Un rifugio per persone LGBT. Perchè i sogni possono diventare realtà
Riflessioni di Mauro Paolotti, simpatizzante del Progetto Gionata
Qui vicino a casa mia, nelle vie adiacenti a quella in cui abito (a Borgosesia, in provincia di Vercelli), vi sono molte case abbandonate, praticamente in rovina. So che prima o poi verranno abbattute per fare spazio a nuove palazzine, ma sognare non costa nulla, perciò ecco quello che mi è venuto in mente.
Queste case risalgono a diversi decenni fa, e ormai sono praticamente sventrate, circondate peraltro da vegetazione selvaggia e prato incolto, ma potrebbero essere ancora recuperabili, e il prato circostante potrebbe servire da base per creare un bel parco, se ci fosse la buona volontà.
La mia idea, se mi avete letto in precedenza, forse l’avete già intuita: recuperare case e parco per farne un centro LGBT aperto alla cittadinanza di tutta la zona, come punto di riferimento per iniziative non solo LGBT, ma legate anche ad altri tipi di impegno civico e culturale, come quello ambientale: una casa delle associazioni, magari con annessa una biblioteca a tema.
Un’altra idea, parallela a questa, è recuperare una delle case per farne un rifugio per persone LGBT cacciate di casa, come ne esistono in alcune città italiane: sarebbe un unicum nella zona, e uno dei pochi in Italia. Questo progetto farebbe del pezzo di via in cui abito un vero e proprio villaggio arcobaleno, o anche, perché no, la prima Gay Street in Piemonte! Solamente un sogno?
Chi volesse confrontarsi, e sognare con me per iniziative simili, scriva a giacomo.tessaro.80 [at] gmail.com, e Giacomo provvederà a darvi il mio numero di telefono.
Grazie per l’attenzione, Om Sai Ram
Mauro