Un tempo per attendere e un tempo finalmente per essere
Riflessioni di Barbara Anne Kozee* pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 20 dicembre 2024, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Nella preghiera di padre Karl Rahner “Dio che vieni” il grande teologo tedesco riflette sul paradosso dell’Avvento: l’entrata in un tempo di attesa liturgica di un Dio che, in un certo senso, è già venuto:
“Ogni anno la Tua Chiesa celebra la santa stagione di Avvento, mio Dio. Ogni anno pronunciamo quelle belle preghiere di nostalgia e attesa, e cantiamo quei bei canti di speranza e promessa […] Eppure, che strana preghiera è mai questa! Dopo tutto, Tu sei già venuto e hai rizzato la Tua tenda tra di noi. Hai già vissuto la nostra vita con le sue piccole gioie, i suoi lunghi giorni di tediosa routine e la sua amara fine.
Come potremmo invitarti a qualcosa d’altro quando diciamo “Vieni”? Puoi forse avvicinarti a noi più di quanto hai fatto quando sei divenuto il “Figlio dell’Uomo”, quando hai adottato la nostra piccola vita ordinaria così in profondità, che è quasi impossibile per noi distinguerTi dal resto dei nostri simili?”.
Verso la fine della preghiera, Rahner ha un’intuizione spirituale sulla perpetua venuta di Dio:
“Lentamente una luce appare. Sto cominciando a comprendere qualcosa che so da lungo tempo: Tu stai ancora venendo. La Tua comparsa in forma di schiavo è stata solo l’inizio della Tua venuta […] In realtà Tu non sei venuto: stai ancora venendo […] Ecco, Tu vieni. E la Tua venuta non è né passata né futura, bensì presente, e deve solo raggiungere la sua pienezza. Ora è solo una singola ora del Tuo avvento”.
Nell’Avvento potremmo considerare la preghiera di Rahner e il divenire di Cristo a Natale in risonanza con il modo in cui i pensatori queer parlano del “coming out” come qualcosa di più di un singolo, storico momento di visibilità: un processo di scoperta di sé a spizzichi e bocconi, lungo una vita. C’è una dimensione spirituale e contemplativa nell’idea di trovare noi stessi nel nostro essere queer e nell’”inseguire l’orizzonte”.
Scrive il pensatore queer José Esteban Muñoz: “L’identità queer non è ancora qui. Essa è un ideale. In altre parole, non siamo ancora queer. Forse non toccheremo mai l’identità queer, ma possiamo sentirla come la calda illuminazione di un orizzonte pregno di potenzialità”.
Secondo Muñoz, quindi, il tempo queer non è così lontano dalla concezione cristiana della salvezza. Anche se possiamo sperimentare, in un certo grado, la presenza di Dio e la consapevolezza di essere amati, rimarrà sempre un senso di mistero e di “non ancora” in questo tempo mondano. Noi persone queer possiamo sperimentare il fatto che le nostre identità queer stanno sempre di nuovo prendendo forma, e possiamo anche trovare gioia nello spendere l’intera vita alla ricerca del nostro sé queer, senza mai riuscirci fino in fondo!
In questo modo i processi queer del divenire, dell’uscire dal nascondiglio, e la formazione dell’identità queer fanno parte del paradosso di Avvento: la pazienza verso la venuta del Divino, che non è né passato né futuro, ma presente. Cristo è il nostro esempio di salvatore che viene continuamente: un Avvento vivente, più che storico.
In qualche modo, più troviamo Dio, più viviamo l’identità queer, più incontriamo la profonda base del mistero. L’Avvento, e questo tempo di anticipazione, diventano la calda illuminazione del gioioso orizzonte queer.
*Barbara Anne Kozee sta conseguendo un dottorato in etica teologica al Boston College. La sua attuale ricerca verte sulla fiducia sociale e la polarizzazione nella Chiesa e nella politica.
Testo originale: On Coming and Becoming in Advent