Tobin e Dolan, due cardinali su sponde opposte nell’accoglienza delle persone LGBT
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 19 luglio 2017, liberamente tradotto da Silvia Lanzi,
Recentemente il giornale New York Times ha tratteggiato il profilo di due cardinali americani che rappresentano i “poli opposti” della Chiesa cattolica. L’articolo afferma che la loro opposizione è simboleggiata dal fatto che i due sono separati fisicamente dal fiume Hudson: il cardinale Joseph Tobin di Newark (New Jersey) e il cardinale Timothy Dolan di New York. Anche se tra i due ci sono molte differenze, quella più evidente è la loro posizione sulle persone LGBT.
Il Times apre il suo articolo sottolineando i libri sull’omosessualità che i due hanno deciso di approvare. Il cardinale Tobin descrive il nuovo libro del gesuita James Martin, “Building a Bridge“, come un testo “coraggioso, profetico e di ispirazione“. Per il cardinale Dolan, il libro da leggere è invece “Why I Don’t Call Myself Gay”, il diario di un omosessuale celibe che il cardinale descrive come “un racconto onesto di un’autentica battaglia che combatte chi è attratto dal proprio sesso“.
Il Times commenta: “Gli esperti affermano che nessuno dei due è in disaccordo con i principi della Chiesa e che entrambi credono in una sorta di ‘grande tenda’ cattolica che accoglie tutti. Come vescovi, le loro convinzioni sono piuttosto simili. Ma i confronti sono inevitabili, dal momento che papa Francesco ha messo il cardinal Tobin sulla medesima giostra dei media del cardinal Dolan quando, in novembre, l’ha insediato nella diocesi di Newark, che non è mai stata sede cardinalizia“.
Il Times confronta i cardinali su uno spettro di argomenti. Nel post di oggi, vorrei invece considerare più a fondo le loro prese di posizione sulla ‘problematica’ LGBT. Da una parte c’è l’approccio pastorale del cardinal Tobin, eletto un anno fa da papa Francesco. Recentemente il cardinale Tobin ha accolto un gruppo di pellegrini LGBT nella cattedrale di Newark, indirizzando loro, prima della visita, questo messaggio: “Sono deliziato che voi e i vostri fratelli e sorelle LGBT abbiate deciso di visitare questa splendida cattedrale. Siate i benvenuti!”. Quindi li ha salutati il giorno del pellegrinaggio ed un partecipante ha detto che quell’esperienza ha avuto del “miracoloso”.
Nel 2016, interrogato sulla valanga di licenziamenti di lavoratori LGBT nelle strutture ecclesiastiche cattoliche, il cardinale Tobin aveva affermato che a riguardo si sarebbe dovuto decidere caso per caso. La sua buona volontà nel commentare questa notizia e la sua preoccupazione per i licenziati, sebbene forse un po’ sotto tono, ha comunque superato il perdurante silenzio dei suoi colleghi.
Anche il coinvolgimento del cardinale Tobin nell’U.S. Conference of Catholic Bishops (USCCB) (ndr equivalente americano della CEI), rivela il suo differente approccio alla questione LGBT. Questa primavera infatti l’ha sfidata pubblicamente a trasformare il comitato ad hoc sulla libertà religiosa da temporaneo a permanente. L’anno scorso aveva criticato le priorità dell’USCCB, tutte concentrate su matrimonio e libertà religiosa, come incompatibili con la visione di Francesco. Quando in Indiana è stato proposto un referendum per l’abolizione del matrimonio omosessuale, Tobin ha evitato il linguaggio iperbolico e dannoso di molti altri vescovi. Invece il portavoce dell’arcidiocesi ha dichiarato che i cattolici “hanno il diritto di prendere le loro decisioni in materia“. Ha anche difeso alcune religiose statunitensi messe sotto inchiesta dal Vaticano, in parte per il loro sostegno ai diritti LGBT.
