Tanti linguaggi un solo Vangelo. Le mie “emozioni” alla 3giorni di Albano

Testimonianza di Ada del gruppo Ponti da Costruire, cristiani LGBT+ della Campania sulla 3giorni. Tanti linguaggi, un solo Vangelo de La Tenda di Gionata (Albano Laziale, 13-15 giugno 2025
Sono stati tre giorni intensi, di confronto e condivisioni che hanno dato respiro e balsamo alle nostre anime.
Spazi condivisi che ci hanno permesso di far circolare emozioni e riscoprire la bellezza di essere comunità cristiana in cammino tra le molteplici realtà che la caratterizzano: genitori, religiosi, religiose, operatrici e operatori della pastorale LGBTQA+, studiosi e studiose, teologhe e teologi, persone gay, lesbiche, trans.
Tutte e tutti le/i partecipanti hanno portato con spontaneità e verità le loro vite, le loro esperienze di smarrimento, di sofferenza, di resurrezione e di attivismo nella fede, con la semplicità e l’autenticità che liberano, risanano, guariscono, avvalorando il senso del nostro esserci stati/e.
Non riesco a scegliere cosa ricordare e di cui parlare tra i tanti momenti vissuti ad Albano che mi hanno profondamente arricchito nel cuore e nell’anima.
Provo a rispondere alla domanda: che cosa è stato per me partecipare alla tre giorni di Albano Laziale?
Considerando chi sono, da dove vengo e cosa ha aggiunto e aggiungerà questa esperienza alla mia vita di sempre, al mio cammino di fede, come insegnante, come lesbica, come femminista, come cristiana per appartenenza, ma soprattutto per fede.
Ho avuto immediatamente la sensazione di volare alto e a un livello che difficilmente mi potrà capitare di rivivere in quel modo, una volta tornata nel mio mondo, nella mia storia personale, nel mio luogo di appartenenza.
Ho avuto subito la certezza che la ricchezza e la potenza di ciò che ho visto, vissuto, condiviso, testimoniato, se vorrò, potrò riviverle, facendone memoria, nella mia vita di sempre: con i miei amici e le mie amiche, con la mia compagna, con gli amici e le amiche della comunità di Sant’Egidio, nella mia famiglia, con i miei alunni e le mie alunne, con i miei compagni e compagne di cammino di fede.
Ho provato un profondo sentimento di tenerezza e sorellanza nei confronti di una religiosa che, con spontaneità e verità, in un momento di condivisione, alla domanda “perché sei qui?” ha risposto: “sono qui per arricchirmi e perché… come mi sento libera in questo luogo, non riesco a sentirmi in nessun altro luogo”.
Ho ascoltato con empatia e tenerezza le storie dei genitori che hanno raccontato la loro esperienza personale e che, una volta sperimentato sulla loro pelle il vissuto di dolore e di esclusione dei loro figli e delle loro figlie LGBT+ nel contesto in cui avevano operato, in ogni forma e servizio, hanno avuto il coraggio e l’energia di dare vigore alla loro fede, e “vocati” e “vocate” con forza e tenacia a tracciare un rinnovato cammino di fede per testimoniare l’amore in Cristo.
Ho provato, con le/i presenti tutte e tutti, stupore e meraviglia dinnanzi alla chiarezza e alla lucidità accademica dell’intervento di Pilar Escotorin Soza, professoressa di Teoria della comunicazione e Prosocial Leadership presso la Pontificia Università Cattolica di Valparaíso (Cile), che con generosità e competenza ci ha declinato il “Vangelo di sempre” in una moltitudine di punti di vista, utilizzando l’approccio intersezionale.
Secondo questo approccio, a seconda del luogo, dell’origine, dell’identità e del linguaggio, ognuno/a ci si può collocare in una posizione di sudditanza/oppressione o privilegio, e noi cristiani e cristiane, testimoni della fede, dobbiamo imparare a conoscere e a riconoscere, per affrontare con coraggio e consapevolezza i conflitti nei contesti cattolici e non, in modo che le persone in essi coinvolte si “sentano” sullo stesso piano, abbiano pari dignità e nessuno si senta inferiore o superiore all’altro.
Ho rafforzato il mio sentimento di fiducia nel lavoro della Rete sinodale, di cui di recente faccio parte in qualità di componente di Ponti da Costruire, cristiani LGBT+ della Campania, grazie al contributo di padre Piva, che ci ha comunicato gli ultimi aggiornamenti sul Sinodo italiano e sollecitato a continuare a muoverci per far sentire con forza, nei tempi e nei modi opportuni, il desiderio di cambiamento a partire da noi tutti e tutte.
Solo alcuni dei nomi di amici e amiche e dei loro interventi a cui ho assistito, che hanno nutrito questi momenti con nuovi spunti e sollecitazioni: i saluti di monsignor Vincenzo Viva, vescovo di Albano, che ci ha accolto e aggiornato sul progetto della pastorale familiare fiocesana che, pur con qualche lentezza, sta coinvolgendo e continua a coinvolgere operatori e operatrici della diocesi di Albano sulle tematiche della pastorale LGBTQA+; l’intervento di don Sergio Massironi, dal titolo “Le parole per dirlo”, che, con un bagno di sapiente umiltà, ha denunciato la profonda ignoranza che ancora caratterizza la formazione dei presbiteri sulle tematiche LGBTQA+, e di come sia doveroso spingersi oltre per colmare questo vuoto; e infine Giovanna Cristina Vivinetto, attivista, insegnante, poetessa, che ci ha parlato del suo percorso di transizione e di vita nella fede, utilizzando la potenza della parola che si fa poesia e cura l’anima e dà spunti vitali a tutte e tutti. E tanti altri amici e amiche che hanno arricchito e messo in comune le loro esperienze di vita e di fede.
Un’altra emozione forte che porto nel cuore, condivisa con l’amica Pilar Escotorin Soza, è l’incontro con le ragazze trans, insieme ad alcuni fedeli della parrocchia di Torvaianica di don Andrea Conocchia, che ringrazio sempre per il suo servizio verso chi sta ai margini e per la sua tenacia nel proseguire indomito in questa missione: esempio vivo e reale che una Chiesa che accoglie e integra tutte e tutti esiste.
È stato come immergermi in un laboratorio di umanità, con l’obiettivo di riconoscersi nell’incontro e lasciarci contaminare con emozioni e amore dalle storie ascoltate e raccontate.
Qui si sperimenta il dialogo tra le diversità, qui si respira Chiesa, con tutte le differenze e le realtà plurali che si incontrano, si confrontano, si riconoscono e vivono l’amore della Parola viva che nutre e che irradia nuova linfa e rinnovata speranza.
L’esperienza di Albano è una evidente attestazione di come la Ruah (lo spirito) operi per aiutarci ad avere uno sguardo liberante, per sentire, gustare e vivere il senso di libertà e amore cristiano.
La 3giorni ad Albano di quest’anno, organizzata dal coordinamento de La Tenda di Gionata, ha dimostrato ancora una volta che, in questa policromia di realtà plurali che hanno il desiderio di incontrarsi e fare CASA/CHIESA insieme, è possibile ascoltare TANTI LINGUAGGI e trovare un unico linguaggio, quello dell’Amore, in grado di vivere e testimoniare UN SOLO VANGELO.