Un altro Dio è possibile. All’Università Cattolica di Rio de Janeiro si discute di “omosessualità e chiesa cattolica”

“La Bibbia non deve essere letta in modo letterale, ma tenendo conto del contesto storico nel quale è stata scritta. Alcuni passaggi biblici isolati e fuori dal loro contesto sono stati usati per giustificare il razzismo e la soggiogazione delle donne, così come oggi sono usati per attaccare gli omosessuali.
Ma davanti a Dio siamo tutti uguali e si può essere omosessuali e nello stesso tempo credenti”. Le parole citate sono state pronunciate nella sala della Pastoral Anchieta, che si trova sotto la chiesa del Sacro Cuore, nel campus della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (PUC-Rio).
Nel suo intervento, il padre Luis Correa Lima, sacerdote, teologo, docente presso la PUC-Rio e dottore in Storia per la UNB ha spiegato le ragioni dell’apertura di questa istituzione cattolica alla discussione sulla discriminazione nei confronti di gay e lesbiche: “L’università contribuisce a formare le opinioni della società e per questo è importante che apra le sue porte a queste discussioni, nonostante che nella Chiesa i cambiamenti siano lenti”.
L’evento è iniziato con la proiezione del documentario For the Bible tell me so (Perchè lo dice la Bibbia), che presenta le storie di vita di cinque famiglie nordamericane alcune cattoliche, altre protestanti, profondamente religiose, che hanno dovuto affrontare i propri pregiudizi di fronte alla rivelazione dell’omosessualità di alcuni loro membri, e mette apertamente in discussione la lettura omofobica dei testi biblici.
Il documentario comprende anche i pareri di un rabbino ortodosso, di preti, di pastori e di un professore di Harvard, i quali sostengono che “il vero peccato non è l’omosessualità, ma l’omofobia”.
Il Vescovo gay
Uno dei protagonisti del documentario è il vescovo della diocesi del New Hampshire della Chiesa Episcopale, Gene Robinson. La Chiesa Episcopale fa parte della comunità anglicana, che conta 75 milioni di fedeli in tutto il mondo, e la consacrazione di Robinson nel 2004, dopo undici ore di discussione tra i vescovi, ha provocato una crisi che quasi è sfociata nella divisione della Chiesa stessa, dato che i settori più conservatori non accettavano di avere nelle fila della loro Chiesa un vescovo apertamente gay, che al momento della sua consacrazione viveva da 15 anni in coppia con un altro uomo.
Indignati, 19 vescovi conservatori minacciarono pubblicamente uno scisma e la cerimonia di investitura di Robinson venne segnata da un lato da rumorose proteste, e dall’altro dalle manifestazioni di appoggio di circa quattromila persone, fatto non usuale per una cerimonia religiosa.
Robinson gradì le dimostrazioni di solidarietà e disse: “Penso che ci saranno altre consacrazioni e che persone gay e lesbiche saranno accettate apertamente in ruoli dirigenziali all’interno della Chiesa”.
L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, guida spirituale degli anglicani nel mondo, ha appoggiato la consacrazione del primo vescovo gay e ha dichiarato alla BBC che “Dio ci insegnerà cosa fare per quanto riguarda il nostro essere divisi e un giorno la gratitudine e il pentimento ci faranno condividere quello che abbiamo imparato”.
Il documentario racconta la storia della vita dell’allora vescovo, nato in una famiglia religiosa e conservatrice con molti pregiudizi riguardo all’omosessualità. Robinson era sposato con una donna, dalla quale alla fine si separò essdendo arrivato alla conclusione che non poteva cambiare se stesso. Una notte finalmente andò fino al paese dei suoi genitori per dir loro la verità.
“Il viaggio di ritorno in Kentucky forse è stato il più lungo che abbia mai intrapreso. Provavo vergogna per aver divorziato e non trovavo un modo facile per dir loro che ero omosessuale. Non ricordo se sia stato qualcosa che mio padre disse o l’espressione che aveva sul viso, ma credetti che non mi avrebbero permesso di trascorrere la notte nella loro casa”.
I suoi genitori, che quella notte gli ordinarono di non dire a nessuno che era omosessuale, alcuni anni dopo lo accompagnarono orgogliosi alla sua cerimonia di consacrazione, che attirò la stampa di tutto il mondo.
