Un Vescovo episcopale e la testimonianza cristiana a favore del matrimonio omosessuale

Come si difendono quando sostengono, anche richiamandosi all’insegnamento dell’Apostolo Paolo, che il matrimonio è uno stato inferiore, riservato alle persone che non sono in grado di rimanere da sole e resistere alle tentazioni di fornicazione?
Come risulta alla storica Stephanie Coontz, la Chiesa non benedisse i matrimoni fino al terzo secolo e non li definì un sacramento fino al 1215. La Chiesa fece propri molti degli assunti della cultura patriarcale nella quale le donne e le fanciulle da marito erano beni da controllare e da sfruttare a vantaggio dell’uomo che era a capo della famiglia.
La teologia del matrimonio è stata inoltre fortemente influenzata da considerazioni economiche e giuridiche; enfatizzava fortemente la finalità procreativa e solo secondariamente parlava di “assistenza reciproca dei coniugi”.
Durante il IX e XX secolo, tuttavia, il rapporto tra i coniugi venne ad assumere una nuova importanza nel momento in cui la Chiesa giunse a capire che il matrimonio era una profonda relazione spirituale nella quale i partner sperimentavano, attraverso l’affetto reciproco e lo spirito di sacrificio, l’amore incondizionato di Dio.
Nel 1979 la Chiesa Episcopale nel suo “Book of Common Prayer” si esprime in questi termini: “Noi riteniamo che l’unione tra marito e moglie, nello spirito, nel corpo e nella mente sia pensata da Dio per la loro gioia reciproca; per l’aiuto e il conforto che uno dà all’altro nella prosperità e nelle avversità; e, se è volontà di Dio, per la procreazione di figli e della loro educazione nella conoscenza e amore del Signore”.
L’evolversi della nostra società ci porta, necessariamente, a un riesame di cosa sia il matrimonio. La maggior parte delle confessioni cristiane non predica più che gli atti sessuali debbano essere obbligatoriamente finalizzati alla procreazione e pertanto si ammette la contraccezione. Né ritiene che la sterilità osti al matrimonio.
La Chiesa ha approfondito la propria concezione del modo in cui le coppie sperimentano la fede e incarnano l’amore del Creatore per la creazione. Così facendo, si è messa nella condizione di valutare se anche alle coppie dello stesso sesso dovrebbe essere permesso di sposarsi.
Teologicamente parlando, quindi, il supporto cristiano al matrimonio omosessuale non è una drammatica rottura con la tradizione ma il riconoscimento che la concezione della Chiesa sul matrimonio è cambiata drasticamente in oltre 2000 anni. Sto affrontando il solido fondamento teologico per una nuova concezione religiosa del matrimonio perché mi disturba non poco vedere l’opposizione al matrimonio omosessuale descritta come l’unica autentica posizione religiosa o cristiana.
E resto un po’ attonito dall’ampiezza della fede religiosa e dell’esperienza di vita riflessa in oltre 200 colleghi sacerdoti che stanno pubblicamente sostenendo l’uguaglianza del matrimonio (ndr omosessuale) nel Distretto della Columbia.
Ma è opportuno sottolineare che le azioni intraprese dal Consiglio del Distretto della Columbia non affrontano a tutto campo il significato religioso del matrimonio. La proposta normativa non forzerebbe alcuna congregazione a cambiare i propri insegnamenti e a benedire qualsiasi tipo di coppia.
Così come le nostre leggi vigenti non impongono a nessuna confessione di offrire la benedizione religiosa alle seconde nozze nonostante tali matrimoni, allo stesso modo di quelli interconfessionali, abbiano lo stesso valore agli occhi della legge; eppure alcune chiese non li considerano religiosamente validi.
Le leggi vigenti richiedono alle organizzazioni religiose che ricevono finanziamenti pubblici di estendere gli stessi benefici che hanno i dipendenti eterosessuali anche a quelli omosessuali. In molti casi questi comprendono l’assistenza sanitaria per il coniuge.
Ciò ha portato alcuni leader religiosi, che ritengono che il matrimonio omosessuale sia peccato, a minacciare di uscire dal business dei servizi sociali. Io rispetto il diritto di questi individui a esprimere le loro convinzioni, ma non ne condivido la logica. La Chiesa Cattolica ci insegna, per esempio, che contrarre un nuovo matrimonio senza aver prima annullato quello precedente costituisce peccato, eppure non si impegna in una campagna contro l’estensione dei benefici sanitari a queste coppie.
Inoltre molte diocesi cattoliche che si trovano in stati che consentono il matrimonio anche alle persone dello stesso sesso, sono riuscite a trovare un modo per rispettare tali leggi. La proposta di legge del Distretto della Columbia sull’uguaglianza del matrimonio protegge esplicitamente la libertà religiosa di coloro che credono che l’amore di Dio possa riflettersi anche nell’impegno d’amore tra due persone dello stesso sesso e coloro invece che lo negano.
È così che dovrebbe essere in una società che si basa sui principi della libertà religiosa e dell’uguaglianza.
* John Bryson Chane è l’ottavo vescovo episcopale di Washington, una diocesi formata da 93 congregazioni e con crca 45.000 membri di chiesa distribuiti tra il distretto dwlla Columbia e il Maryland.
Testo originale: A Christian case for same-sex marriage