Tocca a noi per primi amare i nostri figli gay
Lettera di Corrado e Michela Contini pubblicata sulla “Gazzetta di Parma” del 7 novembre 2013
Gentile direttore, con mia moglie abbiamo pianto al leggere della notizia di Simone, ragazzo gay di Roma che, ultimo in ordine di tempo, si è ucciso non riuscendo più a tollerare la sua condizione di discriminazione e derisione. Abbiamo pianto pensando a lui e alla sua disperazione; alla disperazione dei suoi cari e degli amici, quelli veri, che sicuramente avrà avuto.
Abbiamo pianto per le sofferenze passate di nostro figlio, anche lui Simone e anche lui gay, che abbiamo imparato ad amare in tutti questi anni, dall’età della sua adolescenza, in cui ha faticosamente camminato, e noi con lui, per far accettare il suo «altro» modo di amare.
Ed è bene sapere che il suo di amare che è quello di essere attento a tutti; ai bisogni degli altri, specie di quelli in difficoltà; di prestarsi con dedizione verso tutti, specie colleghi di lavoro, senza mai nulla chiedere in cambio. E’ quello di farsi carico dei problemi di famiglia, dei suoi fratelli, dei suoi nipoti, dei suoi cugini; di chiedere di tutti e di preoccuparsi per tutti.
E’ davvero ben altro modo di amare rispetto a coloro che attraverso bravate o derisioni, infliggono dolore e angoscia di vivere a chi, nato per condizione diversa, ha tuttavia un insopprimibile diritto/desiderio di amare ed essere amato.
Allora, per quel sentimento di speranza che sempre ci anima, dobbiamo dire con forza ai genitori consapevoli di questa condizione dei loro figli e figlie, che tocca a noi, davanti a Dio e agli uomini, benedire, cioè «dire-bene» di questi figli e figlie che amiamo così come sono e che proprio perché sono così, ci insegnano con profonda verità (spesso pagata con tanta sofferenza) che l’amore è imprescindibile: è bene primordiale e costitutivo del nostro essere uomini e donne. Amare ed essere amati per quello che si è.
Noi vi benediciamo per averci accompagnato a riconoscere questa che è la nostra stessa identità più profonda e con voi vogliamo schierarci a viso aperto e lottare perché il vostro legittimo diritto/desiderio venga riconosciuto e regolamentato. E’ davvero giunta l’ora.
Corrado e Michela Contini, 31 ottobre