Anche se Tobin definisce l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio un’istituzione specifica per gli eterosessuali ed il celibato come la strada della santità per gay e lesbiche, dice anche che non suppone che chiunque si presenti come omosessuale sia sessualmente attivo.
Dalla parte opposta c’è il cardinal Dolan, le cui dichiarazioni sulla questione LGBT sono molto più negative. Una volta ha scritto sul suo blog un aneddoto stravagante di qualcuno che, da bambino, doveva lavarsi le mani prima di mangiare. Quindi ha applicato la storia a gay e lesbiche che dovrebbero “lavarsi le mani” prima di entrare in Chiesa perché lì “non dovrebbero esserci mani sporche“. Il cardinal Dolan è stato ambivalente sui commenti di benvenuto di papa Francesco alle persone LGBT. Quando Francesco ha detto il suo famoso “Chi sono io per giudicare?“, Dolan ha pensato che, dicendo così, si potesse comunque giudicare le azioni di qualcuno – anche se non la sua persona.
In un’intervista del 2013 Dolan si era rifiutato di affermare che i leader ecclesiastici erano anti-gay per la loro opposizione al matrimonio omosessuale. Aveva aggiunto che la gerarchia era “fuori mercato” perchè non cambia idea sul tema, nonostante i diritti LGBT si stiano espandendo. Quell’anno era anche rimasto in silenzio sull’allarmante aumento di crimini d’odio contro le persone LGBT a New York.
Nel 2012 poi, ha fatto una visita apostolica ad un seminario irlandese tacciandolo di essere “gay-friendly”. È stato sotto la sua guida che, tentando di difendere la libertà religiosa, l’USCCB ha lanciato il suo primo “Fortnight for Freedom”, minando di fatto l’uguaglianza delle persone LGBT. Ma non tutte le dichiarazioni di Dolan sono negative. Quando nel 2014, per la prima volta, la sfilata del St. Patrick’s Day a New York ha accettato un gruppo LGBT, il cardinale ha difeso la loro presenza controbattendo alle critiche dei cattolici conservatori. In televisione Dolan ha anche detto che era bello che il cestista Michael Sam avesse fatto coming-out. In altre parole è come se avesse detto a gay e lesbiche, “anch’io vi amo. E anche Dio”.
Come nota il Times, con l’andare del tempo però, quel che importa non sono le loro dichiarazioni ma questa differenza cruciale: “Nella Chiesa, proprio per le loro diverse personalità e modi di vedere, i due hanno preso strade opposte. Il cardinal Dolan ne è diventato un membro istituzionale, facendo il prete diocesano, il che non richiede voto di povertà, e ha conseguito un dottorato in storia della Chiesa. Ha servito nell’ambasciata vaticana di Washington, più tardi è diventato rettore del più importante seminario romano per preti cattolici”.
“Il cardinal Tobin invece, ha girato il mondo come missionario. Ha fatto voto di povertà e si è unito ai redentoristi, l’ordine religioso che reggeva la sua parrocchia natale a Detroit, così si è concentrato sulla pastorale degli emarginati. È diventato amministratore e poi superiore generale dell’ordine“.
Elevando Tobin alla dignità cardinalizia nella diocesi confinante di Dolan, papa Francesco indica chiaramente la sua preferenza per il cardinale “che odora come il suo gregge“, una frase che il pontefice ha usato per descrivere i vescovi che preferisce. Da notare che, a parte questo articolo, il cardinal Dolan non è mai salito agli onori delle cronache, nemmeno quando era il portavoce dei vescovi statunitensi.
Per me, la morale di questo pezzo del Times è questa: nonostante approcci chiaramente divergenti, entrambi sono personalità complesse e in questa complessità sta la possibilità che entrambi possano crescere e diventare più accoglienti per le persone LGBT. Forse il passo migliore che potrebbero fare è quello di attraversare il fiume Hudson e parlarsi, condividendo la saggezza che hanno accumulato sulla loro strada e trovare un approccio comune per il bene del popolo di Dio.
Testo originale: Cardinal Tobin and Cardinal Dolan: Opposite Sides or Complex Figures?