Un prete alla scoperta della liturgia delle ore online dei giovani cristiani LGBT
Email inviata a La tenda di Gionata da don Giovanni di Milano
Devo confessare che l’iniziativa sulle prima non l’ho colta in modo favorevole, anche se ne avevo apprezzato l’originalità: trovare un modo per riunirsi assieme a pregare, pur essendo costretti a rimanere chiusi nelle proprie abitazioni (a causa della pandemia).
Solo due settimane dopo mi sono unito a voi, e non vi ho più lasciati, anche se per la verità, l’orario mi era un po’ scomodo. Mi sono limitato a partecipare alle Lodi, perché l’orario della celebrazione di Compieta (alle 22.30), mi era un po’ proibitivo! …
Prima di tutto ho cercato di familiarizzare con lo strumento che avevo tra le mani: all’inizio era uno smartphone perché il computer era fuori uso. E quando mi è stato possibile usare questo, ero già in grado di usare il tasto dell’accensione/spegnimento del microfono …
Il passo successivo è stato quello di riconoscere i volti ed i nomi delle persone, e poi in un secondo tempo la voce di colui/colei che mi precedeva nella recita del versetto …
Mi ricordo una volta di aver scritto: l’esperienza che si stava facendo, era quella della chiesa del futuro, in uscita, non solamente legata ad un territorio, ma in periferia …
Un’esperienza, che è riuscita a riunire in preghiera genitori e figlie e figli, ed anche alcuni giovani di altre confessioni cristiane, non solo, ma pure partecipanti dei vicini paesi confinanti col nostro.
Si può dire che questa iniziativa ha fatto emergere quel “fiuto del popolo di Dio” come dice papa Francesco, che aiuta la chiesa stessa e le persone a passare dalla celebrazione di un rito formale, a qualcosa di più intimo, più personale e nello stesso tempo comunitario …
Dopo tutto, abbiamo fatto un esperienza di chiesa che, senza saperlo e senza averla chiesta espressamente, (ce n’era bisogno??) ha avuto la “benedizione” dell’arcivescovo di Milano.
Egli, il 28 maggio scorso, alla messa che di solito si celebra il giovedì santo al mattino, ma che quest’anno non è stato possibile per via del coronavirus, alla presenza dei vescovi e dei suoi preti cooperatori, ma per dirlo a tutta la chiesa di Dio che è in Milano, così affermava: “ (…) In questo tempo di tribolazione il sacerdozio regale di Cristo ha portato frutto nell’impegno e nella creatività di molti laici (…) Questa responsabilità e intraprendenza non è una eccezione motivata da una emergenza, ma una vocazione che chiama tutti, uomini e donne, a essere corresponsabili della missione e della vita delle nostre comunità. (…)”.
In altre parole, da parte nostra non si è fatto altro che, dei battezzati sentivano l’esigenza di pregare assieme, usando quei mezzi di comunicazione sociale a nostra disposizione, senza essere stati previamente esortati a farlo da qualche sacerdote.
Andiamo pure avanti, non perché ce lo dice anche un vescovo, ma per mantenere quel legame che si è instaurato tra di noi, almeno fino a quando non avremo modo di incontrarci personalmente. E non ultimo, per mantenere quel legame con quella Chiesa che con alcuni di noi non è molto tenera, convinti però che essa non è solo la parrocchia che abbiamo frequentato o rappresentata dal prete che è stato “sgarbato”, ma è quel “popolo di Dio convocato da Lui”, dove le differenze sono una ricchezza e tutti, proprio tutti, sono amati, in quanto, come dice Paolo: “non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”.
Grazie a voi giovani cristiani LGBT con la vostra creatività ci avete dato questa opportunità: con un semplice click uscire dall’abitazione nella quale eravamo rinchiusi e pregare Dio e trovarci uniti, pur abitando in paesi diversi.