti ad orari prestabiliti. Mi tengo in forma. La mia priorità ora è trovare un atelier, un posto di lavoro e di vita, l’essenziale insomma.» La pensione d’invalidità gli è stata rinnovata solo per due anni. Lo hanno rimproverato di non cercarsi un lavoro, anche se la sua carica virale è indeterminata. « Io vivrò tutto il mio tempo! »
La sua sola paura? Partire prima di aver espresso bene tutte la sua pittura e se stesso. « Il confronto con la malattia è di accettare l’idea della morte. Io non mi identifico con l’immagine del pittore che soffre, col sieropositivo. La malattia, mi ha fatto superare le barriere nella mia arte, nei rapporti sentimentali e con gli altri. La mia pittura è più plastica, si tratta di una questione di vita o di morte! » Come Antonin Artaud, commediografo su cui ha sempre riflettuto, Élie non fa mistero della sua malattia. E’ il suo ancoraggio alla vita.
Testo originale: Je me sens exister