Tra fede e persecuzione: la lotta della chiesa LGBTQ+ in Kenya
Testo di Sarah Hurtes, pubblicato su The New York Times (Stati Uniti) il 29 dicembre 2024. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Da quasi un decennio, l’unica chiesa del Kenya guidata e frequentata da persone LGBTQ+ ha dovuto affrontare continui spostamenti e persecuzioni. Vandali hanno attaccato il primo luogo di incontro, un centro per lavoratori del sesso, secondo quanto riferito dai membri della comunità.
Quando si sono trasferiti al Central Park di Nairobi, la polizia ha arrestato diversi fedeli. Una struttura cittadina ha negato loro l’accesso e, in un altro sito, sono stati presi di mira dai vicini con pietre.
Dopo dieci spostamenti in altrettanti anni, la comunità ha finalmente trovato un rifugio sicuro. Tuttavia, la posizione resta segreta.
Una domenica pomeriggio recente, lungo una strada deserta, quasi cento fedeli si sono riuniti in una sala protetta, dove l’ingresso era controllato da membri della chiesa. Durante il sermone, il pastore ha parlato con passione, e le lacrime scorrevano libere tra i presenti.
“La famiglia può abbandonarti, e la chiesa che frequentavi potrebbe non comprendere il tuo percorso, arrivando persino a demonizzarti,” ha predicato il pastore, mentre un mormorio di consenso attraversava l’assemblea.
“Ma oggi,” ha proclamato con convinzione, “ho trovato un posto per te nella Bibbia. Lodiamo il Signore!”
“Amen,” ha risposto in coro la congregazione, con energia e commozione.
Molti fedeli presenti avevano lasciato i propri paesi d’origine, dove essere LGBTQ+ è così pericoloso da poter essere fatale. Questo incontro settimanale è per loro un rifugio, un’occasione per pregare liberamente e celebrare sia la fede che la propria identità.
Nonostante l’aumento delle tensioni in Africa nei confronti delle persone LGBTQ+, questa chiesa è sopravvissuta e ha continuato a crescere, diventando un simbolo di forza e speranza.
Testo originale: Despite Attacks, an Underground Church for L.G.B.T.Q. Africans Thrives