Un abominio
Senza dubbio una delle storie più forti del documentario è quella di una madre che respinse sua figlia quando questa le disse di essere lesbica, allontanadosi da lei fino a che, nove mesi dopo il suo ultimo contatto per lettera, la giovane decise di togliersi la vita. Anna si impiccò nell’armadio con il guinzaglio del suo cane.
Allora la donna cominciò ad interrogarsi su tutto quello che aveva creduto fino allora. “Mia figlia è morta a causa delle menzogne che la Chiesa mi ha insegnato.
E’ dovuta morire perchè io facessi ricerche sull’omosessualità. Mi avevano insegnato che era un abominio”, disse alcuni anni dopo la madre di Anna in una pubblica dichiarazione.
“Non farai con un uomo come si fa con una donna, è un abominio” (Levitico, 18:22) e “Se qualcuno si unisse ad un uomo come ad una donna, commetterebbe un abominio; entrambi devono morire, il loro sangue ricadrà su di essi” (Levitico, 20:13) sono i passaggi biblici più citati allo scopo di giustificare l’omofobia, benchè siano pochi i cristiani che ancora chiedono la pena di morte per gay e lesbiche.
Tuttavia nessuno sembra ricordare Che il Levitico dice anche che è “un abominio” mangiare animali di mare o di fiume che non hanno pinne o squame, così come alcuni uccelli e insetti che sono elencati in una lista o qualsiasi specie di rettile. Mangiare coniglio non è un abominio, ma è “cosa immonda”, così come mangiare maiale. E’ immonda anche la donna dopo il parto, e non potrà entrare nel tempio per trentatrè giorni se ha avuto un figlio maschio o per due settimane se ha avuto una femmina.
Dopo, per purificarsi, dovrà sacrificare un agnello. Sarà immondo ogni uomo che avrà un’emissione di sperma e sarà immondo anche il letto nel quale si corica. Tra gli altri comportamenti proibiti, oltre al “giacere con un uomo come con una donna”, c’è anche il “vestire abiti fatti di fili mischiati” e “danneggire la punta della barba”. Così come il sesso anale tra uomini, anche l’adulterio è punito con la morte.
Queste letture selettive della Bibbia, realizzate per condannare gli omosessuali, sono messe in evidenza nel documentario. Con molti più particolari sono incluse nel libro “Cristianesimo, tolleranza sociale e omosessualità” di John Boswell, ex professore di Storia Medievale all’Università di Yale. E’ probabile che le scoperte di Boswell abbiano ispirato gli autori del film.
Oltre a mettere in discussione le interpretazioni omofobiche delle Scritture, questo storiografo ha dimostrato che le attuali traduzioni della Bibbia sono piene di modificazioni intenzionali destinate a giustificare l’odio antigay (le sue analisi dell’espressione “contro natura” e del mito di Sodoma e Gomorra in questo senso sono rivelatrici) ed ha presentato delle prove che la condanna cristiana all’omosessualità non è sempre esistita e che ci sono stati, secoli addietro, religiosi apertamente omosessuali e matrimoni tra uomini celebrati con il rito cristiano.
Se parliamo di queste cose e non crolla il mondo
Il sacerdote Luis Correa Lima, promotore della proiezione del documentario, coordina un progetto di studio denominato “Differenza sessuale, socialità e cattolicesimo” presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, dove esercita come docente.
Questo progetto si propone di “analizzare il complesso rapporto tra il cattolicesimo e l’omosessualità, e le sue ripercussioni nello spazio pubblico e nell’esercizio della socialità” e ci sono già molti studenti che eseguono ricerche di specializzazione e di dottorato su questi argomenti.
Intervistato da questo giornale, padre Luis ha spiegato che “durante il mio lavoro come sacerdote ho incontrato persone che a causa dell’omosessualità hanno attraversato conflitti con la loro famiglia e con la loro fede ed ho pensato che ero in dovere di fare qualcosa.
Un anno fa si è tenuto un dibattito su omosessualità e fede cristiana nella Pastorale, e non è cascato il mondo. So che ci sono persone alle quali questo non piace, ma qui siamo in un’università; cattolica, è vero, ma che non per questo smette di essere un’università.
L’apertura nei confronti della realtà è fondamentale e io chiedo permesso solo quando è strettamente necessario”.
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