Un etero in cammino con la comunità LGBT
Riflessioni di Giacomo Tessaro, volontario del Progetto Gionata
Da ormai otto anni collaboro a Gionata e posso considerarmi a pieno titolo un etero alleato delle persone LGBT. Ovviamente non ho conosciuto l’angoscia di scoprire il mio orientamento omosessuale, né le discriminazioni omofobe; sono però un introverso in un mondo dominato dagli estroversi, una talpa poco socievole in un mondo che ha elevato a sua religione i riti mondani.
Ho conosciuto quindi molta ostilità, a volte sfociata in vera e propria persecuzione, contro quello che sono e che non ho mai potuto reprimere, e insieme l’acuta intuizione che, al contrario di quanto dicevano praticamente tutti attorno a me, il mio essere non è affatto sbagliato, ma semplicemente un diverso modo di essere, previsto dalla Natura.
Ecco quindi che, stimolato da un amico dell’adolescenza che a un certo punto si è scoperto gay, ho cominciato a collegare le mie vicende di introverso alla storia della comunità LGBT, ma è solo salpando per l’oceano di Internet che ho potuto davvero rendermi conto di quanto la comunità LGBT abbia lottato con tutto il suo ardore e il suo coraggio per conquistare faticosamente traguardi che comunque nemmeno ora sono scontati.
Cominciando a collaborare con Gionata, oltretutto, mi sono sempre più immerso “nella minoranza della minoranza della minoranza del resto d’Israele”, come dice capitan Nucenze: il mondo LGBT cattolico, in cui certe difficoltà e tensioni, insite nell’identità LGBT, arrivano talvolta a un parossismo forse superato solo in certi ambienti evangelical americani.
Un territorio di confine, in cui sfogare il proprio bisogno di rendersi utile in situazioni difficili. In questi anni ho imparato un po’ di cose sul mondo cattolico tout court, che da una parte hanno attenuato la mia diffidenza iniziale e congenita, dall’altra mi ha fatto toccare con mano quanto orrore si nasconda dietro a (e nel cuore di) chi si rifà a Gesù di Nazareth. Non solo in ambito cattolico, beninteso: la natura umana è quella che è, e Gesù è venuto per purificarla, non a rivoltarla come un calzino; la santità non è di tutti, e non sempre implica la purificazione dai vizi umani.
Ho sempre provato attrazione per le minoranze, e questa particolare minoranza ha prodotto negli anni molti atti di coraggio, di speranza, di disperazione anche, che mi ha fatto subito simpatizzare con essa. Ogni tanto curioso nei siti omofobi, per cercare di comprendere cosa muova tante persone a odiare una caratteristica umana, pienamente naturale e divina (perché insita nella natura umana, creata da Dio), quali letture distorte della volontà divina possano essere fatte in nome di un libro certo venerabile e meraviglioso, ma troppo suscettibile di essere distorto e tirato da opposte fazioni (il che mi ha molto allontanato dalla Bibbia negli ultimi due anni).
Anche la famosa “legge naturale”, tanto invocata da certi cattolici, facendo riferimento alla Natura non può che prendere atto dell’esistenza dell’omosessualità, caratteristica da sempre presente nella razza umana (proprio come l’introversione), non migliore né peggiore di altre caratteristiche, ma venerabile perché creata dalla Natura, da Dio per conseguenza, per chi è credente: solo una deformazione dello spirito religioso (altra caratteristica innata nella razza umana) può far credere che Dio condanni una parte della propria creazione e idolatrare un libro che contiene solo una particolare visione del Divino, che convive assieme a molte altre, talvolta più antiche.
I discorsi omofobi sono non di rado spaventosi nell’odio e nell’aggressività che emanano, e tanto più spaventosi quando si richiamano a quel Dio d’amore che è la caratteristica dell’insegnamento di Gesù (chi in pratica dice che Dio è discriminazione, anche se si chiama Paolo di Tarso, si colloca fuori dall’ambito di Gesù), ma non è da meno chi si richiama, in un modo o nell’altro, alla “legge naturale” o alla medicina.
Proprio dall’ambito medico viene una persona che molto mi ha colpito, una nemica aperta della comunità LGBT, che infatti afferma di “voler distruggere”, salvo precisare che “amo le persone omosessuali, le amo moltissimo”, perché infatti Silvana De Mari, oltre che medico, è anche psicoterapeuta e pare abbia “aiutato” delle persone LGBT a modificare il proprio orientamento. Fin quando mi sono limitato a leggere ciò che Silvana De Mari dice, mi è sembrata sì particolarmente virulenta, ma tutto sommato un’omofoba “da copione”; mi è capitato più di recente, però, di sentirla parlare su YouTube, ed è allora che oscuramente ho intuito, dietro la sua disperata aggressività, un “nodo” interiore molto tenebroso, di cui probabilmente si rifiuta di venire a capo o di riconoscere. Dopo averla ascoltata, tremo al pensiero che possa aver scritto diversi libri per bambini e adolescenti…
Spesso l’identità LGBT (come quella introversa) si accompagna a disturbi psichici causati dal rifiuto, quando non dalla persecuzione, dalla difficoltà di intravedere il proprio posto nel mondo, ma sospetto che anche non poche menti omofobe siano profondamente disturbate, a volte dalla paura della propria omosessualità, dal timore di essere scoperte, di veder crollare una vita di sacrifici e di mascheramento.
La ricorderò nelle mie preghiere. Siamo tutte e tutti in cammino, dovremmo darci la mano fraternamente, o perlomeno non intralciarci così scopertamente a vicenda, ma c’è chi va in direzione esattamente opposta alla nostra (ho la presunzione di stare andando nella direzione di Dio, e di avere molte persone che camminano nella medesima direzione, di cui magari condivido poco il sentiero, ma che sento comunque come sorelle e fratelli) e la convivenza non è il forte di tutti.
Credo che una parvenza di soluzione vada cercata, più che nella Bibbia, nell’esperienza contemporanea e quotidiana di tante persone di buona volontà, che sono più di quante crediamo, e che magari non sanno nemmeno di esserlo: può essere la vicina che a malapena salutiamo, può essere il panettiere che si è sempre limitato a servirci, può essere quella comunità religiosa che ci sembra un po’ New Age e lontana dalle nostre convinzioni.
“Mai fermi, ma in costante movimento” è il motto di capitan Nucenze: allora camminiamo, amiamo, cerchiamo di arginare l’odio, e possibilmente non da soli.