Transgender e omosessuali, simili ma diversi
Riflessioni di Robyn Shanor tratte dal sito Trans Faith Online (Stati Uniti), del maggio 2001, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
All’interno della Chiesa e della società le persone transgender vengono spesso messe assieme a lesbiche, gay e bisessuali. Le Chiese che si interrogano attorno all’orientamento sessuale e a ciò che lo concerne troveranno molte analogie nelle preoccupazioni di noi transgender, ma è importante essere anche consapevoli delle differenze.
Prima di tutto, le Chiese devono riconoscere che l’identità di genere è completamente distinta dall’orientamento sessuale.
Il fatto che una persona sia transgender non dice nulla sul suo orientamento sessuale. Nonostante alcune persone transgender siano omosessuali, altre non lo sono. La lotta per l’accettazione all’interno della Chiesa e della società è comune ai cristiani omosessuali come ai cristiani transgender, ma per gay e lesbiche la questione centrale è l’espressione della loro sessualità.
Di fronte a questo, una cristiana o un cristiano omosessuali possono scegliere se vivere alla luce del sole la loro sessualità, oppure no. Le persone transgender vivono il conflitto tra l’interezza del loro essere (corpo, anima e ruolo sociale) e le aspettative della società e della Chiesa. Dalla più tenera età ci viene detto che noi non siamo chi sentiamo di essere, chi sappiamo di essere. Sotto molti punti di vista la nostra stessa esistenza sembra essere in conflitto con la “realtà” in sé. Dato che il nostro ruolo di genere viene implacabilmente definito e rafforzato dagli altri, possono passare degli anni prima di capire cosa stiamo vivendo.
Come molti gay e molte lesbiche, spesso le persone transgender passano anni a negare e sopprimere se stesse, lottando per adattarsi ed essere “normali”. Spesso questi sforzi per adattarsi al ruolo di genere loro assegnato portano a sposarsi molto presto. Tendono a scegliere delle attività che rafforzano i ruoli tradizionali: molti maschi si arruolano nell’esercito o nelle forze dell’ordine, le femmine spesso cercano di essere casalinghe perfette, solitamente nel disperato tentativo di adattarsi ed essere accettati.
Nel mio caso ho cercato la salvezza nel ministero cristiano. Da adolescente scoprii le espressioni più profonde del cristianesimo (prendersi cura, servire, donare, condividere); esse si connettevano al mio lato femminile e furono una grande scoperta. Chi mi era vicino mi incoraggiò a frequentare il seminario e ora sono grata per quella esperienza. Ma mi trovai a perdere gradualmente il mio senso del sé e la mia spiritualità, anche se cercavo di diventare in tutti i modi “l’uomo di Dio”.
Per breve tempo servii come pastore, poi per nove anni come cappellano militare, con l’intenzione, abbastanza realizzata, che l’esercito “facesse di me un uomo”. Ma desideravo ardentemente un posto in cui potessi essere me stesso come essere umano in maniera espressiva, creativa e spirituale. Cominciai a crollare mentre lottavo disperatamente per trovare il “vero io” di fronte a Dio.
Molte persone con una identità di genere problematica passano tutta la loro vita negandola e vivendo secondo delle definizioni di se stesse imposte dall’esterno. Alcuni preferiscono il suicidio a una vita nella prigione del loro ruolo. La comunissima esperienza del rifiuto da parte di chi dovrebbe fornire sostegno sociale (come genitori, amici, fratelli e sorelle e Chiese) induce molte persone transgender ad abbandonare la loro fede. Sotto molti punti di vista, lo sforzo della Chiesa di accettare gay, lesbiche e bisessuali ha preparato il terreno per un atteggiamento meno preconcetto verso le persone transgender.
Eppure i cambiamenti necessari, in seno alla Chiesa, per permettere alle persone transgender di “uscire allo scoperto” e di essere oneste con se stesse (e di fronte a Dio) possono essere diversi, anche per le congregazioni che hanno aperto le porte ai membri gay e lesbiche. Ho sentito più di una volta dei racconti di persone transgender che hanno deciso di entrare in chiesa come donne, solo per sentirsi rimproverare dai membri gay e lesbiche della congregazione di stare distruggendo tutti i progressi da loro compiuti!
Questa gente non capisce affatto che i suoi sforzi di educare e di favorire l’accettazione hanno preparato la congregazione per la grandissima sfida che le persone transgender propongono.
Dall’altro lato, nonostante abbiano vissuto il rifiuto della Chiesa, molte persone transgender non accettano gli omosessuali, basandosi di solito su una lettura tradizionale delle Scritture che si pensava condannassero le pratiche omosessuali.
Anche le persone transgender che hanno fatto pace con Dio a proposito della loro identità possono professare una visione biblica molto conservatrice per quanto riguarda l’omosessualità. Inoltre, la comune esperienza di non riuscire ad adattarsi può rendere più complicate le relazioni tra cristiani gay e transgender; per esempio, molti uomini trans e gay si presentano in maniera similmente effeminata. Alcuni maschi transgender vengono spesso scambiati per gay a causa della loro espressione, il loro linguaggio del corpo e i loro interessi. Queste esperienze possono favorire la comprensione reciproca, ma possono anche contribuire all’atteggiamento poco favorevole verso i gay di alcuni trans.
La comunità cristiana gay e lesbica possiede l’esperienza e i precedenti per comprendere la comunità transgender meglio di chiunque altro, e viceversa. I cristiani transgender e omosessuali hanno molto in comune: la lotta con la nostra identità, il nostro coming out, la nostra fede e lo sforzo per essere accettati in famiglia, nella società e nella Chiesa.
Abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri, molto con cui contribuire, per noi e per la Chiesa.
Comprendere e tollerare le nostre differenze è importante, non solo perché condividiamo lo stesso Dio ma anche perché condividiamo esperienze simili e lo sforzo di incarnare ciò che Dio ha creato per ciascuna e ciascuno di noi.
Testo originale: Finding Common Ground